Idv: a rischio fauna selvatica e tutela ambientale
(ACON) Trieste, 17 dic - COM/AB - Un grave danno alla fauna
selvatica verrà inferto, secondo il capogruppo consiliare
regionale dell'Italia dei valori Alessandro Corazza,
dall'articolo 3 comma 4 della Finanziaria che prevede che in
alcune zone cinofile sia consentito l'abbattimento della fauna
cacciabile anche al di fuori della stagione venatoria.
Le zone cinofile - quelle aree individuate per l'addestramento
dei cani da caccia nell'ambito delle riserve - diventeranno una
zone franche dove gli animali liberati dagli allevamenti, che
giuridicamente diventano fauna selvatica, potranno essere uccisi
in qualsiasi periodo dell'anno. I pericoli sono evidenti, poiché
inevitabile sarà il disturbo provocato da queste attività in
particolari periodi, ad esempio quello riproduttivo, periodo
ordinariamente di chiusura della caccia.
"E' incredibile - ha aggiunto il dipietrista - come questa
maggioranza non perda mai occasione per infilare anche in leggi
che dovrebbero avere esclusivamente carattere finanziario,
emendamenti che liberalizzano la caccia, addirittura
contraddicendo la relativa legge quadro".
Il gruppo dell'Italia dei valori giudica nettamente insufficiente
la politica di spesa destinata ai parchi e alle risorse naturali
presenti nel territorio regionale.
Il vicecapogruppo Enio Agnola, accogliendo l'appello del WWF
regionale, ha proposto una serie di emendamenti nel tentativo di
rendere meno pesanti i gravi tagli operati rispetto ai fondi
stanziati nel 2009.
"Una diminuzione - ha dichiarato il consigliere - che tocca anche
il 90% delle risorse degli scorsi anni". Insufficiente il
tentativo di correggere il tiro, da parte della maggioranza con
degli emendamenti che hanno alzato di poco i fondi. Per l'Italia
dei valori "viene di fatto smantellata, con una contrazione
dell'80% dello stanziamento, la rete di tutela ambientale
presente in Friuli Venezia Giulia, già sottodimensionata rispetto
alla media nazionale".
"Il taglio - ha aggiunto Agnola - non avrà soltanto ricadute di
mera natura ecologica, ma interesserà anche l'aspetto
occupazionale: ne risentirà il lavoro di produzione delle
strutture espositive e didattiche a livello europeo, come i
centri visite, che dovrebbero richiamare e mettere in moto
l'economia locale e che invece ora rischiano di essere chiusi".