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III Comm: audizione con Università Trieste e Udine

21.04.2009
16:26
(ACON) Trieste, 21 apr - ET - La III Commissione - presidente Giorgio Venier Romano (UDC) - ha sentito le università di Udine e Trieste per comprendere quali saranno gli effetti del decreto di fine marzo del ministero dell'Istruzione sulle scuole di specializzazione mediche per l'anno accademico 2008/2009.

Per il rettore dell'Ateneo triestino, Francesco Peroni, che ha sottolineato la forte sinergia tra i due centri universitari, il nocciolo della questione è il trasferimento delle sedi amministrative delle scuole di specializzazione medica fuori regione, con spostamento di risorse e implicazioni assistenziali. Per il rettore di Udine, Cristiana Compagno, le previsioni del Governo centrale non riducono i costi e non rispondono ai fabbisogni del territorio. Il totale dei corsi specialistici in Italia non sarebbe infatti diminuito, ma solo distribuito diversamente sul territorio nazionale e i contratti per specializzandi offerti alla regione non corrispondono alle esigenze del territorio.

Per il preside della facoltà di medicina di Trieste, Secondo Guaschino, non è riscontrabile una chiara logica dietro agli accorpamenti. "Noi abbiamo bisogno di pediatri e ci fanno formare ortopedici", ha detto Guaschino sottolineando la perdita di due specialità fondamentali e il non ottenimento di una terza: gastroenterologia, urologia e radioterapia. Per Massimo Bazzocchi, preside di medicina a Udine, il provvedimento è iniquo e poco lungimirante, perché disattende ai bisogni del territorio. Alla lista delle specialità mancanti ha aggiunto anche infettivologia. Federare le scuole, giocando d'anticipo sui possibili futuri tagli nazionali, è la proposta del preside di Trieste.

Su domanda del consigliere Blasoni (PdL) sul pregresso, la Direzione regionale della Salute e Protezione sociale ha fornito i numeri. In base a quanto stabilito ad oggi, lascerebbero la regione 8 specialità, su un totale delle 47 attuali, dovute alla federazione di 7 scuole dei due Atenei sulle 54 dell'anno scorso. La Regione ha chiesto al ministero 149 contratti di specializzazione ottenendone 125, dei quali 17 non conformi ai bisogni.

Le necessità di medici specialisti sono concordate annualmente tra Direzione regionale e Atenei e trasmesse al ministero. Come mai, durante le conferenza Stato Regioni queste siano state prima recepite e poi disattese con il decreto di fine marzo, è stata la domanda di Franco Codega (PD). Sergio Lupieri (PD) ha chiesto che l'assessore Kosic e il presidente Tondo di attivino per evitare ricadute negative sulla salute dei cittadini, Piero Colussi (IdV-Citt) si è concentrato sulla rilevazione del fabbisogno. Siamo di fronte a un razionamento più che a una razionalizzazione, ha detto Franco Dal Mas (PdL), mentre Paolo Ciani (PdL) e Stefano Pustetto (SA) hanno chiesto ai due Atenei di fare sistema per rendere più agevole l'azione politica di sostegno.

I consiglieri hanno analizzato anche quali azioni condivise intraprendere dopo quanto sentito. Se la proposta di mozione avanzata da Colussi è stata giudicata impraticabile a causa delle differenti visioni politiche sulle responsabilità della situazione attuale, la Commissione ha stabilito di redigere una lettera per gli assessori alla Sanità e Università, Kosic e Rosolen e al presidente Tondo, con la quale chiedere chiarimenti sui criteri nazionali di attribuzione di contratti di formazione medica specialistica alle varie regioni e un'azione perché vengano tenuti in debita considerazione i fabbisogni del Friuli Venezia Giulia.

(foto - immagini tv)