CR: ddl caccia, i relatori di minoranza (7)
(ACON) Trieste, 15 gen - RC - Problemi sorti con i vincoli che
impone la legge nazionale 157/1992 (protezione della fauna
selvatica e prelievo venatorio) e limiti nell'applicazione della
legge regionale 30/1999, anche per il relatore di minoranza di
Forza Italia, Daniele Galasso.
Gli obiettivi del nuovo disegno - fa presente il consigliere -
dovrebbero far superare il centralismo regionale in materia di
caccia, eliminare le sovrapposizioni di competenze, ridurre i
contenziosi, responsabilizzare di più i cacciatori, semplificare
le procedure rendendole più efficaci.
Il testo uscito dalla Commissione è frutto di molto lavoro e
diverse modifiche sono state suggerite da Forza Italia, tra cui:
la soppressione della Scuola regionale di caccia con
l'assegnazione di dette funzioni alle Province e all'Associazione
dei cacciatori; l'incremento dell'indennizzo dei danni arrecati
dalla fauna selvatica all'agricoltura; il coinvolgimento delle
associazioni ambientaliste, agricole, venatorie e degli enti
locali in occasione della predisposizione del Piano venatorio
distrettuale; la partecipazione diretta di tutti i cacciatori
all'elezione degli organi dell'Associazione dei cacciatori; la
riduzione della tassa annuale di concessione regionale per le
aziende agricolo-faunistiche; la limitazione del numero di inviti
a caccia nelle riserve; il mantenimento della possibilità di
cacciare in laguna da natanti fermi, ancorati in "collegia".
Bisogna ancora intervenire, però, per ridurre le penalizzazioni
della caccia in laguna e nelle ZPS; rivedere il sistema
sanzionatorio oggi troppo complesso; ridurre i costi che i
cacciatori devono sostenere in tassazioni; chiarire alcuni
aspetti che si prestano a dubbi interpretativi. Tutti punti sui
quali Galasso presenterà degli emendamenti.
Analisi in difesa della LR 30/1999 da parte del relatore di
minoranza della Lega Nord, Fulvio Follegot, che ha ricordato come
quella norma, per riorganizzare il settore ed eliminare l'Ente
gestore, avesse dovuto portare in capo alla Regione la quasi
totalità delle competenze di indirizzo, controllo e gestione,
riservando alle nuove Riserve e ai Distretti funzioni purtroppo
non sempre chiare di autogestione della fauna e dell'esercizio
dell'attività venatoria. Ma esistono altre leggi che disciplinano
gestione e prelievo venatorio della fauna selvatica, e
condizionano la legge 30.
Al contempo, Follegot riconosce che la Regione non può rinunciare
al suo ruolo chiave di indirizzo, controllo e gestione della
fauna. Si doveva, quindi, rivedere la 30 attraverso il
decentramento di funzioni, utilizzando però gli organismi che già
esistono, cosa che la Lega fece con una proposta nel 2005.
Queste le nostre maggiori contrarietà - ha spiegato il relatore:
si è persa l'occasione per fare un testo unico sulla caccia e per
semplificare l'aspetto amministrativo; l'Associazione dei
cacciatori sembra la riedizione soft dell'Organo gestore ed è il
punto debole di tutto il
disegno di legge (a relazionarsi con la Regione non saranno più i
direttori delle riserve e i presidenti di distretto, bensì solo
il presidente dell'Associazione dei cacciatori, sulla quale
chiediamo un parere di costituzionalità all'Ufficio legale della
Regione); sono eliminati la clausola compromissoria e il Collegio
arbitrale di garanzia per dirimere le controversie; la tassa di
concessione regionale passerà da 84 a 117 euro, in più ci sarà il
40% delle spese non coperte per costituire l'Associazione dei
cacciatori e le parcelle dei liberi professionisti incaricati di
redigere i piani faunistici distrettuali spacciati come
autogestione; il sistema sanzionatorio ha carattere
intimidatorio.
(segue)