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Margh-PD: Tonutti, concessioni per acque minerali

31.01.2008
16:17
(ACON) Trieste, 31 gen - COM/AB - In Friuli Venezia Giulia, l'autorizzazione per la ricerca e lo sfruttamento delle acque minerali è di competenza della Regione e il concessionario versa alla stessa Regione un canone annuale consistente in un importo dato dalla misura unitaria fissa stabilita dalla norma (attualmente pari a 24,79 euro per le concessioni e a 9,92 per i permessi di ricerca) per ogni ettaro, o frazione, moltiplicata per la superficie data in concessione o in permesso.

Lo mette in evidenza, in un'interrogazione, il consigliere regionale Giancarlo Tonutti (Margh-PD) che aggiunge:

Sono al momento autorizzate 9 concessioni, di cui 6 non ancora giunte alla fase dell'imbottigliamento. A seguito delle concessioni, la Regione ottiene un canone (fissato nel 1995) anticipato che per l'anno 2007 è stato di 9.629,89 euro per il solo diritto di captazione, limitatamente alle tre concessioni in essere, canone che non sembra commisurato alla quantità di acqua captata, ma al dato di superficie data in concessione. Infatti, nel 2007 sono stati 180.000.000 circa i litri di acque minerali imbottigliate e commercializzate in forma pura o per la preparazione di bevande, così l'importo di concessione per litro captato e poi utilizzato è mediamente pari a 0,0000535 euro, destinato a diminuire ulteriormente stante il canone fisso in caso di aumento della captazione e utilizzazione da parte dei concessionari.

Tonutti chiede alla Giunta di modificare il calcolo del canone legandolo all'effettiva captazione, se possibile aggiornandolo già in via regolamentare e la invita a riflettere sull'eventualità, analogamente a quanto stanno facendo altre Regioni, di imporre per legge oltre al canone di superficie anche un contributo per litro imbottigliato.

A giudizio di Tonutti sarebbe auspicabile che, di concerto e in collaborazione con i vari consorzi che forniscono acqua potabile a case ed edifici pubblici, venissero investite risorse per incentivare l'utilizzo da parte dei cittadini dell'acqua di rubinetto, controllata e controllabile anche dal consumatore e più fresca, in quanto non conservata, di quella imbottigliata per la commercializzazione e con costi di smaltimento dei contenitori praticamente nulli.