PD: Menis, inaccettabile la privatizzazione dell'acqua
(ACON) Trieste, 05 nov - COM/AB - Non si ferma la corsa alla
privatizzazione dell'acqua, che in questi giorni è in discussione
al Senato, tra le menzogne del Governo e un'abile campagna di
disinformazione per lasciare i cittadini all'oscuro di tutto. Il
Friuli Venezia Giulia dev'essere in prima fila per bloccare
questa minaccia che rischia di avere conseguenze gravissime.
La netta presa di posizione è del consigliere regionale del PD
Paolo Menis, che denuncia il silenzio del mondo politico
sull'argomento. "È inaccettabile che giornali e televisioni siano
pieni di false emergenze, strumentalizzate solo per lasciare i
cittadini all'oscuro della rivoluzione silenziosa che sta
interessando un bene fondamentale come quello delle risorse
idriche del nostro Paese. Se non agiamo immediatamente rischiamo
di trovarci impotenti davanti all'ennesimo furto a danno dei
cittadini. Ma Regioni e Comuni si stanno ribellando, auspico
accada quando già successo per il nucleare, con ben 15 Regioni
che si sono schierate contro il Governo.
"L'articolo che riguarda la privatizzazione dell'acqua è stato
ovviamente aggiunto all'ultimo - sottolinea Menis - e più volte
si leggono, nelle relazioni che hanno accompagnato l'adozione del
decreto, artificiosi riferimenti alla necessità di un adeguamento
alla normativa europea circa la disciplina di settore. Niente di
più falso, l'Unione europea non ci obbliga a privatizzare
l'acqua, anzi è essa stessa che, in una risoluzione del marzo di
quest'anno (ma ne esiste anche un'altra con analoghi contenuti
datata qualche anno fa) che afferma che la distribuzione di acqua
è estremamente disuguale, mentre dovrebbe essere un diritto
fondamentale e universale e che il livello locale è il più
pertinente per definire e gestire la materia. Poche righe più
sotto dichiara che l'acqua va proclamata un bene pubblico e
dovrebbe essere posta sotto controllo pubblico.
"Insomma l'acqua è un diritto di tutti i cittadini e il modo
migliore per gestirla è quello che deriva dalle scelte
responsabili del livello locale. Poi, sicuramente influiscono i
problemi di efficacia ed efficienza per cui ci deve essere una
certa massa critica di rete per ottimizzare il servizio, ma sono
convinto - sostiene Menis - che la strada maestra sia solo quella
delle aziende pubbliche, o a maggioranza pubblica. Allora perché
gli attuali ATO (ambiti territoriali ottimali) non vanno più
bene? Forse considerando che la nostra regione, in popolazione,
equivale a un quartiere di Milano, si può capire che potrebbe
bastare un solo ATO regionale capace di tener testa alle grandi
aziende del settore o alle multinazionali. Ma quella è la
soluzione, o forse ci sono interessi delle multinazionali,
sostenuti trasversalmente dalle forze politiche, che vogliono
mettere fine a questo diritto come già hanno iniziato a fare in
alcune zone del nostro Paese.
"Per fortuna alcune regioni si stanno attivando e la Puglia,
tanto per citare un esempio, ha già avanzato la pretesa di
considerare l'acqua dei suoi cittadini non assoggettabile ai
meccanismi di mercato, assumendo peraltro l'iniziativa di
impugnare l'articolo 15 del decreto governativo presso la Corte
costituzionale, in quanto lesivo dell'autonomia regionale.
Analogamente in Sicilia è stata presentata una legge regionale
per far tornare pubblico il servizio idrico e diversi comuni in
tutta la penisola, da nord a sud, stanno lanciando petizioni a
difesa del patrimonio idrico del proprio territorio, inserendo
specifiche disposizioni per la salvaguardia dell'acqua come bene
pubblico.
"Urge una mobilitazione sul territorio che supporti quella che
già molti enti scientifici e associazioni di volontariato hanno
attivato. Da parte mia - conclude Menis - proporrò una mozione
perché l'acqua venga dichiarata bene privo di rilevanza economica
e possa quindi essere sottratta alla disciplina normativa di
un'eventuale conversione in legge del decreto".