PD: Codega, interventi sociali, una legge incivile
(ACON) Trieste, 05 ott - COM/MPB - Domani, martedì 6 ottobre,
la proposta di legge 39 che introduce modifiche legislative al
sostegno dei lavoratori nel Friuli Venezia Giulia sarà di nuovo
all'attenzione dell'Aula del Consiglio regionale per
l'approvazione finale. In merito il consigliere del Partito
Democratico Franco Codega fa il punto sul dibattito che ha
caratterizzato la discussione del testo e sui rilievi mossi.
In questi giorni - scrive Codega - si è assistito a una autentica
bagarre tra centrodestra e centrosinistra, con le barricate di
quest'ultimo per impedire che una legge assolutamente incivile
venga approvata.
Al di là degli argomenti di merito, non c'è stata, da parte del
centrodestra, alcuna risposta ai rilievi di illegittimità della
norma proposta. L'articolato, così com'è, cozza contro una serie
di normative a livello locale e internazionale, per cui verrà
subito impugnata e nel giro di pochi mesi dichiarata, dallo
stesso Governo nazionale, improponibile.
Non si rispetta il Testo Unico sull'immigrazione (la legge Bossi
Fini) che all'art. 41 dispone che gli stranieri titolari di un
permesso di soggiorno "di durata non inferiore ad un anno sono
equiparati ai cittadini italiani ai fini della fruizione delle
provvidenze e delle prestazioni anche economiche, di assistenza
sociale". Si disattende la direttiva 2003/109/CE del Consiglio
europeo che all'art. 11 dispone che "il soggiornante di lungo
periodo", condizione che si può ottenere con 5 anni di permanenza
nel paese membro, "gode dello stesso trattamento dei cittadini
nazionali per quanto riguarda le prestazioni sociali,
l'assistenza sociale e la protezione sociale ai sensi della
legislazione nazionale". Si disattende la Convenzione
internazionale dei diritti del fanciullo, sottoscritta anche dal
nostro Paese, dove all'art. 27 prescrive come "gli Stati offrono,
se del caso, un'assistenza materiale e programmi di sostegno in
particolare per quanto riguarda l'alimentazione, il vestiario e
l'alloggio" e dove, all'art. 28, proclama che "gli Stati adottano
misure per promuovere la regolarità della frequenza scolastica e
la diminuzione del tasso di abbandono della scuola".
Tutto questo - è l'annotazione conclusiva di Codega - viene
disatteso quando si richiede quale pre-requisito per accedere
alle diverse provvidenze ben 8 o 10 anni di residenza in Italia e
quando, di fatto, si escludono le famiglie da tutta una serie di
prestazioni con ricadute negative sullo sviluppo sociale e
culturale dei minori appartenenti alle famiglie stesse.