PD: Lupieri, con Piano sociosanitario demolita la sanità
(ACON) Trieste, 23 nov - COM/DT - "Non è una battaglia contro
l'assessore alla Salute Vladimir Kosic e il presidente della
Regione Renzo Tondo, questa è una battaglia per evitare che
un'eccellenza di questa regione, il servizio sanitario, costruito
con importanti riforme in tanti anni, subisca non solo un
drastico ridimensionamento ma addirittura possa diventare
ingovernabile e ingestibile".
Critica fortemente la bozza del Piano sociosanitario il
consigliere regionale del PD Sergio Lupieri. Tanto che arriva a
dire come "meriti una vera e propria rivoluzione perché,
all'improvviso, spariscono dalla rete ospedaliera regionale la
sede di Sacile (collegata al Santa Maria degli Angeli di
Pordenone), quella di Gemona (associata a Tolmezzo), ma
soprattutto all'Azienda mista ospedale-università di Udine
sparisce la sede di Maniago (connessa all'ospedale di
Spilimbergo), e la sede di Cividale (collegata all'Azienda di
Udine). Dove sono finiti questi quattro ospedali? Di loro non c'è
traccia nel piano.
"Non si sa perché non facciano più parte della rete ospedaliera,
annota Lupieri, né si sa quale sarà il futuro di chi vi lavora.
Il piano infatti non parte da una attenta analisi dei bisogni
della popolazione, né da una considerazione sui risultati
raggiunti con il Piano sociosanitario precedente, sulle criticità
e sugli aggiustamenti da apportare. Parte invece direttamente
dall'offerta e da quanto il servizio sanitario regionale possa
dare. Il piano va a indicare infatti per ciascuna azienda le sedi
ospedaliere pubbliche obbligatorie e le funzioni che devono
essere garantite.
"Il mantenimento di ulteriori funzioni e strutture, attualmente
attive e non indicate dal piano è vincolato al soddisfacimento di
condizioni come il rispetto del pareggio di bilancio aziendale,
di tutti gli obblighi previsti dalla pianificazione vigente,
dell'effettiva domanda per bacino di utenza e della garanzia di
standard qualitativi e di accreditamento.
"Siccome non ci sono le condizioni, come ha già dichiarato
qualche direttore generale, perché si riesca a mantenere tutto
ciò, i direttori saranno costretti a chiudere e tagliare.
Siccome, aggiunge ancora il consigliere di opposizione, Kosic e
Tondo non hanno il coraggio e la forza, fanno tagliare ai
direttori generali.
"Così, oltre a sparire quattro ospedali, che nella programmazione
del centrosinistra erano destinati a essere riconvertiti a
funzioni sanitarie territoriali, spariscono anche reparti o posti
letto: a Cattinara via una radiologia e un'ortopedia, spariscono
degenze in cardiologia e oncologia e un punto nascita negli
ospedali di Monfalcone e Gorizia. L'ASS 3 Alto Friuli perde
Gemona, il Medio Friuli posti letto in anestesia e rianimazione.
L'ASS 5 Bassa friulana non avrà più il punto nascita, pediatria e
oculistica, non si sa se a Latisana o a Palmanova e, infine, il
Friuli occidentale perde otorino, non si sa se a San Vito o
Spilimbergo.
"Per non parlare dei due IRCCS, il CRO di Aviano e il Burlo
Garofolo di Trieste, che mantengono solo le funzioni svolte in
esclusiva, il Burlo per l'ASS 1 e il CRO per l'ASS 6. Perdono
quindi gran parte della loro attività, perché al Burlo il 70%
dell'attività viene da fuori e al CRO il 60%. Perdono il
riferimento nazionale e regionale, restano ospedali locali,
finanziati solo con risorse nazionali, per cui vengono a mancare
le condizioni per mantenere la qualifica di istituto di ricerca e
cura a carattere scientifico. Non potranno più svolgere attività
di ricerca in quanto il finanziamento non glielo consente. Non
più IRCCS regionali dunque.
"Con un colpo di accetta si demolisce quel servizio sanitario
regionale costruito e mantenuto con attenzione, scelte oculate,
partecipate e condivise.
"Sulla rete dell'emergenza - conclude Lupieri - viene da
chiedersi come si possa liquidare in una paginetta una cosiddetta
riforma dell'emergenza. Infine, la presa in carico integrata
delle persone con malattia cronica e disabilità diventa un grande
fondo per l'autonomia possibile, tutt'altro che una riforma del
welfare sociosanitario. E manca completamente un riferimento alla
prevenzione, agli infortuni sul lavoro, alla riabilitazione".