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CR: mozione politiche sanitarie per stranieri irregolari (5)

02.02.2009
17:16
(ACON) Trieste, 02 feb - MPB - Le politiche sanitarie della Regione per quanto riguarda gli stranieri non in regola con le norme relative all'ingresso e al soggiorno, vanno ulteriormente uniformate alla normativa statale in vigore nel rispetto, in particolare, dei principi della Costituzione, del Codice penale e della giurisprudenza che da esso deriva, del Codice di deontologia medica. La Giunta deve proseguire la propria azione su questa strada.

E' l'impegno a cui l'Esecutivo regionale è richiamato dalla mozione presentata dal capogruppo del Partito Democratico Gianfranco Moretton e sottoscritta dai colleghi Annamaria Menosso, Franco Codega, Sergio Lupieri e Paolo Menis, sulla quale l'Aula è stata chiamata a pronunciarsi.

Nell'illustrarla, Sergio Lupieri ha ricordato le dichiarazioni di alcuni esponenti della maggioranza e della Lega Nord in Consiglio regionale circa la legittimità dell'obbligo da parte del Servizio sanitario regionale di prestare assistenza sanitaria a cittadini stranieri non in regola e circa il dovere da parte dei sanitari di segnalarli all'autorità giudiziaria.

Siamo preoccupati di questo - ha detto - proprio perché la Costituzione chiede a tutti i cittadini l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Inoltre, annovera la tutela della salute fra i diritti fondamentali dell'individuo, considerandola interesse della collettività, indipendentemente dall'appartenenza a uno Stato o a un altro. La Repubblica, poi, in base all'art. 32 della Carta costituzionale, garantisce cure gratuite agli indigenti. Senza distinzione, ha sottolineato Lupieri richiamando anche il Testo unico sull'immigrazione e la legge Bossi-Fini.

Il Testo unico, tra l'altro, stabilisce che ai cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale, e non in regola, siano assicurate nei presidi pubblici e accreditati cure ambulatoriali e ospedaliere urgenti o, comunque, essenziali, ancorché continuative per malattia e infortunio, e a essi sono anche estesi i programmi di medicina preventiva. Le prestazioni sono erogate senza oneri se i richiedenti sono privi di risorse economiche sufficienti, fatte salve le quote di partecipazione alla spesa, a parità con i cittadini italiani. L'accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola non può comportare alcun tipo di segnalazione all'autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, sempre a parità di condizioni con il cittadino italiano.

Sia la negazione delle prestazioni sanitarie essenziali, sia l'obbligo di segnalazione per i professionisti sanitari - ha precisato Lupieri - presuppongono la modifica non solo del Codice penale, del Codice di deontologia medica e delle attuale normativa di riferimento, ma anche della Costituzione, tutti ambiti sui quali la Regione non ha potestà legislativa. Rispetto ai quali però la Giunta deve continuare a uniformare le proprie politiche sanitarie riguardo alle cure agli stranieri. Sono normative non nate dal presupposto dei costi, ma della tutela dei diritti delle persone che costituiscono interesse della collettività - ha infine ribadito Lupieri, indicando da parte del centro destra, e specialmente della Lega Nord, una deriva discriminatoria e una campagna di falsa informazione sui dati.

Parlando delle cifre, Lupieri ha ricordato che esiste un budget speciale che deriva dal Fondo sanitario nazionale, con limite annuale, che va a coprire le spese dei cittadini stranieri, quasi sempre bambini che vengono a curare in Italia malattie impossibili da curare nei loro Paesi d'origine. Progetti europei e nazionali di solidarietà finanziati con fondi europei o statali che non si possono conteggiare fra le spese della Regione, ha concluso Lupieri ricordando anche le modeste spese dell'ambulatorio stranieri di Trieste, di Pordenone e di Udine, interno all'ospedale, e l'opera di associazioni quali Bambini del Danubio o la Fondazione Lucchetta Ota D'Angelo Hrovatin che finanziano i ricoveri e le terapie di bambini stranieri che a casa loro non potrebbero essere curati.

(segue)