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LN: Razzini, commercio, sì la mediazione e saldi da rivedere

24.10.2008
11:44
(ACON) Trieste, 24 ott - COM/DT - "Le venti domeniche aperte come in Lombardia sarebbero state l'ideale, ma una mediazione con gli alleati può essere accettabile. Purché si resti al di sotto delle 30 aperture festive". A pochi giorni dall'approdo in Aula della riforma sul commercio, la nota è quella del consigliere regionale Federico Razzini.

Sta prevalendo - afferma il vicecapogruppo della LN - lo spirito di coalizione e di responsabilità, per cui i particolarismi di chi vorrebbe spezzettare il provvedimento area per area, cosa assurda in una regione piccola come la nostra, mi auguro rientrino. Non è possibile, infatti, snaturare l'efficacia di una riforma a favore di un paio di centri commerciali.

Il commercio triestino e quello regionale sono costituiti al 95%, da imprese familiari, e al futuro di quelle dobbiamo pensare. In una regione all'avanguardia come la Lombardia si sono già pentiti delle politiche a favore di ipermercati e centri commerciali, tanto che nel novembre 2007 è stata approvata una norma che limita a 21 le aperture nei giorni festivi.

Secondo il consigliere del Carroccio, poi, sono strumentali al limite della disinformazione i messaggi di quanti vogliono far credere che Trieste possa perdere i turisti con meno domeniche di apertura. Questa è una barzelletta, chi arriva nel capoluogo giuliano mica viene per infilarsi in quelle strutture ma per visitare la città, il centro e nel centro i negozi potranno aprire tutte le domeniche: questo, forse, qualcuno non lo vuole spiegare. Invece di preoccuparsi dei centri commerciali, semmai i consiglieri del PdL (che governa la città) dovrebbero sollecitare politiche per sostenere il commercio nel cuore della città, a iniziare dalla soluzione dello storico deficit di parcheggi.

Razzini, infine, annuncia un emendamento sui saldi. Il testo è tutto sommato buono, ma non si possono far partire i saldi il 2 di gennaio. Tutti i negozianti dicono che non c'è il tempo per organizzarli, e inoltre si comprometterebbero definitivamente gli acquisti natalizi. La soluzione del 7 gennaio è decisamente più equilibrata e garantisce commercianti e consumatori.