CR: riforma commercio, dibattito generale (6)
(ACON) Trieste, 30 ott - DT - Federico Razzini (LN) ha detto
di aver apprezzato l'intervento del presidente Tondo e ha
sottolineato come in questo ddl non si tratti solo di dare un
taglio all'eccessiva deregulation bensì di attivare iniziative
importanti a sostegno del commercio che ha sofferto, negli ultimi
cinque anni, una riduzione occupazionale del 10%. Il punto di
sintesi è il lavoro svolto in Commissione, sarebbe stato
politicamente delittuoso che un assalto alla diligenza
dell'ultima ora avesse potuto minare l'impianto complessivo di
una norma che deve essere il più possibile omogenea per dare
regole chiare e certezze operative.
Enio Agnola (IdV-Citt) ha ricordato come le 29 domeniche proposte
dal ddl rappresentino un elemento di equilibrio che già era stato
raggiunto nella precedente legislatura assieme a sindacati,
associazioni di categoria e dei consumatori. Quello di oggi è un
compromesso, ma siamo già di fronte a una prossima verifica, come
annunciato dallo stesso Tondo, e così torneranno a emergere le
medesime difficoltà tra i banchi della maggioranza. Due, però, i
punti di contrasto: non aver fissato per legge saldi e vendite
promozionali, e il disinteresse per il piccolo commercio, per il
quale è stato predisposto un ordine del giorno.
Non pensavamo - ha affermato Sergio Lupieri per il PD - che le
diversità del centrodestra emergessero così palesemente, non era
mai successo in quarant'anni che il presidente della Regione si
rivolgesse alla maggioranza per chiedere di ritirare gli
emendamenti. Per quanto concerne Trieste ha preso atto che a
tutela del capoluogo regionale e di Gorizia ci sarà solo un
ordine del giorno. Il disegno di legge non rispetta le
particolarità territoriali, danneggia i lavoratori, le
associazioni di categoria e i cittadini.
Maurizio Salvador (UDC) ha ricordato come con la Giunta Illy i
provvedimenti sul commercio promettessero rigore e
organizzazione, mentre nei fatti la programmazione non abbia mai
tenuto conto del commercio minore e di quello in montagna. Come
UDC abbiamo fortemente criticato quelle norme, oggi non ci
rimangiamo le critiche che allora facemmo, così come non ci
rimangiamo i valori di cui siamo portatori e che ci fanno
ribadire le stesse cose. Con il provvedimento in discussione si
cambia però in modo radicale l'impostazione della materia: mentre
prima, con la legge Bertossi, lo spirito era che si poteva tenere
aperto sempre, oggi poniamo uno sbarramento chiaro.
(segue)