CR: dibattito mozione lingue slavofone (3)
(ACON) Trieste, 16 dic - MPB - Per Stefano Pustetto (SA) non
bisogna confondere il parlare con l'identità nazionale, e aprire
a tutti gli idiomi locali chiedendo leggi specifiche è
strumentale. La legge deve sancire un principio e dare strumenti,
altrimenti diventa un problema politico e per questo sono
contrario, ha concluso dopo aver precisato che la matrice
linguistica non va intesa come appartenenza a uno stato.
Non stiamo parlando di lingue da utilizzare in termini ufficiali
ma che hanno radici storiche che non vanno confuse - ha
affermato Roberto Asquini (Gruppo Misto) considerando un diritto
per quelle popolazioni veder riconosciuta la loro radice storica
non slovena ma slavofona. E' giusto definire queste radici per
quello che sono e non forzare radici storiche che non esistono,
ha concluso motivando la firma alla mozione e definendo un
segnale positivo del Consiglio regionale rispettare le loro
tradizioni.
Non ha nessun senso tutelare una lingua con un'altra, non si
tutela il provenzale con il francese o il cimbro con il tedesco
standard - ha affermato Ugo De Mattia (LN) citando gli articoli 2
e 4 della 482 e affermando che le lingue slave parlate in queste
terre nascono da una identità. Per questo si chiede una tutela
differenziata tenendo conto delle istanze delle popolazioni, ha
concluso annunciando voto favorevole.
Mauro Travanut (PD) dichiarando di voler comprendere le
motivazioni di chi ha presentato la mozione e i sentimenti che la
animano, ha evidenziato che la differenza aleggia ovunque, che
non ci si può inchinare ai desideri ma alla scienza, ricordando
in fatto di lingue gli studi sulle caratteristiche sviluppato il
secolo scorso dai grandi strutturalisti. E ha invitato a
sospendere la questione e a organizzare un convegno con tecnici e
studiosi per offrire al politico la possibilità di acquisire
conoscenza.
La questione dei diritti è di prima grandezza - ha detto Roberto
Antonaz (SA) citando l'esempio dei sauriani che parlano un
linguaggio affine al tedesco e che, tutelati nella loro parlata,
non rivendicano una autonomia linguistica. Nelle valli del
Natisone c'è una richiesta diversa che va capita e da questa
vicenda bisogna uscirne perché non si può pensare che ogni
parlata diversa debba avere una tutela specifica: non la
finiremmo più; si tratta invece di dare spazio e diritto a chi
sente la propria parlata speciale e questo, di fatto, è
riconosciuto con la legge di tutela.
(segue)