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PD: Lupieri, troppo disagio nelle carceri, bisogna attivarsi

16.11.2009
18:00
(ACON) Trieste, 16 nov - COM/DT - "Qualche settimana fa nel carcere di Tolmezzo un giovane romeno di 25 anni, accusato di concorso in rapina, si è tolto la vita impiccandosi al letto della cella. Da tempo si lamentava che non aveva avuto modo di difendersi. Qualche giorno fa, sempre a Tolmezzo, si è suicidato un imprenditore veneto e questa volta la stampa ne ha dato notizia, forse perché era italiano.

"Sento necessario, quale consigliere regionale, rivolgere un'interrogazione alla Giunta perché ci sia un serio approfondimento su quanto sta accadendo nelle carceri regionali, e nello specifico a Tolmezzo, dove oltre ai due suicidi in 30 giorni vi sono stati almeno tre tentativi seri di suicidio negli ultimi mesi".

A firmare l'interrogazione è Sergio Lupieri del Partito Democratico.

"Il livello di disagio e di disperazione dei detenuti e del personale operante negli istituti di pena è ormai giunto a un punto di non ritorno. Disturbi gravi di tipo depressivo, psicosomatici, d'ansia, aggressioni, suicidi, sono troppo frequenti. Certamente - sottolinea Lupieri - mancano psicologi convenzionati con le Aziende sanitarie e operanti nelle carceri regionali. A questo proposito ricordo come a Udine le psicologhe siano state licenziate, mentre a Pordenone si sono licenziate, per cui solo gli psicologi di Trieste, Tolmezzo e Gorizia sono tuttora operativi.

"Per i detenuti non tossicodipendenti sono ancora presenti degli psicologi convenzionati con il ministero della Giustizia, ma con orario estremamente ridotto. Due esempi: a Tolmezzo per più di 200 detenuti non tossicodipendenti ci sono solo 24-26 ore mensili di psicologo mentre per i circa 60 detenuti seguiti dal Sert di Gemona sono previste 72 ore.

"E poi c'è il sovraffollamento, pesantissimo: a Tolmezzo - fa sapere il consigliere - in alcune celle è stata introdotta la terza branda, ci sono tre persone in 10 metri quadrati. Ma a Trieste non si sta meglio.

"Urge attivare percorsi formativi, lavorativi e ricreativi per affrontare quella che sta diventando una delle problematiche principali: poter trascorrere il tempo in modo costruttivo allo scopo di prevenire disagi e mortificazioni dovuti alla noia e costruire così il proprio reinserimento nella società civile che ne ha tutto l'interesse. Ma urge attivare anche percorsi formativi aperti al personale di polizia penitenziaria per supportarli nell'espletamento quotidiano delle loro funzioni.

"Come urge - conclude Lupieri - attivare un osservatorio a livello regionale, con compiti di verifica dei livelli di attuazione di quanto previsto dalla Costituzione, dall'ordinamento penitenziario e dalle normative vigenti in materia carceraria".