PD: Gabrovec, preoccupa la legge proposta per i dialetti
(ACON) Trieste, 16 set - COM/AB - Il PdL, l'UDC e il Partito
Pensionati hanno presentato in questi giorni una proposta di
legge che andrebbe, secondo i proponenti, a valorizzare i
dialetti e le parlate locali del Friuli Venezia Giulia. Se questo
può almeno in parte essere condivisibile nel caso dei vari
dialetti quali sono ad esempio il triestino o l'istroveneto, lo
stesso non si può dire quando il centrodestra si propone di
negare la matrice slovena dei dialetti della Resia, della Val
Canale, Val Torre e Val Natisone, queste ultime denominate Slavia
Veneta o, forse più propriamente, Benecia. In questo senso è
perciò condivisibile lo spirito che enzima la parallela proposta
di legge della Lega Nord, che va ad ampliare la tutela delle
specificità linguistico-culturali senza intaccare le lingue e le
identità autonome - il friulano, lo sloveno e il tedesco - già
tutelata dalla vigente legislazione.
Il giudizio viene espresso, in una nota, dal consigliere
regionale del PD Igor Gabrovec, che trova la condivisione del
segretario regionale della Slovenska skupnost Damjan Terpin.
La chiara intenzione di voler negare a tutti i costi e con
qualsivoglia mezzo la matrice culturale e linguistica di
quell'area sembra quasi riprendere con forza ciò che si proponeva
il fascismo e, per tutto il dopoguerra, parte della destra ed è
un ulteriore tentativo di separare la componente slovena udinese
da quella triestino-goriziana per indebolirla complessivamente.
Ma, limitando il campo all'aspetto prettamente culturale - così
ancora Gabrovec - una delle mistificazioni utilizzate a questo
scopo è quella linguistica. Si tenta di attribuire ai dialetti
resiano, del Torre e del Natisone un'originalità tale che
giustifichi una separazione radicale dallo sloveno e che congeli
così il loro limite dialettale, impedendone la rivitalizzazione e
il collegamento alla lingua standard slovena. Accentuando ciò che
in questi dialetti sembra estraneo alla matrice slovena e negando
le similitudini, si arriva ad affermare che il resiano discende
direttamente dal russo, che il dialetto delle valli del Torre
deriva dal croato e che tutte le varianti sono parte di un
protoslavo non meglio definito.
Si può dimostrare invece che nel territorio della Benecia (o
Slavia Veneta) c'è stata un'evoluzione linguistica abbastanza
omogenea a quella dello sloveno comune. Il dialetto delle valli
ha seguito l'evoluzione di tutti gli altri dialetti sloveni (che
sono una cinquantina), risentendo naturalmente delle circostanze
e delle condizioni particolari del suo sviluppo: la separazione
geo-politica dal vasto entroterra prettamente sloveno, che ebbe
inizio già nel 1866 con l'annessione al Regno d'Italia - a
differenza di Trieste e Gorizia che fino al 1918 hanno fatto
parte dell'impero Asburgico. La separazione avvenne nel periodo
più vitale della strutturazione nazionale moderna slovena e solo
tre anni prima dell'introduzione da parte austriaca della lingua
materna nella scuola elementare, obbligatoria per 8 anni. Tale
isolamento è stato poi comunque accentuato negli effetti da una
chiara politica di assimilazione.
Un'ulteriore prova della partecipazione della Slavia Veneta alla
formazione della lingua letteraria slovena si ha in due tra i più
antichi documenti della lingua slovena. Sono il manoscritto di
Cividale, tratto dal libro della Confraternita di Santa Maria di
Cergneu presso Nimis, del 1497, e del manoscritto di Castelmonte
databile tra il 1492 e il 1498. Data la mancanza di altre forme
di aggregazione sociale proprie nell'età moderna, il contributo
più cospicuo alla produzione linguistica slovena nella Slavia
Veneta fu dato dalla Chiesa: raccolte di prediche dal secolo
XVIII, centinaia di abbonati alle pubblicazioni slovene di
carattere religioso, una serie di catechismi stampati nei
dialetti locali già dalla fine dell'800.
Le recenti leggi regionali sul friulano e sullo sloveno hanno
fatto un buon lavoro - conclude Gabrovec - e lo stesso si può
dire per le leggi nazionali 482/99 e 38/01, volute e approvate
dal centro-sinistra. Grazie alla legge regionale di tutela dello
sloveno i Comuni delle valli potranno contare su 100.000 euro per
la promozione dei dialetti sloveni locali, compreso il resiano,
mentre la proposta di legge presentata in questi giorni dal
centro-destra è fonte di grande preoccupazione.