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Pdl: Colautti, su Codice edilizia Comune di Udine isolato

23.11.2009
16:17
(ACON) Trieste, 23 nov - COM/AB - "Il Codice regionale dell'edilizia non viola assolutamente i principi costituzionali (eventualmente violati dalla precedente riforma della Giunta Illy con la legge 5/2007), non incide sulla potestà pianificatoria dei Comuni, lascia ai Comuni stessi il controllo e la verifica, rispetta le disposizioni in materia di ambiente e paesaggio. Basta frontismo politico da parte del comune di Udine: così facendo resterà sempre più isolato".

E' questo, in sintesi, il senso dell'articolata e ferma risposta del consigliere regionale del Pdl e presidente della IV Commissione del Consiglio regionale Alessandro Colautti all'iniziativa assunta dal Comune di Udine sull'incostituzionalità del Codice dell'edilizia recentemente approvato dal Consiglio regionale.

"Noto che il metodo - afferma Colautti - seguito dal Comune di Udine sia animato da un frontismo politico, da un contrapporsi alla Regione comunque, superando qualsiasi corretta dialettica tra le istituzioni (vedasi la recente vicenda della nomina del direttore artistico del teatro Giovanni da Udine). L'asserita violazione dei principi costituzionali andrebbe più propriamente riferita alla legge di riforma del centro-sinistra, la 5 del 2007, nella parte in cui prevede l'impossibilità in capo ai Comuni di regolamentare il proprio territorio, impedendo nuove zone industriali, artigianali, commerciali, turistiche residenziali di espansione, se non in sede di pianificazione sovracomunale (art. 30, commi 3 e 4); paralisi superata solo con le norme transitorie introdotte nell'attuale legislatura con la legge 12/2008". "Entrando nel merito, il nuovo Codice dell'edilizia - prosegue Colautti - non incide sulla potestà pianificatoria dei Comuni, con particolare riferimento al piano casa, sono derogate esclusivamente e nei limiti dello stesso le prescrizioni di piano relative all'altezza, alla volumetria massima, alle distanze e alla superficie. Rimangono invece obbligatorie le disposizioni del codice civile e di tutte le leggi di settore che regolano l'attività edilizia e soprattutto restano ferme tutte le altre norme del piano urbanistico comunale, in primis le disposizioni tipologico architettoniche e di abaco delle costruzioni. Inoltre, evidenzio che gli interventi possono essere eseguiti solo su immobili esistenti al 19.11.2009 (data di entrata in vigore del Codice dell'edilizia) e che non abbiano procedimenti sanzionatori pendenti".

"Per quanto attiene l'asserita assenza di controllo da parte dei Comuni - così ancora il presidente della IV Commissione consiliare - sottolineo che la Regione, nonostante avesse potuto prevedere tali interventi in DIA, come previsto dall'intesa Stato-Regioni del 31.03.2009, ha preferito assoggettare gli interventi del Piano casa al permesso di costruire che deve essere rilasciato dalle Amministrazioni comunali. In tale modo, i Comuni conservano la loro attività di controllo e di verifica della rispondenza degli interventi alle norme di legge e di piano regolatore comunale. In tutti i casi di non conformità, eccetto le poche deroghe previste espressamente dal codice dell'edilizia, i Comuni hanno il diritto/dovere di rigettare le istanze".

"Dal punto di vista urbanistico-ambientale - ribadisce Colautti - le norme del Piano casa obbligano espressamente al rispetto assoluto delle disposizioni in materia di ambiente e paesaggio. Rispondono, in modo puntuale, ai canoni della più recente dottrina urbanistica che tende a promuovere il recupero dei centri urbani e dei fabbricati esistenti a discapito di nuove lottizzazioni che comportano il consumo di suolo inedificato sacrificando l'attività agricola e delle fasce di verde".

"In conclusione, si può razionalmente ritenere che il legislatore regionale abbia avuto ben presente i principi costituzionali, e così mentre in altri Comuni - conclude Colautti - si lavora per attuare questo importante strumento di sviluppo, il Comune di Udine continua sulla sua strada di contrapposizione pretestuosa con il risultato di isolare sempre più la città dal contesto regionale".