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LN: Razzini, commercianti TS e GO no troppe domeniche aperte

27.10.2008
17:18
(ACON)Trieste, 27 ott - COM/MPB - Chi dice che Trieste e Gorizia vogliono le aperture domenicali o è in malafede o non ha parlato con i negozianti del centro e dei quartieri, ma forse solo con i padroni di qualche centro commerciale.

Ad affermarlo in una nota è Federico Razzini, vicepresidente del gruppo della Lega Nord in Consiglio regionale, il quale sottolinea, proprio perché convinto che chi amministra e legifera debba saper cogliere le istanze di chi è interessato dai provvedimenti, di aver ascoltato in questi mesi decine di negozianti e commessi. Quasi tutti - prosegue il consigliere - sostengono la posizione della LN contro la desertificazione dei centri urbani e a favore di un commercio più a misura d'uomo.

Tanto più in questo periodo, proprio perché siamo in una fase di contrazione dei consumi e, contrariamente a quanto asserito dal consigliere diessino Zvech, il 95% dei negozianti è ancor più convinto dell'assurdità di tenere aperto tutto l'anno, come imposto dal centrosinistra con la legge che vogliamo cambiare.

Errato, per Razzini, pensare che gli affari aumentino tenendo aperto di più, poiché la gente spende solo quello che può, mentre ad aumentare sono semmai i costi fissi per i commercianti, aggravando ulteriormente la situazione del comparto. E cita l'esperienza della Lombardia, che lo scorso anno ha varato una legge regionale che limita a un massimo di 21 le aperture. Il colmo è che in quella regione - commenta il consigliere leghista - il centrosinistra ha votato contro, chiedendo ancora meno aperture domenicali. Da noi invece si registra una sudditanza trasversale a PD e PDL nei confronti della grande distribuzione.

Non dimentichiamo che siamo la regione italiana con la più alta densità di ipermercati e centri commerciali e, con 20 o 29 domeniche, il servizio sarà più che garantito - conclude Razzini, auspicando che alla fine prevalga il buonsenso e si possa varare una norma equilibrata che non tenga conto degli interessi di lobby ma dell'intero comparto, dei lavoratori, delle loro famiglie.