CR: pdl sicurezza, il dibattito (9)
(ACON) Trieste, 01 apr - ET - Massimo Blasoni (PdL) etichetta
il provvedimento come espressione di un momento culturale, la
necessità di associarsi spontaneamente per la sicurezza forse nel
timore di una multiculturalità in rapida ascesa e per una
percezione di criminalità diffusa. La sicurezza è un'attività nel
campo del sociale come altre attività di volontariato, ha detto
il consigliere, che ha avanzato la proposta di estendere la
definizione di legittima difesa anche ai casi dei furti in casa.
Igor Gabrovec (PD) chiede al Consiglio di fermarsi e riflettere,
perché la trattazione di un tema così complesso andrebbe svolta
in modo più positivo. La legge non corrisponde alle aspettative
delle Amministrazioni, alle persone a cui è dedicata e questo
fatto non può essere travisato. I contenuti ascritti alle
associazioni di volontari sono un altro dei punti sui quali il
consigliere chiede maggiore cautela, paventando possibili
degenerazioni, simili a quelle già accadute il secolo scorso in
Italia.
Giorgio Baiutti (PD) preannuncia emendamenti di natura
finanziaria sulle previsioni di contributi per i privati e le
aziende che installano sistemi di sicurezza, chiedendo di porre
limiti e modalità certe per non incorrere in una spesa
incontrollata e risarcire chi, per legge, è già assicurato.
Chieste anche maggiori specifiche per gli edifici di culto.
Per Giorgio Brandolin (PD) la sicurezza è data da un territorio
vissuto con serenità dagli abitanti e gestito con una discreta
presenza delle forze dell'ordine. Il consigliere trova che quanto
proposto dal provvedimento vada nella direzione opposta e sia
strumentale all'alimentazione della paura, che porterà allo
spopolamento del territorio e al peggioramento della situazione.
Brandolin ha anche chiesto che si valorizzi il ruolo del
Consiglio delle Autonomie, degli amministratori locali, invece di
sminuire la portata della titolarità - specie dei sindaci - sulla
sicurezza, in una pericolosa deriva di centralismo regionale.
Per Paolo Menis (PD) la scelta di escludere la parte meno
controllabile e più debole dalla società con politiche imperniate
sulla tolleranza zero, ha creato il mito del diritto alla
sicurezza, trasformandola in un nuovo privilegio al quale
aspirare. Anche la maggioranza ha operato in tal senso
cancellando il welfare, spingendo i meno fortunati verso il
baratro, alimentando il panico morale sovresponendo fatti
criminosi per far percepire disordine sociale. La politica di
prevenzione, sostiene Menis, va invece accompagnata con la
conoscenza dell'altro, il coinvolgimento, scegliendo piuttosto di
potenziare la presenza del pubblico sul territorio, quello più
prossimo al cittadino: vigili e insegnanti.
(segue)