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VI Comm: audizione CdA Teatro Giovanni da Udine

14.10.2009
17:11
(ACON) Trieste, 14 ott - MPB - La querelle intorno alla scelta del direttore artistico della prosa e sovrintendente del teatro Giovanni da Udine è approdata, nel giorno in cui si inaugura la nuova stagione teatrale, all'attenzione della VI Commissione consiliare, presieduta da Piero Camber (PdL), con un'audizione del consiglio di amministrazione del teatro (alla quale erano stati invitati anche il sovrintendente e il direttore artistico, però assenti) richiesta dal consigliere Massimo Blasoni (PdL), che ne ha spiegato i motivi sottolineando come la vicenda ponga una questione più generale.

Alla Fondazione teatro Nuovo Giovanni da Udine partecipano il Comune di Udine per il 50%, la Regione (43%) e la Provincia di Udine (7%) e dei 6 membri del CdA, 3 sono nominati dal Comune e 2 e 1 rispettivamente dagli altri due enti. In caso di parità di voto prevale quello del presidente che, per statuto, è nominato dal Comune. Nei fatti - così Blasoni - l'esercizio del governo spetta esclusivamente al Comune di Udine e il rischio è che per i consiglieri nominati da Regione e Provincia ci sia una funzione puramente pletorica, poiché il loro voto rischia di risultare, come in questa occasione, minoritario.

Questo non va bene - ha affermato il consigliere del PdL - perché la Regione conferisce più di un milione di euro alla Fondazione e con oltre 1 milione di euro all'anno finanzia il teatro. E pur sottolineando che la Regione finanzia larga parte delle manifestazioni culturali nel Friuli Venezia Giulia, ha evidenziato che molto diversa è questa situazione, in cui oltre a essere ente finanziatore è anche partecipe della Fondazione. Una presenza che deve essere per tutti di effettivo e operativo esercizio del governo, con decisioni collegiali. Per garantire ciò - è la strada indicata da Blasoni - occorre una modifica statutaria che imponga che le scelte in CdA, quando vengono prese a maggioranza, essa sia almeno di 6 a 4 e non con il voto del presidente che ne valga due. Il teatro di Udine è una istituzione che funziona, è un faro per il territorio, ma non deve correre il rischio di soggiacere a logiche politiche e se alla Fondazione partecipano Comune, Regione e Provincia, bisogna trovare il modo che insieme decidano.

All'incontro con i consiglieri, Enzo Barazza per il comune di Udine, Gianni Nistri per la Provincia, Renato Stroili e Claudia Giorgiutti per la Regione, era presente anche l'assessore Molinaro.

Per Nistri, opportuna l'audizione non certo per scegliere in nuovo direttore artistico ma per impostare il lavoro futuro. Ha quindi evidenziato una serie di contraddizioni nelle scelte enunciate e poi operate. Per Stroili il problema è essere messi nelle condizioni di far i consiglieri. Mai si era arrivati a questo impasse, con un CdA diviso dove qualsiasi proposta in difformità viene cassata. Barazza ha affermato di sentirsi rappresentante dell'assemblea dei soci che è data da tre enti e non di rispondere al Comune, e ha giustificato l'assenza del presidente e del consigliere dovute a ragioni di lavoro fuori regione.

Sono seguiti gli interventi dei consiglieri: Antonaz (SA-PRC), ha proposto di sentire anche gli altri teatri, ma ha giudicato grave la richiesta di modifiche statutarie per una situazione specifica; Blasoni (PdL), pur dichiarando di rispettare autonomia, ha sottolineato che il problema è statutario perchè vanno garantite scelte dell'assemblea e non della politica; per Colussi (IdV-Citt) il ruolo della Regione non può essere dell'azionista e la questione viene portata su un terreno improprio; secondo Asquini (Misto) lo statuto è fatto per far andare di pari passo i tre enti, ma ci vuole sincronia e il Comune deve concordare e non comandare; Cargnelutti (PdL) ha evidenziato il disequilibrio tra statuto e regolamento e la necessità di trovare un equilibrio tra esclusione e imposizione; Menis (PD) ha sottolineato come la questione sia di metodo e ha invitato a chiarire dall'interno la spaccatura nel CdA.

L'assessore alla cultura Roberto Molinaro ha infine ricordato che la Regione partecipa alla Fondazione, come pure ad altre, in una posizione ovunque minoritaria. Una presenza con rappresentanti tecnici alle assemblee che hanno potestà dagli statuti: tutto il resto è demandato ai CdA. Non ho nessun motivo di dubitare del ruolo del CdA e chiedo che faccia il suo mestiere. Chi vi siede è espressione dei soci fondatori ma non ha dipendenza formale. Sulla nomina del direttore artistico, che compete al CdA, per la sua valenza sarebbe sconveniente che la scelta rispondesse solo ai desiderata di una parte sola. L'auspicio è una scelta in cui ci sia la maggioranza significativa e non solo numerica dei soci.

(immagini tv)