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PD: Menis, sull'acqua maggioranza a secco di argomenti

24.11.2009
18:18
(ACON) Trieste, 24 nov - COM/AB - Una maggioranza rimasta a secco di argomenti sul tema dell'acqua. Commenta così Paolo Menis (PD) la bocciatura da parte del Consiglio regionale della mozione sulla dichiarazione dell'acqua come bene privo di rilevanza economica, che lo vedeva come primo firmatario). "In più parti della maggioranza - così Menis - è mancato il coraggio di staccarsi dalla posizioni nazionali, nonostante avessimo cercato di mettere in evidenza tutte le incongruenze a cui porterà la privatizzazione del servizio idrico, che andranno a danno dei cittadini: aumento delle tariffe, diminuzione degli investimenti in infrastrutture e fine delle politiche di risparmio idrico tanto per citare le più importanti. Questa non é fantascienza nè demagogia, prosegue, ma esperienza diretta dei consumatori che già da diversi anni si confrontano con le multinazionali private, sia in Italia che all'estero.

"Purtroppo la maggioranza ha evitato il confronto trincerandosi, di fatto, dietro logiche di pura politica, come il patto di maggioranza invocato dal capogruppo leghista per giustificare un voto che va contro il credo federalista del suo partito.

"Le aziende pubbliche oggi fanno manutenzioni, investimenti e distribuiscono l'acqua. I privati dovranno fare altrettanto ma, per definizione, anche ricavare un margine di utile. Chi pagherà? - si chiede Menis. Ovviamente saranno i cittadini con l'aumento delle tariffe, come già sta accadendo in certe città del nostro Paese, ad esempio Latina.

"Con l'avvento dei privati diremo addio alle politiche di risparmio delle risorse idriche, un obiettivo che credo abbia ancora un senso anche dal punto di vista morale ed economico, ma che perderà significato quando il consumo di acqua sarà fonte di guadagno per qualcuno. "A poco giova rimarcare che la proprietà dell'acqua resta pubblica quando è di tutta evidenza che si parla di un servizio che non può essere scorporato dalla sua gestione per poter essere fruito. Almeno se ci fosse stata la possibilità di un'azione legale collettiva - conclude Menis - avrebbe aiutato i cittadini a far sentire la propria voce quando verrà meno anche la dimensione locale dei servizi fondamentali".