PD: Menosso, residenza non può essere criterio nel welfare
(ACON) Trieste, 15 set - COM/ET - La Lega vorrebbe imporre la
propria proposta di legge ponendo dei limiti temporali per
accedere a una serie di servizi e contributi di carattere
sociale. Annamaria Menosso (PD) ritiene che sia evidente che non
si tratta di una questione di anni, bensì il principio di
universalità di diritti e, in particolare, di diritto all'accesso
ad alcune prestazioni, che altro non sono se non il concretarsi
di diritti fondamentali della persona (studio, una vita
dignitosa, lavoro).
"Il PD rigetta le accuse di ostruzionismo rivolte dal PdL e dalla
Lega. Ci si è limitati a porre delle domande - specifica la
Menosso - cui non è pervenuta risposta e si sono chieste delle
audizioni per poter aprire il confronto con il territorio, ma
tale richiesta è stata respinta. Ciò significa che il PdL e la
Lega in particolare rifiutano il confronto con la società civile,
con i Comuni, con le associazioni. Il diktat della Lega pesa,
oltre che sul Paese e la Regione, anche su suoi alleati
costretti, per mantenere la poltrona, ad accettare supinamente
norme gravi, norme che discriminano".
Secondo l'esponente del PD, le proposte del Carroccio porteranno
alla ghettizzazione degli immigrati, alla non gestione del
fenomeno migratorio e a una pericolosa non assimilazione ed
esclusione sociale. "Accogliere - specifica la Menosso - non
significa aprire le porte a tutti, ma creare le condizioni per
cui di fronte ai bisogni siamo tutti uguali. Le quote della legge
nazionale servono proprio a limitare i flussi sulla base di
precise esigenze, non da ultima quella del limite fisiologico di
assorbimento".
Per la consigliera non può essere la residenza il discrimine
fondamentale per cui si ha diritto a una prestazione. Alcune
famiglie di immigrati regolari che lavorano, che pagano le tasse
e che non potranno usufruire di alcuni servizi e prestazioni
sociali si troveranno in situazioni paradossali, insieme alle
badanti appena regolarizzate (e anch'esse pagano le tasse) che
svolgono, tra l'altro, un ruolo fondamentale nella vita di tante
famiglie, ai cui figli verranno tolti diritti e benefici allo
studio.
Per la Menosso si tratta dunque dell'ennesima norma fatta per
ottenere consensi, ma che in realtà fa fare alla nostra Regione
passi indietro rispetta al livello di civiltà raggiunto e che non
risolve la situazione, ma la peggiora.