CR: mozione politiche sanitarie per stranieri irregolari (5)
(ACON) Trieste, 02 feb - MPB - Le politiche sanitarie della
Regione per quanto riguarda gli stranieri non in regola con le
norme relative all'ingresso e al soggiorno, vanno ulteriormente
uniformate alla normativa statale in vigore nel rispetto, in
particolare, dei principi della Costituzione, del Codice penale e
della giurisprudenza che da esso deriva, del Codice di
deontologia medica. La Giunta deve proseguire la propria azione
su questa strada.
E' l'impegno a cui l'Esecutivo regionale è richiamato dalla
mozione presentata dal capogruppo del Partito Democratico
Gianfranco Moretton e sottoscritta dai colleghi Annamaria
Menosso, Franco Codega, Sergio Lupieri e Paolo Menis, sulla quale
l'Aula è stata chiamata a pronunciarsi.
Nell'illustrarla, Sergio Lupieri ha ricordato le dichiarazioni di
alcuni esponenti della maggioranza e della Lega Nord in Consiglio
regionale circa la legittimità dell'obbligo da parte del Servizio
sanitario regionale di prestare assistenza sanitaria a cittadini
stranieri non in regola e circa il dovere da parte dei sanitari
di segnalarli all'autorità giudiziaria.
Siamo preoccupati di questo - ha detto - proprio perché la
Costituzione chiede a tutti i cittadini l'adempimento dei doveri
inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Inoltre, annovera la tutela della salute fra i diritti
fondamentali dell'individuo, considerandola interesse della
collettività, indipendentemente dall'appartenenza a uno Stato o a
un altro. La Repubblica, poi, in base all'art. 32 della Carta
costituzionale, garantisce cure gratuite agli indigenti. Senza
distinzione, ha sottolineato Lupieri richiamando anche il Testo
unico sull'immigrazione e la legge Bossi-Fini.
Il Testo unico, tra l'altro, stabilisce che ai cittadini
stranieri presenti sul territorio nazionale, e non in regola,
siano assicurate nei presidi pubblici e accreditati cure
ambulatoriali e ospedaliere urgenti o, comunque, essenziali,
ancorché continuative per malattia e infortunio, e a essi sono
anche estesi i programmi di medicina preventiva. Le prestazioni
sono erogate senza oneri se i richiedenti sono privi di risorse
economiche sufficienti, fatte salve le quote di partecipazione
alla spesa, a parità con i cittadini italiani. L'accesso alle
strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola non
può comportare alcun tipo di segnalazione all'autorità, salvo i
casi in cui sia obbligatorio il referto, sempre a parità di
condizioni con il cittadino italiano.
Sia la negazione delle prestazioni sanitarie essenziali, sia
l'obbligo di segnalazione per i professionisti sanitari - ha
precisato Lupieri - presuppongono la modifica non solo del Codice
penale, del Codice di deontologia medica e delle attuale
normativa di riferimento, ma anche della Costituzione, tutti
ambiti sui quali la Regione non ha potestà legislativa. Rispetto
ai quali però la Giunta deve continuare a uniformare le proprie
politiche sanitarie riguardo alle cure agli stranieri. Sono
normative non nate dal presupposto dei costi, ma della tutela dei
diritti delle persone che costituiscono interesse della
collettività - ha infine ribadito Lupieri, indicando da parte del
centro destra, e specialmente della Lega Nord, una deriva
discriminatoria e una campagna di falsa informazione sui dati.
Parlando delle cifre, Lupieri ha ricordato che esiste un budget
speciale che deriva dal Fondo sanitario nazionale, con limite
annuale, che va a coprire le spese dei cittadini stranieri, quasi
sempre bambini che vengono a curare in Italia malattie
impossibili da curare nei loro Paesi d'origine. Progetti europei
e nazionali di solidarietà finanziati con fondi europei o statali
che non si possono conteggiare fra le spese della Regione, ha
concluso Lupieri ricordando anche le modeste spese
dell'ambulatorio stranieri di Trieste, di Pordenone e di Udine,
interno all'ospedale, e l'opera di associazioni quali Bambini del
Danubio o la Fondazione Lucchetta Ota D'Angelo Hrovatin che
finanziano i ricoveri e le terapie di bambini stranieri che a
casa loro non potrebbero essere curati.
(segue)