CR: mozione Crocifisso in Aula, ripreso il dibattito (9)
(ACON) Trieste, 25 nov - RC - La sacralità della
rappresentazione è stata il punto centrale della discussione
riavviata, dopo lo stop di ieri sera, da Mauro Travanut (PD)
sulla mozione sull'affissione del Crocifisso in Aula presentata
da Paolo Ciani, Antonio Pedicini, Paride Cargnelutti e Piero
Tononi (Pdl). Ritirate la mozione - ha chiesto loro Travanut,
mentre il suo compagno di gruppo Franco Brussa ha sottolineato
che accorgersi solo ora che in Aula manca un Crocifisso simbolo
della nostra cultura e identità è come dire che per questi 45
anni non abbiamo avuto né radici né identità. Le radici non sono
in pericolo solo perché si tolgono o mettono dei simboli su un
muro - ha aggiunto. La verità non è che abbiamo tolto il
Crocifisso dalle scuole, ma dal nostro cuore.
Franco Dal Mas (Pdl) ha preannunciato che chiederà una votazione
per parti separate perché ritiene una forzatura quanto previsto
nell'ultima parte del documento, ove si vorrebbe l'affissione del
Crocifisso in Aula, cosa che ha definito una mera modifica degli
arredi. Il Cristo è un simbolo che appartiene anche a me, così
come alla nostra cultura, identità, storia - ha spiegato - ma non
è con la forza dei numeri che gli diamo forza evocatrice. E',
invece, una questione che appartiene al nostro essere uomo. In
Senato e in Parlamento non c'è l'esposizione del Crocifisso.
Identica richiesta del suo collega Gaetano Valenti, che considera
la mozione provocatoria, una reazione alla sentenza della Corte
europea di Strasburgo che nega di avere esposti nelle aule
scolastiche i segni che ci sono sempre stati della nostra fede
cattolica. Se il Cristo fosse esposto in quest'Aula - ha reso
noto - chiederei fosse appeso girato a rovescio.
E ha chiesto lo stralcio anche uno dei firmatari, Pedicini, dopo
aver spiegato la sua riflessione. Ho firmato per un gesto
istintivo - ha detto - perché la sentenza della Corte europea
considera il Crocifisso uno strumento discriminatorio quale, per
contro, non è. Lo contestualizza e non tiene conto della sua
storia, del suo significare che siamo uomini con dei limiti e del
nostro convincimento su questi nostri limiti. La prima cosa che,
per Pedicini, dovremmo chiederci è se ci viene garantita la
reciprocità da parte di altri Paesi, vedi l'Arabia Saudita, il
Marocco, l'Algeria.
(segue)