CR: legge montagna, relatori minoranza (11)
(ACON) Trieste, 30 gen - DT - Una delusione totale. Per il
forzista Daniele Galasso, relatore di minoranza, il
provvedimento, atteso da tempo, negli intenti aveva l'obiettivo
di far superare le fragilità e le debolezze economico-sociali
della montagna. Invece, alla prova dei fatti, il nulla. Anzi: la
Giunta aveva spiegato, annota Galasso, come il disegno di legge
fosse frutto di oltre un anno e mezzo di concertazione con tutte
le categorie interessate, salvo poi, in Commissione, presentare
un tale numero di emendamenti da stravolgerlo per quasi i due
terzi. E così il testo contiene proposte che guardano a categorie
del passato, superate, costose e inefficaci, che provocano una
sorta di anestesia per i problemi della montagna, senza curarli.
Le ingenti risorse impiegate sono destinate a distribuire un po'
di soldi senza alcun ritorno per lo sviluppo, aggiunge. In
pratica si burocratizza ancora di più il sistema e si creano
sovrapposizioni (ad esempio, tra Turismo FVG, Promotur, Regione,
Provincia e Comunità montane). Analogamente, viene marginalizzato
il ruolo dell'Agenzia per lo sviluppo della montagna e si
inventano cabine di regia.
Si pasticcia, inoltre, la legge sulle Autonomie locali del 2006
dando la facoltà di riperimetrare le Comunità montane con una
formulazione della norma che prevede che l'opzione di
appartenenza alla Comunità montana sia esercitata da almeno otto
Comuni che formano un insieme territorialmente continuo. Forse
nasceranno nuove Comunità montane? Nel frattempo si istituisce la
nuova Comunità del Carso composta da soli quattro Comuni.
Tradotto, significherà disperdere almeno il 50% dei finanziamenti
in costi di funzionamento sottraendoli all'erogazione diretta di
servizi o all'attuazione di progetti.
Riteniamo quindi, conclude Galasso, che la montagna meriti ben
altro che questo disegno di legge, che di buono ha solo il
titolo. E riaffermiamo la nostra contrarietà al provvedimento.
E di una legge di cui la nostra montagna non sente assolutamente
il bisogno parla anche Maurizio Salvador (UDC). I problemi che
affliggono quell'area (che peraltro rappresenta il 56.9% del
territorio regionale) li conosciamo: ritardo e difficoltà nello
sviluppo economico, impoverimento del tessuto culturale e sociale
di un territorio particolarmente complesso, i limiti delle
politiche nazionali e regionali. E invece il disegno di legge è
una risposta fin troppo modesta a tali problemi. Un esempio su
tutti, le Comunità montane, oggi paralizzate dai veti incrociati
delle maggioranze di centrosinistra che le governano e che le
hanno trasformate in carrozzoni politici. Senza parlare della
paradossale riesumazione della Comunità montana del Carso,
soppressa nel 2002. E quali piani di sviluppo del territorio
possono fare le Comunità montane quando la competenza di tutti
gli interventi di rilievo resta in capo alla Regione con la
Protezione civile, Promotur, Ater, Turismo Fvg, ispettorati delle
foreste e dell'agricoltura?
Rimangono, quindi, irrisolti tutti i nodi sulla reale volontà di
questa Giunta regionale di affrontare seriamente il tema della
valorizzazione del territorio montano. Che vuol dire creare le
condizioni perché si possa scegliere di vivere in montagna o di
venire a vivere in montagna, una qualità della vita da realizzare
non solo nei fondovalle ma soprattutto nei Comuni ricompresi
nelle zone di svantaggio socio-economico. Quindi, sviluppo
montano significa innovare il sistema dei trasporti, investire in
quello scolastico, nell'assistenza della medicina a distanza,
immaginare nuovi servizi di prossimità, pensare allo sviluppo di
microeconomie di paese che, integrando i redditi, giustifichino
la pendolarità. Questi avrebbero dovuto essere i contenuti di
questa legge. Infine, anticipiamo la volontà di chiedere all'Aula
lo stralcio delle norme sulla ridefinizione delle Comunità
montane con il rinvio alla Commissione competente.
(segue)