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PD: Lupieri, con Piano sociosanitario demolita la sanità

23.11.2009
15:22
(ACON) Trieste, 23 nov - COM/DT - "Non è una battaglia contro l'assessore alla Salute Vladimir Kosic e il presidente della Regione Renzo Tondo, questa è una battaglia per evitare che un'eccellenza di questa regione, il servizio sanitario, costruito con importanti riforme in tanti anni, subisca non solo un drastico ridimensionamento ma addirittura possa diventare ingovernabile e ingestibile".

Critica fortemente la bozza del Piano sociosanitario il consigliere regionale del PD Sergio Lupieri. Tanto che arriva a dire come "meriti una vera e propria rivoluzione perché, all'improvviso, spariscono dalla rete ospedaliera regionale la sede di Sacile (collegata al Santa Maria degli Angeli di Pordenone), quella di Gemona (associata a Tolmezzo), ma soprattutto all'Azienda mista ospedale-università di Udine sparisce la sede di Maniago (connessa all'ospedale di Spilimbergo), e la sede di Cividale (collegata all'Azienda di Udine). Dove sono finiti questi quattro ospedali? Di loro non c'è traccia nel piano.

"Non si sa perché non facciano più parte della rete ospedaliera, annota Lupieri, né si sa quale sarà il futuro di chi vi lavora. Il piano infatti non parte da una attenta analisi dei bisogni della popolazione, né da una considerazione sui risultati raggiunti con il Piano sociosanitario precedente, sulle criticità e sugli aggiustamenti da apportare. Parte invece direttamente dall'offerta e da quanto il servizio sanitario regionale possa dare. Il piano va a indicare infatti per ciascuna azienda le sedi ospedaliere pubbliche obbligatorie e le funzioni che devono essere garantite.

"Il mantenimento di ulteriori funzioni e strutture, attualmente attive e non indicate dal piano è vincolato al soddisfacimento di condizioni come il rispetto del pareggio di bilancio aziendale, di tutti gli obblighi previsti dalla pianificazione vigente, dell'effettiva domanda per bacino di utenza e della garanzia di standard qualitativi e di accreditamento.

"Siccome non ci sono le condizioni, come ha già dichiarato qualche direttore generale, perché si riesca a mantenere tutto ciò, i direttori saranno costretti a chiudere e tagliare. Siccome, aggiunge ancora il consigliere di opposizione, Kosic e Tondo non hanno il coraggio e la forza, fanno tagliare ai direttori generali.

"Così, oltre a sparire quattro ospedali, che nella programmazione del centrosinistra erano destinati a essere riconvertiti a funzioni sanitarie territoriali, spariscono anche reparti o posti letto: a Cattinara via una radiologia e un'ortopedia, spariscono degenze in cardiologia e oncologia e un punto nascita negli ospedali di Monfalcone e Gorizia. L'ASS 3 Alto Friuli perde Gemona, il Medio Friuli posti letto in anestesia e rianimazione. L'ASS 5 Bassa friulana non avrà più il punto nascita, pediatria e oculistica, non si sa se a Latisana o a Palmanova e, infine, il Friuli occidentale perde otorino, non si sa se a San Vito o Spilimbergo.

"Per non parlare dei due IRCCS, il CRO di Aviano e il Burlo Garofolo di Trieste, che mantengono solo le funzioni svolte in esclusiva, il Burlo per l'ASS 1 e il CRO per l'ASS 6. Perdono quindi gran parte della loro attività, perché al Burlo il 70% dell'attività viene da fuori e al CRO il 60%. Perdono il riferimento nazionale e regionale, restano ospedali locali, finanziati solo con risorse nazionali, per cui vengono a mancare le condizioni per mantenere la qualifica di istituto di ricerca e cura a carattere scientifico. Non potranno più svolgere attività di ricerca in quanto il finanziamento non glielo consente. Non più IRCCS regionali dunque.

"Con un colpo di accetta si demolisce quel servizio sanitario regionale costruito e mantenuto con attenzione, scelte oculate, partecipate e condivise.

"Sulla rete dell'emergenza - conclude Lupieri - viene da chiedersi come si possa liquidare in una paginetta una cosiddetta riforma dell'emergenza. Infine, la presa in carico integrata delle persone con malattia cronica e disabilità diventa un grande fondo per l'autonomia possibile, tutt'altro che una riforma del welfare sociosanitario. E manca completamente un riferimento alla prevenzione, agli infortuni sul lavoro, alla riabilitazione".