III Comm: proposte di legge sulle liste di attesa, audizioni
(ACON) Trieste, 29 gen - RC - Giornata dedicata alle opinioni
del mondo sanitario regionale pubblico e privato, per la III
Commissione consiliare presieduta da Giorgio Venier Romano (UDC)
e impegnata nell'analisi di due proposte di legge (la numero 3 di
Roberto Asquini del Gruppo Misto e la numero 44 del gruppo PdL,
primo firmatario Massimo Blasoni) inerenti la riduzione dei tempi
delle liste d'attesa per le prestazioni sanitarie.
I punti salienti dei due provvedimenti possono essere così
riassunti: il n. 3 prevede che qualora un cittadino abbia una
prenotazione che supera i 90 giorni di attesa, può effettuare la
prestazione presso un'altra struttura regionale, anche privata
purché certificata o accreditata, che la garantisca entro 80
giorni, oppure può chiedere alla struttura pubblica la
prestazione in regime di libera professione pagando solo il
ticket.
Il n. 44 parla di responsabilità delle Aziende sanitarie nel
definire le sedi dove le prestazioni devono essere eseguite, nel
pagare le prestazioni al cittadino costretto a rivolgersi
altrove, nell'attivare le apparecchiature per 12 ore al giorno 6
giorni su 7; responsabilità dei direttori generali nel far
rispettare tempi congrui pena il decurtamento del 25% del loro
compenso integrativo; responsabilità dei medici generali e dei
pediatri di libera scelta a richiedere solo prescrizioni
appropriate; responsabilizzazione del cittadino attraverso il
rimborso della prestazione nel caso in cui non si presentasse
all'esame senza adeguato motivo.
Finalità condivisibili a detta di tutti i presenti intervenuti,
ma levata di scudi e rimpallo dove le proposte affermano che va
aumentata l'offerta per arginare la domanda. Si deve accentuare
l'aspetto dell'appropriatezza delle prescrizioni - hanno detto i
direttori delle ASS. Non c'è dottore che richieda prescrizioni
inutili - hanno risposto i rappresentanti dei medici di base.
Semmai - hanno suggerito tutti - educhiamo i cittadini a non
pretendere esami inutili. E anche portare l'uso delle
attrezzature a 12 ore per 6 giorni non darà - a loro dire - i
risultati sperati ma solo un aumento insostenibile dei costi,
sino a 1,5 milioni di euro in più all'anno, per pagare più
medici, più radiologi, più infermieri, tutti professionisti
oltretutto difficilmente reperibili sul mercato.
Il territorio regionale non registra gravi attese - hanno
aggiunto un po' tutti pur ammettendo alcuni casi particolari (ad
esempio per colonscopie, endoscopie e radioterapie) - e si sta
già facendo tutto quanto è in nostro potere. Ciò che non si fa è
perchè mancano i fondi adeguati. Anche comprimere l'attività di
libera professione dei medici non porterebbe alcun vantaggio
anche perché si tratta di una parte marginale della loro
attività. Certo che - ha ammesso qualcuno - è difficile rendere
appetibile un lavoro quando un medico si paga 60 euro all'ora
contro le 80/100 che può guadagnare in mezz'ora di prestazione
privata.
Se poi c'è chi ha fatto presente che la vera emergenza è la
mancanza di letti per alcuni reparti, altri hanno sottolineato
alcune imperfezioni tecniche e nell'uso del termine emergenza,
piuttosto che un'eccessiva genericità nel parlare di area vasta.
La seconda fase delle audizioni ha visto i commenti dei sindacati
dei medici generali e specialistici e dei rappresentanti delle
organizzazioni dei consumatori.
Anche da parte delle organizzazioni sindacali sono state
presentate le medesime obiezioni sollevate in precedenza: posto
che gli obiettivi delle leggi non possono che essere accolti,
l'appropriatezza delle prescrizioni è evasa dai medici che si
tutelano dalle rivalse dei pazienti con esami eccessivi; la
libera professione intramuraria per lo più è marginale all'intera
attività del medico; ci sono pochi tecnici ad esempio radiologi
perché sono pochi i posti disponibili presso le scuole di
specializzazione; devono essere garantiti i fondi che rendano
attuabili le due leggi.
Per le organizzazioni dei consumatori, invece, tra le varie
osservazioni si evidenzia la richiesta di un call center
regionale che integri quelli esistenti; la decurtazione del
premio dei direttori generali superiore al 25% per essere
efficace; per responsabilizzare i cittadini, le prestazioni siano
pagate anticipatamente e non alla loro fruizione. Ma c'è stato
anche chi ha criticato la poca presenza, nei due testi, della
figura dell'ammalato; il non tener conto che non tutte le
prestazioni sono prenotabili via CUP; le apparecchiature che si
vuol fare funzionare per più ore sono delicate e hanno una
pesante manutenzione.
(immagini tv)