CR: legge caccia, dibattito generale (9)
(ACON) Trieste, 15 gen - ET - Alla ripresa del dibattito
generale sul disegno di legge sulla caccia, è intervenuto Mauro
Travanut (DS-PD), sottolineando l'assenza di forti
contrapposizioni alla norma in discussione e il lungo lavoro di
concertazione alla sua base. La legge 30 ha dimostrato i propri
limiti, ma il nuovo provvedimento ne manterrà le parti migliori.
L'Associazione dei cacciatori non è un ritorno al passato, ha
concluso l'esponente della maggioranza, ma piuttosto un tentativo
di risolvere i problemi dati dall'eccessiva polverizzazione delle
competenze.
Sulle questioni fondamentali trattate dal ddl non ci sono state
grandi contrapposizioni, nemmeno tra gli esponenti politici
culturalmente più lontani tra loro. Questo ha sottolineato
Maurizio Paselli (Citt) all'inizio del proprio intervento. Il
consigliere ha poi illustrato la ratio degli emendamenti che
proporrà sull'Associazione dei cacciatori - dove dovrebbe essere
garantito un pluralismo di rappresentanza territoriale - e a
salvaguardia della gestione pubblica del Fondo per la tutela
ambientale e gestione rischi.
Alessandro Metz (Verdi) si è detto contrario al disegno di legge
in quanto tale, e non alla caccia di per sé stessa. Il
provvedimento, ha sostenuto il consigliere, doveva partire dal
presupposto della tutela della biodiversità, sulla base del quale
regolamentare l'attività venatoria e il prelievo faunistico.
Manca poi il momento di raccordo di tutte le realtà regionali
interessate, che potrebbe essere dato solo da un approfondimento
tecnico scientifico, per il quale Metz ha però lamentato la
mancanza di un luogo di espressione. Ma è l'istituzione o meno
del Corpo unico di vigilanza ad essere, per l'esponente dei
Verdi, l'elemento centrale e discriminante della legge.
Anche per Kristian Franzil (PRC-SE), il Corpo unico di vigilanza
ittico faunistica è una necessità condivisa, dalla risposta alla
quale dipenderà l'orientamento di Rifondazione sul provvedimento.
Il consigliere ha poi sottolineato come il ddl diminuisca il peso
della burocrazia, tuteli la fauna limitando la caccia, pur
rispettandone le tradizioni, ma soprattutto concentri l'attività
regionale soprattutto sulla programmazione. Bene inoltre la
previsione di utilizzare i prontocaccia per ripopolare zone con
poca fauna, per poi ridurli mano a mano, e la decisione di
rendere più difficile la costituzione di nuove aziende faunistico
venatorie.
Per Roberto Molinaro (UDC) la legge 30 ha mancato l'obiettivo,
portando ad un eccesso di burocrazia e contenziosi. Ma
l'esponente centrista trova che anche il provvedimento in
discussione sia inadeguato. Il peso della Regione è aumentato e
alle Province vengono delegate competenze che, come la
formazione, potrebbero essere gestite a livello privatistico. I
Distretti, incastrati tra le Riserve e l'Associazione caccia,
potrebbero perdere peso. L'Associazione dei cacciatori non è un
problema per il capogruppo UDC, ma bisogna definirne meglio le
competenze, stando attenti agli equilibri con gli altri organi
del settore. Per Molinaro poi, altri tre nodi: il poco ascolto
prestato agli agricoltori, i costi della riforma e la
salvaguardia dei diversi tipi di caccia.
Modificare la legge 30, definita disastrosa, è stato un obiettivo
condiviso da tutte le forze politiche. Così Nevio Alzetta (DS-PD)
che ha rimarcato i meriti del ddl: rendere le regole
dell'attività venatoria più chiare e semplici e anche ridare pari
dignità a tutti i tipi di caccia. L'attività regionale sarà
incentrata sulla programmazione, a tutela di tutti, ha
sottolineato Alzetta, approvando anche la previsione
dell'elezione diretta degli organi dell'Associazione dei
cacciatori. Sul Corpo unico di vigilanza, il consigliere di
Intesa ha poi espresso un parere favorevole.
(segue)