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CR: legge caccia, dibattito generale (9)

15.01.2008
17:10
(ACON) Trieste, 15 gen - ET - Alla ripresa del dibattito generale sul disegno di legge sulla caccia, è intervenuto Mauro Travanut (DS-PD), sottolineando l'assenza di forti contrapposizioni alla norma in discussione e il lungo lavoro di concertazione alla sua base. La legge 30 ha dimostrato i propri limiti, ma il nuovo provvedimento ne manterrà le parti migliori. L'Associazione dei cacciatori non è un ritorno al passato, ha concluso l'esponente della maggioranza, ma piuttosto un tentativo di risolvere i problemi dati dall'eccessiva polverizzazione delle competenze.

Sulle questioni fondamentali trattate dal ddl non ci sono state grandi contrapposizioni, nemmeno tra gli esponenti politici culturalmente più lontani tra loro. Questo ha sottolineato Maurizio Paselli (Citt) all'inizio del proprio intervento. Il consigliere ha poi illustrato la ratio degli emendamenti che proporrà sull'Associazione dei cacciatori - dove dovrebbe essere garantito un pluralismo di rappresentanza territoriale - e a salvaguardia della gestione pubblica del Fondo per la tutela ambientale e gestione rischi.

Alessandro Metz (Verdi) si è detto contrario al disegno di legge in quanto tale, e non alla caccia di per sé stessa. Il provvedimento, ha sostenuto il consigliere, doveva partire dal presupposto della tutela della biodiversità, sulla base del quale regolamentare l'attività venatoria e il prelievo faunistico. Manca poi il momento di raccordo di tutte le realtà regionali interessate, che potrebbe essere dato solo da un approfondimento tecnico scientifico, per il quale Metz ha però lamentato la mancanza di un luogo di espressione. Ma è l'istituzione o meno del Corpo unico di vigilanza ad essere, per l'esponente dei Verdi, l'elemento centrale e discriminante della legge.

Anche per Kristian Franzil (PRC-SE), il Corpo unico di vigilanza ittico faunistica è una necessità condivisa, dalla risposta alla quale dipenderà l'orientamento di Rifondazione sul provvedimento. Il consigliere ha poi sottolineato come il ddl diminuisca il peso della burocrazia, tuteli la fauna limitando la caccia, pur rispettandone le tradizioni, ma soprattutto concentri l'attività regionale soprattutto sulla programmazione. Bene inoltre la previsione di utilizzare i prontocaccia per ripopolare zone con poca fauna, per poi ridurli mano a mano, e la decisione di rendere più difficile la costituzione di nuove aziende faunistico venatorie.

Per Roberto Molinaro (UDC) la legge 30 ha mancato l'obiettivo, portando ad un eccesso di burocrazia e contenziosi. Ma l'esponente centrista trova che anche il provvedimento in discussione sia inadeguato. Il peso della Regione è aumentato e alle Province vengono delegate competenze che, come la formazione, potrebbero essere gestite a livello privatistico. I Distretti, incastrati tra le Riserve e l'Associazione caccia, potrebbero perdere peso. L'Associazione dei cacciatori non è un problema per il capogruppo UDC, ma bisogna definirne meglio le competenze, stando attenti agli equilibri con gli altri organi del settore. Per Molinaro poi, altri tre nodi: il poco ascolto prestato agli agricoltori, i costi della riforma e la salvaguardia dei diversi tipi di caccia.

Modificare la legge 30, definita disastrosa, è stato un obiettivo condiviso da tutte le forze politiche. Così Nevio Alzetta (DS-PD) che ha rimarcato i meriti del ddl: rendere le regole dell'attività venatoria più chiare e semplici e anche ridare pari dignità a tutti i tipi di caccia. L'attività regionale sarà incentrata sulla programmazione, a tutela di tutti, ha sottolineato Alzetta, approvando anche la previsione dell'elezione diretta degli organi dell'Associazione dei cacciatori. Sul Corpo unico di vigilanza, il consigliere di Intesa ha poi espresso un parere favorevole.

(segue)