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IdV-Citt: Colussi, su bonus bebè molto rumore per nulla

12.06.2009
15:59
(ACON) Trieste, 12 giu - COM/ET - Tanto, tantissimo rumore per nulla. Non si può dire altro riguardo alla campagna mediatica lanciata dal presidente Tondo, sin dalla sua elezione, sulla reintroduzione del bonus bebé e la qualità delle decisioni prese ieri dalla sua Giunta.

A sostenerlo, il capogruppo di IdV-Cittadini Piero Colussi. L'Esecutivo regionale, dopo aver creato grandi aspettative e illuso le famiglie sulla portata del provvedimento - alcuni giornali, alcune settimane fa titolavano "Bonus bebè, per 50 mila famiglie in arrivo l'assegno di 1000 euro" - ha ieri fissato in "ben" 500 euro il contributo dell'assegno di natalità, perno del nuovo welfare regionale targato centro-destra.

Una decisione deludente - a detta di Colussi - dall'impatto pari a zero, considerato che non saranno certamente questi 500 euro una tantum a garantire un adeguato sostegno alle famiglie alle prese con la nascita di un figlio e la crisi economica.

Un contributo risibile, insufficiente come del pari insufficiente era stato lo stanziamento di 10 milioni di euro volendo assegnare il bonus anche ai nati a partire dal 1 gennaio 2007 e volendo allargare la platea dei beneficiari anche alle famiglie con reddito ISEE superiore a 11.000.

Ritengo che - continua il capogruppo - se la coperta è corta, il buon padre di famiglia non si pone l'obiettivo di accontentare tutti ma, in primis, quelli più in difficoltà, i più bisognosi. Registro che, anche in questa occasione, si è scelta la strada del consenso a scapito della qualità e dell'efficacia degli interventi.

Secondo Colussi, il provvedimento introduce una inaccettabile discriminazione nei confronti dei figli degli immigrati, basata sul criterio della residenza che avrebbe già provocato la richiesta di spiegazioni da parte del commissario europeo a Giustizia, Libertà e Sicurezza Jacques Barrot.

Il provvedimento, inoltre, prevedendo la possibilità per i Comuni di integrare l'assegno, discrimina ulteriormente i Comuni più piccoli e poveri che, di fronte a casi di reale disagio dei propri cittadini, non potranno neppure integrare l'assegno con fondi propri.