VI Comm: audizione CdA Teatro Giovanni da Udine
(ACON) Trieste, 14 ott - MPB - La querelle intorno alla scelta
del direttore artistico della prosa e sovrintendente del teatro
Giovanni da Udine è approdata, nel giorno in cui si inaugura la
nuova stagione teatrale, all'attenzione della VI Commissione
consiliare, presieduta da Piero Camber (PdL), con un'audizione
del consiglio di amministrazione del teatro (alla quale erano
stati invitati anche il sovrintendente e il direttore artistico,
però assenti) richiesta dal consigliere Massimo Blasoni (PdL),
che ne ha spiegato i motivi sottolineando come la vicenda ponga
una questione più generale.
Alla Fondazione teatro Nuovo Giovanni da Udine partecipano il
Comune di Udine per il 50%, la Regione (43%) e la Provincia di
Udine (7%) e dei 6 membri del CdA, 3 sono nominati dal Comune e 2
e 1 rispettivamente dagli altri due enti. In caso di parità di
voto prevale quello del presidente che, per statuto, è nominato
dal Comune. Nei fatti - così Blasoni - l'esercizio del governo
spetta esclusivamente al Comune di Udine e il rischio è che per i
consiglieri nominati da Regione e Provincia ci sia una funzione
puramente pletorica, poiché il loro voto rischia di risultare,
come in questa occasione, minoritario.
Questo non va bene - ha affermato il consigliere del PdL - perché
la Regione conferisce più di un milione di euro alla Fondazione e
con oltre 1 milione di euro all'anno finanzia il teatro. E pur
sottolineando che la Regione finanzia larga parte delle
manifestazioni culturali nel Friuli Venezia Giulia, ha
evidenziato che molto diversa è questa situazione, in cui oltre a
essere ente finanziatore è anche partecipe della Fondazione. Una
presenza che deve essere per tutti di effettivo e operativo
esercizio del governo, con decisioni collegiali. Per garantire
ciò - è la strada indicata da Blasoni - occorre una modifica
statutaria che imponga che le scelte in CdA, quando vengono prese
a maggioranza, essa sia almeno di 6 a 4 e non con il voto del
presidente che ne valga due. Il teatro di Udine è una istituzione
che funziona, è un faro per il territorio, ma non deve correre il
rischio di soggiacere a logiche politiche e se alla Fondazione
partecipano Comune, Regione e Provincia, bisogna trovare il modo
che insieme decidano.
All'incontro con i consiglieri, Enzo Barazza per il comune di
Udine, Gianni Nistri per la Provincia, Renato Stroili e Claudia
Giorgiutti per la Regione, era presente anche l'assessore
Molinaro.
Per Nistri, opportuna l'audizione non certo per scegliere in
nuovo direttore artistico ma per impostare il lavoro futuro. Ha
quindi evidenziato una serie di contraddizioni nelle scelte
enunciate e poi operate. Per Stroili il problema è essere messi
nelle condizioni di far i consiglieri. Mai si era arrivati a
questo impasse, con un CdA diviso dove qualsiasi proposta in
difformità viene cassata. Barazza ha affermato di sentirsi
rappresentante dell'assemblea dei soci che è data da tre enti e
non di rispondere al Comune, e ha giustificato l'assenza del
presidente e del consigliere dovute a ragioni di lavoro fuori
regione.
Sono seguiti gli interventi dei consiglieri:
Antonaz (SA-PRC), ha proposto di sentire anche gli altri teatri,
ma ha giudicato grave la richiesta di modifiche statutarie per
una situazione specifica; Blasoni (PdL), pur dichiarando di
rispettare autonomia, ha sottolineato che il problema è
statutario perchè vanno garantite scelte dell'assemblea e non
della politica; per Colussi (IdV-Citt) il ruolo della Regione non
può essere dell'azionista e la questione viene portata su un
terreno improprio; secondo Asquini (Misto) lo statuto è fatto per
far andare di pari passo i tre enti, ma ci vuole sincronia e il
Comune deve concordare e non comandare; Cargnelutti (PdL) ha
evidenziato il disequilibrio tra statuto e regolamento e la
necessità di trovare un equilibrio tra esclusione e imposizione;
Menis (PD) ha sottolineato come la questione sia di metodo e ha
invitato a chiarire dall'interno la spaccatura nel CdA.
L'assessore alla cultura Roberto Molinaro ha infine ricordato che
la Regione partecipa alla Fondazione, come pure ad altre, in una
posizione ovunque minoritaria. Una presenza con rappresentanti
tecnici alle assemblee che hanno potestà dagli statuti: tutto il
resto è demandato ai CdA. Non ho nessun motivo di dubitare del
ruolo del CdA e chiedo che faccia il suo mestiere. Chi vi siede è
espressione dei soci fondatori ma non ha dipendenza formale.
Sulla nomina del direttore artistico, che compete al CdA, per la
sua valenza sarebbe sconveniente che la scelta rispondesse solo
ai desiderata di una parte sola. L'auspicio è una scelta in cui
ci sia la maggioranza significativa e non solo numerica dei soci.
(immagini tv)