Pari opportunità, presentato decalogo su elezioni e media
(ACON) Trieste, 22 apr - DT - Essere candidata non è come
essere candidato. Ed essere inserite nelle liste non significa
elezione. Santa Zannier, presidente della Commissione regionale
pari opportunità, lancia un appello: alle prossime elezioni
europee e amministrative di giugno la par condicio sia valida non
solo per i partiti, ma anche tra candidati-e.
"Bisogna impegnare i partiti - ha affermato - in un comportamento
rispettoso delle pari opportunità. Il che vuol dire che non basta
essere presenti nelle liste, quello che conta è venire elette. La
stessa legge regionale è, in questo, un piccolo traguardo, una
sua modifica non ci vede d'accordo: noi non ci sentiamo una quota
rosa bensì paritarie agli uomini, ma quando si dice che le donne
non hanno bisogno di protezioni per essere elette, per fare
politica, questa è pura demagogia".
E difatti la Commissione ha presentato per questo turno
elettorale un decalogo perché uomini e donne in politica siano
alla pari. Una sorta di patto tra mezzi di comunicazione e
politica per denunciare, anche, tutto quello che non fa pari
opportunità. Perciò le redazioni si adoperino per un'offerta
informativa alla pari; i media facciano emergere la
sottorappresentanza femminile in politica e analizzino le
differenze tra partiti e tra regioni; si informino poi gli
elettori sulle modalità con le quali i partiti affrontano la
parità al loro interno e si analizzino le proposte elettorali,
evidenziando la progressione o meno delle donne, confrontando la
loro presenza nelle liste e le probabilità di elezione; nei
dibattiti vengano intervistate le donne sugli stessi argomenti
proposti agli uomini; si provveda perché il tempo di parola sia
equamente ripartito e, infine, vengano valorizzate anche quelle
donne che volti noti non sono, ma nuovi sì.
"Ai partiti, ha concluso la Zannier, chiediamo un'attenzione
maggiore verso le donne. E al Corecom (che da domani inizia le
rilevazioni sulla par condicio anche per le amministrative,
mentre sono già partite quelle per le europee) una verifica nelle
pari opportunità tra candidati di genere".
"Finché l'elezione di una donna verrà considerata un problema, ha
sottolineato la vicepresidente del Consiglio nonché consigliera
del PD Annamaria Menosso, allora non avremo mai sufficiente
visibilità e moltissime difficoltà a emergere rispetto agli
uomini. E' il passaggio culturale da parte della classe politica
che manca. Infatti, la modifica alla normativa regionale sulle
elezioni proposta dal PdL voleva togliere proprio
l'obbligatorietà di un terzo di assessori donna in Giunta e la
disposizione che prevede contributi più cospicui a quei gruppi
che hanno fatto eleggere donne in Consiglio. Il tutto con scuse
banali che rigettiamo. Dobbiamo invece dare l'opportunità a chi
vuole esserci di poterci essere".
"Bisogna insistere nella costruzione di una cultura nuova, e lo
possiamo fare soltanto con un patto tra istituzioni, partiti e
media, ha annotato Ester Pacor, della Commissione. La
disposizione di un terzo di donne nel Governo della Regione
andrebbe, anzi, estesa fin alle circoscrizioni. E poi pretendere
le preferenze, che questa legge elettorale nazionale ci ha
tolto".
(foto; immagini tv)