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PD: Reddito di base, se ne discuta in III Commissione

17.06.2008
14:58
(ACON) Trieste, 17 giu - COM/RC - Porta la firma di sei consiglieri del PD la nota con cui la Giunta regionale viene accusata di latitanza sui temi della sanità e delle politiche di Welfare e chiedono che se ne discuta in III Commissione consiliare. Nel migliore dei casi - scrivono il capogruppo del Partito democratico Gianfranco Moretton, la vicepresidente del Consiglio Annamaria Menosso, Nevio Alzetta, Sergio Lupieri, Paolo Menis e Franco Codega - è più impegnata a dire che disferà che a lavorare per costruire.

Ad oggi - proseguono i sei firmatari - non si conoscono gli orientamenti strategici a programmatici su questi importanti settori. Per questo motivo, il PD ha richiesto un'audizione dell'assessore Vladimir Kosic. Le sole informazioni che si hanno riguardano grandi cambiamenti su singole misure (Reddito di base e Carta famiglia) con toni ancora da campagna elettorale. Sarebbe auspicabile che si cominciasse a entrare nel merito con un atteggiamento complessivo di normalità politica e di alternanza.

La precedente Giunta - aggiungono - ha riordinato l'eterogeneo settore sociale dando vita al Welfare regionale, rafforzando l'intera organizzazione del sociale (introducendo i Piani di zona, ad esempio) e prevedendo, a fianco di prestazioni e servizi storicamente erogati ai cittadini, alcune ulteriori misure tra cui il Reddito di base e le Carta famiglia. Queste ultime sono state adottate per far fronte a problematiche emergenti nella società: nuove povertà spesso correlate all'esclusione dal mondo del lavoro e difficoltà dei genitori a far fronte ai crescenti costi derivanti dal più naturale degli eventi: avere figli.

I cittadini hanno bisogno di certezza e continuità delle prestazioni. L'idea di disfare e ricostruire da capo è perdente, perché chi perde è il cittadino. Nello specifico, sul Reddito di base si ritiene che separare il tema del lavoro da quello dell'intervento monetario sia un grave passo indietro che ci riporta a uno stadio dove il sociale era sinonimo di assistenzialismo. Quella misura, al contrario di quanto avviene in Campania, è composta da un contributo al reddito ma anche, per chi è in età da lavoro, dall'impegno del beneficiario a riqualificarsi per trovare una nuova occupazione. Tra amministrazione e beneficiario - ricordano i sei consiglieri in chiusura - viene sottoscritto un patto che, se violato, fa decadere il contributo.