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PD: Menis, bonus bebè discrimina gli stranieri

15.06.2009
11:45
(ACON) Trieste, 15 giu - COM/AB - Sul via libera al bonus bebè si registra la presa di posizione del consigliere regionale del PD Paolo Menis.

"Con la definizione dell'importo dell'assegno una tantum per le nascite e le adozioni di minori, avvenute tra il primo gennaio 2007 e il 31 dicembre 2009 - come previsto dalla legge del 2006 sugli interventi regionali a sostegno della famiglia e della genitorialità, si completa l'iter di uno dei più discussi provvedimenti anticrisi targati Tondo-Molinaro.

"Il regolamento prevede che per il primo figlio i genitori (coniugati, conviventi oppure no, separati, divorziati o anche nel caso di genitore unico) potranno ricevere un assegno che va da un minimo di 500 fino a un massimo di 1000 euro, che potrà essere ulteriormente aumentato nel caso di intervento dei Comuni. Molti dubbi, però, permangono su parti della regolamentazione attuativa.

"Non dimentichiamo - sottolinea Menis - che il dissenso più grande sul documento, anche in sede di dibattito in Consiglio regionale, si è avuto non tanto sui contenuti quanto sul requisito di residenza, voluto fortemente dalla Lega Nord, necessario per ricevere il sussidio: dieci anni di residenza in Italia o almeno cinque in Friuli Venezia Giulia. Una condizione che si pone in evidente contrasto con la nostra Costituzione, che garantisce il diritto all'istruzione e pari opportunità negli studi, e con il diritto comunitario, che esclude ogni forma di discriminazione, anche indiretta, fondata cioè sul requisito di anzianità di residenza. "Evidentemente - continua il consigliere - per la maggioranza di centrodestra i bambini sono diversi se il loro papà ha lavorato fuori regione o non è italiano a tutti gli effetti. Quella fatta sui bambini è una discriminazione odiosa, che offende la lunga tradizione di civiltà della nostra gente e trasforma il welfare regionale da strumento di integrazione sociale a mezzo di emarginazione. "Ma c'è anche chi ha la memoria corta - aggiunge Menis. Dove sono finiti oggi tutti coloro che, solo due anni fa, nell'aula del Consiglio Regionale o dalle rispettive associazioni ecclesiali, gridavano allo scandalo in occasione dell'approvazione della legge regionale 11/2006 dell'Amministrazione Illy sulla famiglia e la genitorialità, quando prevedeva l'apertura alle coppie di fatto per beneficiare, al pari di quelle sposate, del contributo sui figli? "Eppure dai verbali - conclude Menis - né l'assessore Molinaro, che era stato il più forte avversatore della legge sulla famiglia, né molti altri suoi colleghi hanno detto nulla per la parte del Regolamento (art. 3) che assegna i fondi anche alle coppie conviventi di fatto per i loro nuovi figli. Una conversione che ha dell'incredibile e che ha coinvolto anche altri organismi che per anni avevano gridato allo scandalo, spiegando che l'unica famiglia a cui riferirsi fosse quella sposata. Ci fa molto piacere che ci siano state queste conversioni; ora vedremo se, nel prossimo futuro, verranno confermate da comportamenti e prese di posizione coerenti".