CR: programma Tondo, dibattito generale (7)
(ACON) Trieste, 21 mag - MPB - Quadro teorico quasi totalmente
condivisibile quello delineato dai punti programmatici, per
Roberto Asquini (Gruppo Misto) che definisce un passo indietro
imprevisto la situazione dell'udinese, che dopo anni di
penalizzazioni strategiche da parte di Illy si vede oggi
completamente dimenticato, con un vuoto territoriale nella
compagine degli assessori, negli organismi consiliari,
nell'ufficio di presidenza e in giunta elezioni. E si è espresso
criticamente su nomine in Giunta di persone mai elette, per cui
manca la condivisione popolare. Il Pdl che dovrebbe sorgere nei
prossimi mesi deve offrire elementi di riequilibrio, ha
avvertito, perché non è solo un problema di meritocrazia interna,
ma è in gioco il valore del voto degli elettori e
conseguentemente degli eletti. Ha poi toccato anche aspetti
specifici del documento programmatico, indicando come centrale la
necessità di introdurre una specialità economica, per ridare
competitività territoriale alle aziende che investono in Friuli
Venezia Giulia. Si è anche soffermato sul problema delle liste
d'attesa, sulla necessità di un piano di scadenze per le opere di
grande importanza, per progetti realizzabili in tempi certi,
sull'emergenza burocrazia.
Esprime delusione Igor Kocijancic (Sin. Arc.) dopo la rilettura
del programma. Per la generalità, perché, tranne alcuni
riferimenti specifici, potrebbe andar bene anche per altre
regioni e altre epoche. E si dichiara preoccupato per alcuni
tratti di oscurantismo culturale e ideologico, non in linea con
la realtà, e circa le priorità per lo sviluppo e la sicurezza,
che non possono essere la chiusura dei confini e lo sviluppo
indiscriminato. Come pure non si può rilanciare i distretti
industriali che non si sono adeguati a favore del territorio.
Preoccupato anche per quanto riguarda Insiel e la Ferriera, il
consigliere si è detto critico per la polemica sul personale e la
questione del reddito di base per la cittadinanza: chi dice che è
assistenziale non conosce la materia o fa ideologia, ha concluso.
Maurizio Salvador (UDC) concorda su un programma di governo
radicato nei valori, che devono rimanere la bussola del lavoro.
Quanto all'impegno per la riduzione della costo della politica,
importante è non farsi prendere dal populismo. E condivisione
deve esserci sulla formula della Statuto di autonomia e il
consolidamento delle quattro Province, sull'importanza di
governare non sulle comunità ma con il territorio, di
valorizzare le province rispetto all'area vasta, di ridefinire la
cooperazione fra i comuni, di porre attenzione alle comunità
della montagna, anche quella pordenonese. Serve una Regione
snella, non come liberazione di incombenze ma per effettiva
devoluzione, ha sottolineato, parlando anche di ambiente, legge
urbanistica, protezione civile, politiche per la casa e di
infrastrutture, comprese A 28, terza corsia e Sequals- Gemona.
Pietro Colussi (IdV-Citt) vuole capire qual è il senso di marcia
che si vuole dare alla regione e si chiede come si fa a
incentivare le nascite quando si dà una interpretazione della
famiglia in controtendenza rispetto altri Paesi. E ha anche
espresso l'auspicio che il Friuli Venezia Giulia non rinunci alla
visione europeista, posto che l'attenzione pare più rivolta verso
Sud Est, ai Balcani e alla Turchia, che all'Euroregione di cui è
testa di ponte. A parte la genericità di alcune questioni,
colpiscono, secondo Colussi, le omissioni, le cose non dette o
trattate elusivamente come Friulia holding, rigassificatori,
casse di espansione, risparmio energetico con fonti rinnovabili,
valorizzazione dell'ambiente, futuro assetto delle autonomie
locali, Insiel, Ferriera. Altro tema omesso è quello del debito
regionale, forse perché non c'è nessuna emergenza finanziaria.
Non siamo in una situazione sudamericana, ha concluso, perché il
debito contratto in questi cinque ha finanziato investimenti
importati per crescere.
(segue)