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PD: Comunità montane, manca un progetto, continuano gli spot

04.08.2009
17:27
(ACON) Trieste, 04 ago - COM/AB - Le dichiarazioni del presidente della Regione Renzo Tondo rese nell'incontro con i neo-commissari delle Comunità montane dimostrano ancora una volta come questa maggioranza regionale sia priva di un progetto reale per le autonomie locali del Friuli Venezia Giulia.

Lo sostengono i consiglieri regionali del PD Enzo Marsilio, Sandro Della Mea e Franco Iacop che aggiungono.

Continua la politica degli spot, degli annunci delle cose da fare e in definitiva si procede con le contraddizioni del presidente Tondo e della sua maggioranza che spesso cambia idea e, in genere, ci abitua a vivere alla giornata. In questi giorni, proceduto alle nomine dei commissari delle Comunità montane, in tutta fretta dopo che qualcuno si era accorto che potevano cadere i presupposti del provvedimento di commissariamento, il presidente Tondo annuncia che l'obiettivo prioritario dei commissari sarà di ridurre drasticamente le spese (si vedrà poi quanto costerà ogni commissario), di accelerare l'iter amministrativo delle pratiche e di risolvere i problemi della montagna.

Impossibile. Come può un dirigente regionale o un segretario comunale, a cui serviranno mesi per comprendere tutte le attività e le funzioni delle Comunità montane e con un mandato di un anno (mentre ci doveva essere la riforma delle autonomie locali entro il 31 dicembre 2009 come indicato nell'ordine del giorno presentato alla Giunta dalla Lega), risolvere i problemi della montagna e di una istituzione pubblica comunque complessa quale la Comunità. Si richiama la volontà di un incontro con tutti i sindaci dei Comuni montani per esaminare assieme la riforma delle autonomie locali con riferimento alle esigenze della montagna. Ma di quale riforma si tratta? Qual è la proposta della Giunta Tondo sul riassetto delle autonomie locali? Non c'è nulla, nonostante gli annunci che si susseguono e che giungono da più parti. Si afferma la volontà di coinvolgere i sindaci, quando con la scelta di nominare i commissari si incorre in un chiaro quanto evidente atto di sfiducia nei loro confronti, considerati incapaci di gestire il loro ente comprensoriale.

Il ricorso di Tondo all'annunciato confronto con i sindaci, più che un'adesione sincera e convinta ai principi di democrazia e di concertazione, che richiedono il confronto con i principali rappresentanti del territorio, appare come una necessità per corrispondere alle previsioni della sentenza della Corte costituzionale del 2001, pena l'invalidità del provvedimento stesso.

L'affermazione poi che le Comunità montane nel tempo hanno perso l'elasticità iniziale e la reale rappresentatività politica complessiva, svela la vera motivazione che ha portato alla loro chiusura: altroché disegno strategico di riforma, si vuole ricondurre a un controllo centralista anche le istituzioni oggi rette dalle espressioni dei territori.

Se poi tutto andrà a rotoli poco importa. Ciò che conta di più è riuscire a dare la sensazione di saper cambiare, indipendentemente dal risultato finale. Siamo certi che in questo modo non solo non si ridurrà alcuna spesa, ma non si potranno nemmeno dare risposte convincenti alle esigenze della montagna, mentre si indebolirà ancora di più la sua autonomia e quindi la sua capacità di scelta e, alla fine, non si garantirà alcuna riforma utile ed efficace perché non sarà né partecipata né condivisa.