PD: Menis, per i servizi sociali i soldi ci sono
(ACON) Trieste, 12 ott - COM/AB - Sui giornali si rincorrono le
dichiarazioni della maggioranza per giustificare la riforma dei
servizi sociali operata dalla legge voluta dalla Lega Nord. Il
momento di grave difficoltà economica sarebbe il vero motivo, in
mancanza di risorse per tutti è legittimo stabilire delle
priorità. In realtà i soldi ci sono ma sono stati spesi
diversamente.
A sostenerlo è Paolo Menis, consigliere d'opposizione del PD, che
ha definito inaccettabile questo comportamento. "Si prendono in
giro i cittadini- sostiene Menis - quando ci si nasconde dietro
la crisi che, nel caso specifico, è solo una falsa scusa, per una
riforma completamente sbagliata.
"A dare i numeri del risparmio ottenuto grazie
all'approvazione delle legge 39 che restringe ai residenti alcune
prestazioni sociali della nostra Regione è stato lo stesso
assessore Molinaro - membro della maggioranza che ha votato la
legge - che ha parlato di meno di un milione di euro. Tanto
sarebbe costato alla nostra Regione garantire a tutti parità di
trattamento ed evitare odiose discriminazioni.
"Chi parla di risorse insufficienti - prosegue Menis - farebbe
bene a rinfrescarsi la memoria. Nell'ultima seduta prima della
sosta estiva dei lavori del Consiglio regionale, ad esempio, non
si è fatto fatica a trovare 100mila euro per sostenere le
associazioni combattentistiche e d'arma (legge 14 del 2009) che
vanno ad aggiungersi agli altri 250mila stanziati solo tre mesi
prima in favore delle medesime realtà.
"Per non parlare dei quasi 6 milioni di euro disponibili per le
ronde in nome di un'emergenza sicurezza che è stata sbugiardata
per l'ennesima volta qualche giorno fa a Roma grazie alla ricerca
"La criminalità degli immigrati: dati, interpretazioni e
pregiudizi", promossa dall'Agenzia redattore sociale e realizzata
dall'equipe del dossier statistico immigrazione
Caritas/Migrantes. Secondo lo studio, il tasso di criminalità
degli immigrati regolari in Italia è leggermente più alto di
quello degli italiani (tra l'1,23% e l'1,40%, contro lo 0,75%)
ma, se si tiene conto della differenza di età, risulta uguale a
quello degli italiani e addirittura inferiore tra le persone
oltre i 40 anni. E questi sono dati a livello nazionale su cui
impattano alcune situazioni oggettivamente critiche come quelle
di città come Milano, Brescia e Padova.
"Ma qualcuno doveva portare a casa una vittoria politica e così,
per l'ennesima volta, i cittadini si vedono nascoste le vere
motivazioni delle scelte politiche".