VI Comm: illustrate tre proposte di legge su tutela dialetti
(ACON) Trieste, 09 apr - DT - Un patrimonio culturale unico,
dove accanto a friulano, sloveno e tedesco da secoli sono
radicate altre lingue storiche di straordinario interesse, ma
ancora poco valorizzate. E queste sono le parlate (venete,
soprattutto) che poi, a contatto con il mondo friulano o
mitteleuropeo, hanno assunto a loro volta una fisionomia unica e
irripetibile: sono, quindi, il triestino, il muggesano, il
bisiaco, il gradese, il maranese, il veneto-udinese e quello
parlato a Pordenone, l'istriano, e - per uscire dall'influenza
della Serenissima - il friulano-goriziano, il resiano, il
natisoniano e il po nasen.
Per valorizzare e salvaguardare questi idiomi storici sono state
presentate alla VI Commissione consiliare, presieduta da Piero
Camber (PdL), tre proposte di legge molto simili tra loro: la
prima, con primo firmatario proprio Camber assieme ai colleghi di
gruppo Daniele Galasso, Gaetano Valenti, Antonio Pedicini e
Roberto Novelli, poi Giorgio Venier Romano (UDC) e Luigi Ferone
(Pensionati), dedicata alla tutela dei dialetti in genere; la
seconda, del gruppo della LN con Federico Razzini primo
firmatario, e la terza, dell'IdV-Citt assieme a SA (con la prima
firma di Piero Colussi e Antonaz per SA) più specifica per le
sole parlate venete.
Su questi tre provvedimenti la Commissione ha deciso di
costituire il Comitato ristretto cui spetterà il compito di
giungere così a un testo unico.
"Siamo nell'era della globalizzazione, ha spiegato Camber, eppure
giustamente difendiamo tipicità e culture. Tutelare oggi i
dialetti e le parlate locali non significa incentivare
anacronistici particolarismi etnico-linguistici, ma garantire
pari dignità e possibilità di espressione a una pluralità di
forme espressive, al considerevole patrimonio culturale della
nostra regione".
"La scomparsa di queste parlate farebbe del Friuli Venezia Giulia
una regione un po' meno speciale, ha affermato Razzini. Una legge
di questo tipo potrebbe offrire finalmente gli strumenti per
sostenere i giovani ricercatori o i molti insegnanti che
vorrebbero far conoscere la lingua di questi luoghi alle nuove
generazioni. Ed è anche un ulteriore passo sul sentiero della
conoscenza reciproca tra le varie genti che abitano questi luoghi
e quelli a noi immediatamente più vicini con cui la Regione sta
già portando avanti importanti progetti di collaborazione".
"E' naturale che dopo le leggi di tutela del friulano e dello
sloveno approvate dalla precedente maggioranza e in attesa di
quella sul tedesco, ha fatto presente Colussi, la Regione si
attivi per preservare e valorizzare anche quest'altro suo
variegato patrimonio linguistico. Un diritto, tra l'altro,
pienamente riconosciuto dalla Costituzione, ribadito dallo
Statuto di autonomia della nostra Regione e sottolineato
ulteriormente dalla Convenzione sulla protezione e la promozione
della diversità delle espressioni culturali del 2005".
Bisogna ricordare, poi, hanno sottolineato Camber, Razzini e
Colussi, che già da tempo altre Regioni - Sicilia, Piemonte,
Emilia Romagna, Lazio, Liguria e Veneto - si sono dotate di leggi
finalizzate a tutelare e valorizzare i propri dialetti.
Nella proposta di legge di Camber sono i Comuni, con una delibera
(serve il sì dei due terzi dei consiglieri), a riconoscere i
dialetti. Compito della Regione, invece (ed è quanto propongono
anche LN e IdV-Citt), promuoverli e preservarli, incoraggiarne
l'uso scritto e orale, sostenere studi e ricerche, seminari e
convegni, attività editoriali e culturali (festival, iniziative
discografiche e multimediali, esposizioni, trasmissioni
radiotelevisive), organizzare specifiche sezioni nelle
biblioteche pubbliche e incrementare i fondi bibliografici e gli
archivi (anche con sonori e video per canti, musiche strumentali
e danze tradizionali), mettere a disposizione mezzi adeguati per
il loro insegnamento, per iniziative scolastiche, corsi di
formazione e aggiornamento, e - in collaborazione con gli atenei
e i centri culturali pubblici e privati - la ricerca scientifica
sul patrimonio linguistico del Friuli Venezia Giulia.
Da parte sua Razzini ha aggiunto due articoli dedicati alla
toponomastica (con i contributi assegnati per il ripristino di
quella tradizionale) e alla grafia (una Commissione scientifica
determinerà la scrittura di riferimento delle diverse parlate). E
poi si parla di incontri e progetti con le comunità venetofone
del Veneto, Slovenia, Croazia e Montenegro, e con quelle
friulane, slovene e tedesche per favorire una maggiore conoscenza
tra le genti, borse di studio e premi annuali per tesi di laurea,
nonché - nelle scuole - concorsi e corsi facoltativi di storia,
cultura e lingua veneta.
Nella proposta di IdV-Citt, infine, la peculiarità di affidare
all'ARLeF (Agenzia regionale per la lingua friulana) la gestione
degli interventi previsti dalla proposta. Di fatto, diverrebbe
così l'Agenzia per le politiche linguistiche della regione con
compiti non limitati al solo friulano. Per evitare inutili
doppioni, e utilizzare personale e strutture già esistenti.
(immagini tv)
(segue)