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CR: mozione Crocifisso in Aula, ripreso il dibattito (9)

25.11.2009
17:16
(ACON) Trieste, 25 nov - RC - La sacralità della rappresentazione è stata il punto centrale della discussione riavviata, dopo lo stop di ieri sera, da Mauro Travanut (PD) sulla mozione sull'affissione del Crocifisso in Aula presentata da Paolo Ciani, Antonio Pedicini, Paride Cargnelutti e Piero Tononi (Pdl). Ritirate la mozione - ha chiesto loro Travanut, mentre il suo compagno di gruppo Franco Brussa ha sottolineato che accorgersi solo ora che in Aula manca un Crocifisso simbolo della nostra cultura e identità è come dire che per questi 45 anni non abbiamo avuto né radici né identità. Le radici non sono in pericolo solo perché si tolgono o mettono dei simboli su un muro - ha aggiunto. La verità non è che abbiamo tolto il Crocifisso dalle scuole, ma dal nostro cuore.

Franco Dal Mas (Pdl) ha preannunciato che chiederà una votazione per parti separate perché ritiene una forzatura quanto previsto nell'ultima parte del documento, ove si vorrebbe l'affissione del Crocifisso in Aula, cosa che ha definito una mera modifica degli arredi. Il Cristo è un simbolo che appartiene anche a me, così come alla nostra cultura, identità, storia - ha spiegato - ma non è con la forza dei numeri che gli diamo forza evocatrice. E', invece, una questione che appartiene al nostro essere uomo. In Senato e in Parlamento non c'è l'esposizione del Crocifisso.

Identica richiesta del suo collega Gaetano Valenti, che considera la mozione provocatoria, una reazione alla sentenza della Corte europea di Strasburgo che nega di avere esposti nelle aule scolastiche i segni che ci sono sempre stati della nostra fede cattolica. Se il Cristo fosse esposto in quest'Aula - ha reso noto - chiederei fosse appeso girato a rovescio.

E ha chiesto lo stralcio anche uno dei firmatari, Pedicini, dopo aver spiegato la sua riflessione. Ho firmato per un gesto istintivo - ha detto - perché la sentenza della Corte europea considera il Crocifisso uno strumento discriminatorio quale, per contro, non è. Lo contestualizza e non tiene conto della sua storia, del suo significare che siamo uomini con dei limiti e del nostro convincimento su questi nostri limiti. La prima cosa che, per Pedicini, dovremmo chiederci è se ci viene garantita la reciprocità da parte di altri Paesi, vedi l'Arabia Saudita, il Marocco, l'Algeria.

(segue)