CR: legge caccia, iniziato dibattito generale (8)
(ACON) Trieste, 15 gen - DT - Ad aprire il dibattito generale è
stato Claudio Violino, per la Lega Nord. All'interno di Intesa
Democratica c'è una visione assai diversa sul tema della caccia,
ha ricordato. Ciò ha impedito che arrivasse in Aula un testo
coeso e oggi abbiamo una legge che non accontenta né la
maggioranza né molti cacciatori. A chi giova, dunque, questo
provvedimento? Perché farlo se non rinnova ma, anzi, fa un deciso
passo indietro dato che riporta il mondo della caccia in mano
esclusivamente ai cacciatori? Attenzione, però: oggi la caccia si
esercita come attività ricreativa, e allora deve tenere presenti
altre esigenze. Come quelle del mondo agricolo, degli
ambientalisti e anche di chi risiede su quelle terre.
Portare la riforma della caccia a un passo dalla campagna
elettorale senza un oggettivo consenso cercato in Commissione ha
ottenuto il solo risultato di alzare un polverone, è il commento
di Roberto Asquini di FI. Non si può certo dire che dopo questa
legge la caccia andrà meglio in Friuli Venezia Giulia, eppure c'è
qualcuno che ne trarrà benefici. Dobbiamo forse fare un favore
elettorale a qualcuno? Si arriva in Consiglio con un testo non
maturo, sottolinea ancora, è una norma di piccoli interessi e
piccoli benefici, non voluta dalla base. Non è un problema di
natura politica, semplicemente questo provvedimento, nonostante
sia stato migliorato in Commissione grazie al lavoro
dell'opposizione, non è opportuno o utile.
Daniele Gerolin (Margh-PD) ricorda come il disegno di legge di
riordino sulla caccia rientri nei punti programmatici di Intesa
Democratica e come l'esigenza di innovare un così delicato
settore nasca dagli effetti generati dalla legge 30, effetti che
fanno esprimere un giudizio negativo sul provvedimento precedente
a causa dell'eccessiva burocratizzazione, della mancanza di una
netta suddivisione di competenze e dell'eccessivo ricorso alla
giustizia per dirimere le controversie. Questo testo invece, ha
aggiunto, propone una chiara suddivisione dei compiti definendo
quelle che sono le funzioni specifiche per ogni attore del
sistema sgravando la Regione di numerosi accertamenti
amministrativi. In tutto, 7000 atti in meno, ecco il risultato. E
non esiste alcun problema di legittimità costituzionale sulla
neonata associazione dei cacciatori.
Luca Ciriani (AN) ha evidenziato come la legge 30 non avesse
funzionato in alcune parti, basti citare l'appensantimento
burocratico e la forte conflittualità tra istituzioni e
cacciatori. Tuttavia, le risposte che arrivano dalla Giunta non
vanno nella direzione di sciogliere i problemi, tutt'altro, li
peggiorano. Il rischio è quello di una sovrapposizione di ruoli
con l'associazione dei cacciatori, cosa che va a complicare la
vita alle Province. L'impressione è che alla fine si voglia
riproporre sotto mentite spoglie quello che fu il vecchio ente
gestore. E poi ancora due aspetti che attendono una soluzione:
come superare la questione della proliferazione dei cinghiali,
nodo che interessa pure il mondo dell'agricoltura, e il forte
aumento delle tasse. Non vorrei che alla fine, ha affermato
Ciriani, si inserissero interventi normativi per rendere più
difficile l'attività venatoria.
La legge 30 non ha funzionato, ecco perché la maggioranza voleva
che la si revisionasse, ha ripetuto anche Antonio Martini
(Margh-PD). Che poi ha suggerito di ragionare ancora sul
provvedimento per trovare una sintesi quanto più partecipata
possibile. Trovare una sintesi, ha spiegato, vuol dire non avere
né vinti né vincitori, significa privilegiare le realtà diverse
dalla Regione come le Province e non umiliare nessuno. Ma giova
ogni volta a fine legislatura arrivare a queste danze?, si è
chiesto.
I lavori dell'Aula sono stati quindi sospesi per riprendere alle
14.30.
(segue)