Margh-PD: Tonutti, concessioni per acque minerali
(ACON) Trieste, 31 gen - COM/AB - In Friuli Venezia Giulia,
l'autorizzazione per la ricerca e lo sfruttamento delle acque
minerali è di competenza della Regione e il concessionario versa
alla stessa Regione un canone annuale consistente in un importo
dato dalla misura unitaria fissa stabilita dalla norma
(attualmente pari a 24,79 euro per le concessioni e a 9,92 per i
permessi di ricerca) per ogni ettaro, o frazione, moltiplicata
per la superficie data in concessione o in permesso.
Lo mette in evidenza, in un'interrogazione, il consigliere
regionale Giancarlo Tonutti (Margh-PD) che aggiunge:
Sono al momento autorizzate 9 concessioni, di cui 6 non ancora
giunte alla fase dell'imbottigliamento. A seguito delle
concessioni, la Regione ottiene un canone (fissato nel 1995)
anticipato che per l'anno 2007 è stato di 9.629,89 euro per il
solo diritto di captazione, limitatamente alle tre concessioni in
essere, canone che non sembra commisurato alla quantità di acqua
captata, ma al dato di superficie data in concessione. Infatti,
nel 2007 sono stati 180.000.000 circa i litri di acque minerali
imbottigliate e commercializzate in forma pura o per la
preparazione di bevande, così l'importo di concessione per litro
captato e poi utilizzato è mediamente pari a 0,0000535 euro,
destinato a diminuire ulteriormente stante il canone fisso in
caso di aumento della captazione e utilizzazione da parte dei
concessionari.
Tonutti chiede alla Giunta di modificare il calcolo del canone
legandolo all'effettiva captazione, se possibile aggiornandolo
già in via regolamentare e la invita a riflettere
sull'eventualità, analogamente a quanto stanno facendo altre
Regioni, di imporre per legge oltre al canone di superficie anche
un contributo per litro imbottigliato.
A giudizio di Tonutti sarebbe auspicabile che, di concerto e in
collaborazione con i vari consorzi che forniscono acqua potabile
a case ed edifici pubblici, venissero investite risorse per
incentivare l'utilizzo da parte dei cittadini dell'acqua di
rubinetto, controllata e controllabile anche dal consumatore e
più fresca, in quanto non conservata, di quella imbottigliata per
la commercializzazione e con costi di smaltimento dei contenitori
praticamente nulli.