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PD: Gabrovec, la lunga storia dei dialetti delle valli

22.08.2008
12:42
(ACON) Trieste, 22 ago - COM/RC - Igor Gabrovec, consigliere regionale del PD ed esponente della Slovenska skupnost, non ci sta all'iniziativa di un altro consigliere regionale, Roberto Novelli del PdL, di voler tutelare con apposita legge le parlate locali della Val Torre, della Valle del Natisone e della Resia. Gabrovec taccia l'iniziativa quale ennesimo capitolo di un lunga battaglia iniziata quantomeno negli anni Ottanta, ma probabilmente molto prima, contro un presunto tentativo di assimilazione delle genti slave della provincia di Udine per mano degli sloveni di Trieste e Gorizia.

Si tenta di attribuire ai dialetti resiano, del Torre e del Natisone - scrive dunque Gabrovec - una originalità tale che giustifichi una separazione radicale dallo sloveno. Accentuando ciò che in questi dialetti sembra estraneo alla matrice slovena e negando le similitudini, si arriva ad affermare che il resiano discende direttamente dal russo, che il dialetto delle valli del Torre deriva dal croato e che tutte le varianti sono parte di un protoslavo non meglio definito. Si può dimostrare, invece, che nel territorio della Benecìa (o Slavia Veneta) c'è stata una evoluzione linguistica abbastanza omogenea a quella dello sloveno comune. Il dialetto delle valli ha seguito l'evoluzione di tutti gli altri dialetti sloveni (una cinquantina), risentendo naturalmente delle circostanze e delle condizioni particolari del suo sviluppo: la separazione geo-politica dal vasto entroterra prettamente sloveno, che ebbe inizio già nel 1866 con l'annessione al Regno d'Italia, a differenza di Trieste e Gorizia che fino al 1918 hanno fatto parte dell'impero Asburgico. La separazione avvenne nel periodo più vitale della strutturazione nazionale moderna slovena e solo tre anni prima dell'introduzione, da parte austriaca, della lingua materna nella scuola elementare, obbligatoria per 8 anni. Tale isolamento è stato poi comunque accentuato negli effetti da una chiara politica di assimilazione.

Una ulteriore prova della partecipazione della Slavia Veneta alla formazione della lingua letteraria slovena si ha in due tra i più antichi documenti della lingua slovena: il manoscritto di Cividale tratto dal libro della Confraternita di S.Maria di Cergneu presso Nimis del 1497, e del manoscritto di Castelmonte databile tra il 1492 e il 1498. Data la mancanza di altre forme di aggregazione sociale proprie nell'età moderna, il contributo più cospicuo alla produzione linguistica slovena nella Slavia Veneta fu dato dalla Chiesa: raccolte di prediche dal secolo XVIII, centinaia di abbonati alle pubblicazioni slovene di carattere religioso, una serie di catechismi stampati nei dialetti locali già dalla fine dell'800.

Le recenti leggi regionali sul friulano e sullo sloveno - certamente migliorabili, aggiunge l'esponente di minoranza - hanno fatto un buon lavoro e lo stesso si può dire per le leggi nazionali 482/1999 e 38/2001, volute e approvate dal centro-sinistra. Grazie alla legge regionale di tutela dello sloveno i Comuni delle valli potranno contare su 100mila euro per la promozione dei dialetti sloveni locali, compreso il resiano. Il centro-destra oggi può contare sulla forza dei numeri e quindi approvare qualsivoglia legge, infischiandosene della realtà e di ciò che dicono le scienze sociali e umanistiche. Su questa scia si potrà approvare anche una legge che tuteli gli scimpanzé autoctoni friulan-giuliani, ma il provvedimento non potrà far sì che esistano né essere di alcun giovamento per la comunità.