III Comm: Fondo immobiliare sanità, i pareri dei sindacati
(ACON) Trieste, 06 feb - RC - Parte con una richiesta di
chiarimento, l'audizione in III Commissione consiliare con le
organizzazioni sindacali in merito alla costituzione di un Fondo
immobiliare per investimenti in sanità, previsto nella
Finanziaria regionale del 2007 e deliberato dalla Giunta il 9
novembre scorso.
Ci chiediamo se quanto vi diremo servirà a qualcosa - hanno detto
i presenti - visto che la Giunta ha già deciso per il Fondo e la
III Commissione ha già espresso a ottobre scorso parere
favorevole.
Se non ci sono più margini di intervento in termini di
regolamento, non mancano quelli politici che ogni consigliere o
gruppo ha - è stata la risposta immediata del presidente Nevio
Alzetta (DS-PD), che ha fatto presente che ad essere sentiti
saranno anche Corte dei Conti, Consob e Banca d'Italia.
Prima a parlare è, quindi, stata la rappresentante della CGIL,
Giuliana Pigozzo. Da lei, critiche al Fondo quanto al fatto che
non è stata prevista l'introduzione del bilancio sociale,
espressione di un rapporto corretto tra amministrazione e
amministrato, come mancano strumenti per poter relazionare con i
cittadini; passaggi poco chiari della delibera giuntale, così
come per l'utilizzo del Centro servizi condivisi e sul fatto che
si è escluso di scegliere la società mista, ma la sua previsione
rimane in Finanziaria (tre le opzioni tra cui la Giunta può
scegliere: consorzio, società mista o Fondo immobiliare, per il
quale ha optato); perplessità sul poter delegare attività a
soggetti esterni che non si chiarisce quali siano. Infine, non è
mai stato fornito l'elenco dei beni immobili che andranno a
confluire nel Fondo.
Non si capisce perché abbiate scartato il Consorzio tra enti - è
stata la sua ultima considerazione, riformulata anche da Adamo
Bonazzi della Federazione sindacati indipendenti (FSI/USAE) e da
Fernando Della Ricca della UIL.
Bonazzi ha quindi chiesto il rispetto del Patto di stabilità e
che si specifichi meglio che cosa si va a far confluire nel
Fondo: solo gli immobili degli enti sanitari o anche gli
strumenti? Perché una cosa è un'operazione immobiliare pura,
altro è cedere anche le strutture interne, chiarire chi le
gestirà e ne farà la manutenzione, quali saranno gli effetti
occupazionali sugli attuali dipendenti delle Aziende sanitarie e
ospedaliere. Vanno, quindi, chiariti i limiti operativi del
Fondo. Inoltre, le funzioni di indirizzo e vigilanza di un fondo
che gestisce immobili di patrimonio pubblico non possono essere
delegate a un comitato tecnico; è necessario che si tratti di un
comitato di cui facciano parte le Autonomie locali e le forze
sindacali. Infine, non è opportuno dare la possibilità di
delegare a chi già a sua volta è stato delegato: si rischia di
perdere il controllo su chi prende le decisioni.
Della Ricca ha rimarcato che l'idea del consorzio sarebbe stata
la migliore, ma quantomeno si è abbandonata quella dell'azienda
mista. Ha poi affermato di non essere riuscito a cogliere
l'obiettivo primario del Fondo. Certo si cerca una soluzione che
vada verso l'economia di scala, che razionalizzi tutte le
attività collaterali - ha detto - ma alla fine del percorso
avremo migliore efficienza della sanità in senso lato? Anche lui
ritiene manchi un'effettiva partecipazione dei rappresentanti
sociali, in primis gli enti locali e le organizzazioni sindacali.
Il Fondo dovrebbe essere solo della Regione e di un unico
soggetto pubblico.
Critiche al Fondo dal centro-destra, dai consiglieri Roberto
Molinaro (UDC) e Massimo Blasoni (FI), ma anche dal
centro-sinistra attraverso Pio De Angelis (PRC-SE). I primi due
hanno espresso preoccupazione per i 44 dipendenti che con
l'operazione risulterebbero in esubero e hanno chiesto se i
lavoratori siano stati sensibilizzati e coinvolti a sufficienza
sulla questione. De Angelis ha invece voluto sapere se i
sindacati siano stati sentiti preventivamente almeno dalla
Giunta, visto che la Commissione ha potuto farlo solo oggi.
(immagini alle tv)