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III Comm: Fondo immobiliare sanità, i pareri dei sindacati

06.02.2008
14:33
(ACON) Trieste, 06 feb - RC - Parte con una richiesta di chiarimento, l'audizione in III Commissione consiliare con le organizzazioni sindacali in merito alla costituzione di un Fondo immobiliare per investimenti in sanità, previsto nella Finanziaria regionale del 2007 e deliberato dalla Giunta il 9 novembre scorso.

Ci chiediamo se quanto vi diremo servirà a qualcosa - hanno detto i presenti - visto che la Giunta ha già deciso per il Fondo e la III Commissione ha già espresso a ottobre scorso parere favorevole.

Se non ci sono più margini di intervento in termini di regolamento, non mancano quelli politici che ogni consigliere o gruppo ha - è stata la risposta immediata del presidente Nevio Alzetta (DS-PD), che ha fatto presente che ad essere sentiti saranno anche Corte dei Conti, Consob e Banca d'Italia.

Prima a parlare è, quindi, stata la rappresentante della CGIL, Giuliana Pigozzo. Da lei, critiche al Fondo quanto al fatto che non è stata prevista l'introduzione del bilancio sociale, espressione di un rapporto corretto tra amministrazione e amministrato, come mancano strumenti per poter relazionare con i cittadini; passaggi poco chiari della delibera giuntale, così come per l'utilizzo del Centro servizi condivisi e sul fatto che si è escluso di scegliere la società mista, ma la sua previsione rimane in Finanziaria (tre le opzioni tra cui la Giunta può scegliere: consorzio, società mista o Fondo immobiliare, per il quale ha optato); perplessità sul poter delegare attività a soggetti esterni che non si chiarisce quali siano. Infine, non è mai stato fornito l'elenco dei beni immobili che andranno a confluire nel Fondo.

Non si capisce perché abbiate scartato il Consorzio tra enti - è stata la sua ultima considerazione, riformulata anche da Adamo Bonazzi della Federazione sindacati indipendenti (FSI/USAE) e da Fernando Della Ricca della UIL.

Bonazzi ha quindi chiesto il rispetto del Patto di stabilità e che si specifichi meglio che cosa si va a far confluire nel Fondo: solo gli immobili degli enti sanitari o anche gli strumenti? Perché una cosa è un'operazione immobiliare pura, altro è cedere anche le strutture interne, chiarire chi le gestirà e ne farà la manutenzione, quali saranno gli effetti occupazionali sugli attuali dipendenti delle Aziende sanitarie e ospedaliere. Vanno, quindi, chiariti i limiti operativi del Fondo. Inoltre, le funzioni di indirizzo e vigilanza di un fondo che gestisce immobili di patrimonio pubblico non possono essere delegate a un comitato tecnico; è necessario che si tratti di un comitato di cui facciano parte le Autonomie locali e le forze sindacali. Infine, non è opportuno dare la possibilità di delegare a chi già a sua volta è stato delegato: si rischia di perdere il controllo su chi prende le decisioni.

Della Ricca ha rimarcato che l'idea del consorzio sarebbe stata la migliore, ma quantomeno si è abbandonata quella dell'azienda mista. Ha poi affermato di non essere riuscito a cogliere l'obiettivo primario del Fondo. Certo si cerca una soluzione che vada verso l'economia di scala, che razionalizzi tutte le attività collaterali - ha detto - ma alla fine del percorso avremo migliore efficienza della sanità in senso lato? Anche lui ritiene manchi un'effettiva partecipazione dei rappresentanti sociali, in primis gli enti locali e le organizzazioni sindacali. Il Fondo dovrebbe essere solo della Regione e di un unico soggetto pubblico.

Critiche al Fondo dal centro-destra, dai consiglieri Roberto Molinaro (UDC) e Massimo Blasoni (FI), ma anche dal centro-sinistra attraverso Pio De Angelis (PRC-SE). I primi due hanno espresso preoccupazione per i 44 dipendenti che con l'operazione risulterebbero in esubero e hanno chiesto se i lavoratori siano stati sensibilizzati e coinvolti a sufficienza sulla questione. De Angelis ha invece voluto sapere se i sindacati siano stati sentiti preventivamente almeno dalla Giunta, visto che la Commissione ha potuto farlo solo oggi.

(immagini alle tv)