II, III e IV Comm: audizione su Ferriera di Trieste (2)
(ACON) Trieste, 06 nov - ET - All'audizione hanno partecipato,
oltre agli Uffici di presidenza della II, III e IV Commissione
consiliare, anche i consiglieri interessati, in particolar modo
quelli eletti a Trieste.
La Ferriera è sconcertante, una bomba, si è perso già troppo
tempo. Il consigliere del PdL Maurizio Bucci, dopo essersi detto
a favore della chiusura dello stabilimento di Servola, ha
auspicato una forte presa di posizione della Commissione. Chiesto
rigore assoluto nell'applicare le previsioni dell'AIA
(autorizzazione integrata ambientale), specie nelle tempistiche e
sostegno all'ARPA per ottenere monitoraggi con dati certi, oltre
ad un tavolo tecnico ristretto che gestisca la questione.
Per Sergio Lupieri (PD), un monitoraggio serio è fondamentale.
Solo con dati certi si può evitare che si scontrino il diritto al
lavoro e quello alla salute. L'AIA può servire per far rientrare
nei parametri lo stabilimento. Il fine di un tavolo di
coordinamento, come prospettato dall'assessore Lenna, è una città
sicura e sana. Da verificare se un impianto come la Ferriera,
cento anni dopo la sua apertura, sia ancora compatibile con il
tessuto sociale della città. Secondo Lupieri, no.
Igor Kocijancic (SA) ha rilevato come, nonostante una mozione
parlamentare poco più di un mese fa, non sia ancora successo
nulla. Ancora un po' e forse sarà la crisi a far chiudere la
Ferriera, lasciando in dote il problema occupazionale e
dell'inquinamento. La maggioranza regionale ha, con l'assessore
competente, dimostrato responsabilità e in Consiglio ha convocato
rapidamente un'audizione congiunta da parte delle tre Commissioni
competenti, il sindaco Dipiazza ha dimostrato molto coraggio, ma
non ci sono ancora le soluzioni. Dobbiamo continuare a premere
sulla proprietà.
È un problema oramai squisitamente politico e come tale va
risolto. Per Edoardo Sasco (UDC), bisogna decidere se si vuole
chiudere o meno lo stabilimento, creare un comitato ristretto con
gli eletti triestini e amministratori competenti a tutti i
livelli, prevedere un capitolo di spesa regionale specifico,
prendersi un impegno pubblico e trasversale e produrre anche un
documento bipartisan da dare al presidente del Consiglio
Berlusconi, a breve in visita a Trieste.
Stefano Pustetto (SA) chiede la certezza dei controlli e dei dati
prodotti attraverso una presa in consegna di tutti i monitoraggi,
centraline e strumenti di misurazione da parte dell'ARPA. La
politica deve farsi carico per tempo del futuro degli operai
dello stabilimento, prima che il problema occupazionale esploda.
È una questione di rispetto della legge. Stefano Alunni
Barbarossa (IdV-Citt) è perentorio: ci sono delle leggi certe,
vanno fatte rispettare. Impegnarsi in controlli seri e con i dati
alla mano adoperarsi perché le previsioni vengano osservate dalla
proprietà. La politica entra in gioco quando si fanno le leggi,
ora il problema è di legalità.
Per Roberto Novelli (PdL) il problema nasce dallo scontro tra il
diritto al lavoro e il diritto alla salute. Dobbiamo avere la
forza di toccare i grossi interessi economici, uscire dalle
stanze e essere presenti lì dove le centraline non funzionano e
la popolazione non ottiene le risposte che dovrebbe avere.
La chiosa è di Alessandro Colautti (PdL). È il momento di
intraprendere una strada certa, precisa, senza attendere che sia
la crisi a toglierci le castagne dal fuoco. Ci vogliono dati
certi e l'ARPA va sostenuta e impegnata in tal senso, poiché qui
potremmo essere davanti a un problema di salute pubblica. Se
questo fosse il caso, è da valutare l'ipotesi di un
accompagnamento politico trasversale verso la chiusura dello
stabilimento.
(fine)