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CR: dibattito mozione lingue slavofone (3)

16.12.2008
12:28
(ACON) Trieste, 16 dic - MPB - Per Stefano Pustetto (SA) non bisogna confondere il parlare con l'identità nazionale, e aprire a tutti gli idiomi locali chiedendo leggi specifiche è strumentale. La legge deve sancire un principio e dare strumenti, altrimenti diventa un problema politico e per questo sono contrario, ha concluso dopo aver precisato che la matrice linguistica non va intesa come appartenenza a uno stato.

Non stiamo parlando di lingue da utilizzare in termini ufficiali ma che hanno radici storiche che non vanno confuse - ha affermato Roberto Asquini (Gruppo Misto) considerando un diritto per quelle popolazioni veder riconosciuta la loro radice storica non slovena ma slavofona. E' giusto definire queste radici per quello che sono e non forzare radici storiche che non esistono, ha concluso motivando la firma alla mozione e definendo un segnale positivo del Consiglio regionale rispettare le loro tradizioni.

Non ha nessun senso tutelare una lingua con un'altra, non si tutela il provenzale con il francese o il cimbro con il tedesco standard - ha affermato Ugo De Mattia (LN) citando gli articoli 2 e 4 della 482 e affermando che le lingue slave parlate in queste terre nascono da una identità. Per questo si chiede una tutela differenziata tenendo conto delle istanze delle popolazioni, ha concluso annunciando voto favorevole.

Mauro Travanut (PD) dichiarando di voler comprendere le motivazioni di chi ha presentato la mozione e i sentimenti che la animano, ha evidenziato che la differenza aleggia ovunque, che non ci si può inchinare ai desideri ma alla scienza, ricordando in fatto di lingue gli studi sulle caratteristiche sviluppato il secolo scorso dai grandi strutturalisti. E ha invitato a sospendere la questione e a organizzare un convegno con tecnici e studiosi per offrire al politico la possibilità di acquisire conoscenza.

La questione dei diritti è di prima grandezza - ha detto Roberto Antonaz (SA) citando l'esempio dei sauriani che parlano un linguaggio affine al tedesco e che, tutelati nella loro parlata, non rivendicano una autonomia linguistica. Nelle valli del Natisone c'è una richiesta diversa che va capita e da questa vicenda bisogna uscirne perché non si può pensare che ogni parlata diversa debba avere una tutela specifica: non la finiremmo più; si tratta invece di dare spazio e diritto a chi sente la propria parlata speciale e questo, di fatto, è riconosciuto con la legge di tutela.

(segue)