LN: Razzini, commercio, sì la mediazione e saldi da rivedere
(ACON) Trieste, 24 ott - COM/DT - "Le venti domeniche aperte
come in Lombardia sarebbero state l'ideale, ma una mediazione con
gli alleati può essere accettabile. Purché si resti al di sotto
delle 30 aperture festive". A pochi giorni dall'approdo in Aula
della riforma sul commercio, la nota è quella del consigliere
regionale Federico Razzini.
Sta prevalendo - afferma il vicecapogruppo della LN - lo spirito
di coalizione e di responsabilità, per cui i particolarismi di
chi vorrebbe spezzettare il provvedimento area per area, cosa
assurda in una regione piccola come la nostra, mi auguro
rientrino. Non è possibile, infatti, snaturare l'efficacia di una
riforma a favore di un paio di centri commerciali.
Il commercio triestino e quello regionale sono costituiti al 95%,
da imprese familiari, e al futuro di quelle dobbiamo pensare. In
una regione all'avanguardia come la Lombardia si sono già pentiti
delle politiche a favore di ipermercati e centri commerciali,
tanto che nel novembre 2007 è stata approvata una norma che
limita a 21 le aperture nei giorni festivi.
Secondo il consigliere del Carroccio, poi, sono strumentali al
limite della disinformazione i messaggi di quanti vogliono far
credere che Trieste possa perdere i turisti con meno domeniche di
apertura. Questa è una barzelletta, chi arriva nel capoluogo
giuliano mica viene per infilarsi in quelle strutture ma per
visitare la città, il centro e nel centro i negozi potranno
aprire tutte le domeniche: questo, forse, qualcuno non lo vuole
spiegare. Invece di preoccuparsi dei centri commerciali, semmai i
consiglieri del PdL (che governa la città) dovrebbero sollecitare
politiche per sostenere il commercio nel cuore della città, a
iniziare dalla soluzione dello storico deficit di parcheggi.
Razzini, infine, annuncia un emendamento sui saldi. Il testo è
tutto sommato buono, ma non si possono far partire i saldi il 2
di gennaio. Tutti i negozianti dicono che non c'è il tempo per
organizzarli, e inoltre si comprometterebbero definitivamente gli
acquisti natalizi. La soluzione del 7 gennaio è decisamente più
equilibrata e garantisce commercianti e consumatori.