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Comm. pari opportunità su abolizione reddito di cittadinanza

28.07.2008
13:11
(ACON) Trieste, 28 lug - COM/ET - L'abolizione di qualsiasi misura di Welfare colpisce prevalentemente le donne e il Consiglio regionale dovrebbe dedicare un'ulteriore riflessione alla questione della cancellazione del reddito di cittadinanza.

Questa l'invito della Commissione regionale Pari opportunità fra uomo e donna, in una nota a firma della sua presidente, Renata Brovedani.

Nella sua seduta dell'8 luglio, la Commissione ha espresso preoccupazione per l'ipotesi di abolire il reddito di cittadinanza e di conseguenza suggerisce ai consiglieri un'ulteriore indagine - se non addirittura un cambio di orientamento - evidenziando alcuni dati.

La maggior parte dei soggetti le cui domande sono state accolte sono donne, con una percentuale più consistente tra i 36-45 anni (rapporto del giugno 2008 a cura della direzione Salute e Protezione sociale). Dall'analisi delle domande accolte, risulta che le donne sono prevalenti (98,5%) nei casi di nuclei monoparentali beneficiari, che una buona percentuale risultano disoccupate o in cerca di occupazione e che almeno 19 sono state vittime di gravi situazioni personali, con necessità documentata di abbandono del contesto familiare e abitativo.

Questi dati sono sufficienti a far ritenere il provvedimento una misura seria e centrata su bisogni reali, finalizzata al reinserimento sociale, oltre che al contrasto alla povertà, attraverso percorsi individuali formalizzati.

Nella nota si sottolinea anche che le donne sono al momento la componente della popolazione più esposta ai rischi della crisi. Le statistiche parlano di un differenziale salariale in aumento, di una maggioranza femminile tra i precari, di una presenza delle donne percentualmente troppo significativa nel part-time, con un allungamento dei tempi di non occupazione, (rapporto 2008 sul mercato del lavoro in Friuli Venezia Giulia), di una detassazione degli straordinari che non potrà giovare alle lavoratrici, perché già oberate dal lavoro di cura, che per gran parte ricade su di loro.

Vogliamo ancora ricordare - prosegue la nota - la recente abrogazione da parte del Governo della legge 188/2007, che impediva la pratica delle dimissioni in bianco al momento dell'assunzione. Tutte queste situazioni, e altre ancora, ci fanno temere un arretramento della condizione femminile, nel Paese come in regione.

Nell'era della differenziazione sociale è più che mai necessario non fare parti uguali tra disuguali: non c'è vera uguaglianza tra cittadini e cittadine senza riconoscimento delle differenze, ma anche delle nuove disequità, generate dai processi economici in atto, ricorda la Commissione affermando che la popolazione femminile, con vari gradi di intensità e livelli di gravità, è maggiormente in difficoltà nell'ottenimento e mantenimento dei diritti di cittadinanza; le politiche di Welfare perciò devono tener conto di questo, perseguendo e attivando forme virtuose di redistribuzione delle risorse.

In questa prospettiva, la decisione di abolire un provvedimento che cominciava a dare risultati appare visibilmente prematura, in quanto non consente di verificare appieno la rispondenza dello strumento scelto dal legislatore ai bisogni espressi dalla popolazione; trattandosi inoltre di una misura sperimentale, avviata il 5 novembre 2007, la stessa aveva bisogno di un tempo di applicazione significativo, tale da evidenziarne meglio potenzialità e criticità.