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CR: respinte mozioni acqua, approvato ordine del giorno (6)

24.11.2009
17:16
(ACON) Trieste, 24 nov - DT - Respinte dall'Aula le due mozioni dell'opposizione contro la privatizzazione della gestione dell'acqua. A votare contro Pdl, LN, UDC con il voto di astensione preannunciato da Ferone (Pensionati); favorevoli PD, Idv, Citt e SA.

Accolto invece dalla maggioranza (no compatto del centrosinistra, astenuto Ferone) l'ordine del giorno presentato dai capogruppo Narduzzi (LN), Galasso (Pdl), Sasco (UDC) e Asquini (Misto) che impegna la Giunta ad attivarsi nei confronti del Governo perché - nell'emanazione dei regolamenti attuativi - si tenga conto delle specifiche condizioni di efficienza che rendono la gestione pubblica non distorsiva della concorrenza e quindi non svantaggiosa per i cittadini rispetto a un'altra forma di gestione dei servizi idrici pubblici locali. Inoltre, nella mozione si chiede di prevedere gli strumenti per l'attivazione e il rafforzamento del controllo e della vigilanza sulla qualità del servizio e sulla correttezza delle tariffe.

In precedenza, a concludere il dibattito erano stati Gianfranco Moretton (PD), Enore Picco (LN), Roberto Antonaz (SA-PRC), Franco Baritussio (Pdl), Danilo Narduzzi (LN) e Piero Colussi (Citt).

Una brutta pagina di storia, per Moretton. Le condizioni poste sono così coercitive che in realtà non sarà possibile nemmeno in Friuli Venezia Giulia rientrare nei parametri che consentiranno di avere una gestione pubblica dell'acqua. E siccome ogni opera di manutenzione sarà a carico dei privati, a rimetterci saranno le famiglie.

La LN ha da sempre dato battaglia perché l'acqua resti pubblica, ha affermato Picco. L'esperienza portata avanti dalla Provincia di Gorizia è importante, potremmo pensare a degli ATO provinciali. C'è la necessità di fare un passo indietro, una pausa di riflessione tutti insieme perché l'acqua non è di destra o di sinistra, è di tutta l'umanità.

Secondo Antonaz le conseguenze di questa norma saranno devastanti per quanto concerne la gestione di un bene pubblico, ma corriamo il rischio di veder distrutto anche il nostro sistema idrogeologico, soprattutto in montagna, qualora venisse lasciato alle regole del privato. Bisogna fare di tutto perché la legge sia bloccata, anche arrivare al referendum abrogativo.

Per Baritussio occorre pensare a non incorrere nelle norme europee sulla concorrenza, ma anche alla sicurezza ambientale: servono risorse - che mancano - per costruire acquedotti e impianti di depurazione, la parte pubblica da sola ha grosse difficoltà a raggiungere questi traguardi.

Su una vicenda così il centrosinistra non può dare lezioni, ha commentato Narduzzi. Oggi l'acqua rimane pubblica, a noi interessa che i cittadini paghino poco, abbiano un buon servizio con tariffe controllate. Ci sono tutte le garanzie perché nessuno pensi di gestire l'acqua come un bene privato.

Infine, l'intervento di Colussi secondo cui in questa vicenda non si è tenuto conto che l'Italia è Paese variegato dove la situazione del Friuli Venezia Giulia è diversa da quella della Puglia. Per questo era necessario che la legge prevedesse l'autonomia delle Regioni.

(segue)