Pdl: Cargnelutti ricorda Biasutti, uomo delle Istituzioni
(ACON) Trieste, 01 feb - COM/AB - Adriano Biasutti uomo di
pensiero e di azione era un politico di carattere e di razza
pura. Lo fu nella DC e di conseguenza nelle Istituzioni. La DC
consentiva ai propri uomini di poter esprimere autorevolezza, di
questo egli aveva sempre consapevolezza, tanto che nella seconda
Repubblica vedeva più che la mancanza di uomini quella di
"progetti condivisi" che potessero garantire la rappresentatività
necessaria a chi aveva la responsabilità di gestire. Nella DC la
leadership te la dovevi conquistare passo dopo passo, partendo
dal basso e passando per il voto dei Congressi. Erano primarie
vere e gli uomini scelti erano sempre collegati a una linea
politica e a programmi. Le Istituzioni erano stabili perché la
DC, nonostante la mancanza di elezioni dirette, garantiva la
stabilità, serviva un Congresso per cambiare linea e uomini. Si
dirà che così valeva per tutti i partiti. Non esattamente altri
avevano la caratteristica del movimentiamo, tattico più che
strategico.
Il ricordo è di Paride Cargnelutti, consigliere regionale del
Pdl, che completa così il suo pensiero.
Biasutti divenne presidente della Regione perché vinse il
Congresso regionale che la DC tenne a Udine nell'83. Quel
Congresso rappresentò una svolta di linea politica e di ricambio
generazionale nel partito e quindi conseguentemente nella guida
delle Istituzioni, Regione autonoma - sottolineo autonoma in
primis. Quel congresso fu l'investitura di un nuovo leader, una
sorta di primarie per chi dovesse guidare la nuova DC e quindi
subentrare a un grande presidente come Antonio Comelli, con uno
stile più diretto e più moderno.
C'è chi ricordando quella storia ha affermato oggi che fu il PSI
di allora a provocare quel cambiamento. Non è così. Semplicemente
quel partito provocò la crisi per ritagliarsi una sorta di
protagonismo rispetto a un ricambio che era già deciso. Spiegò
più volte Biasutti, ricordando tante circostanze (ma ciò era
accaduto con Comelli) che lui in realtà venne eletto presidente
nell'84 e riconfermato nell'88, cioè presidente per due volte. Le
altre tre volte semplicemente venne rieletto a seguito di crisi
che "gli alleati storici" aprivano e chiudevano non per chissà
quali strategie economico-sociali, ma perché al loro interno
erano cambiati gli equilibri e quindi dovevano cambiare questo o
quel vicepresidente, questo o quell'assessore. Tanto è che dei
primi 30 anni di Regione si ricordano tre presidenti uno ogni 10
anni, ma i loro vice furono troppi per essere ricordati a mente.
Infine, una considerazione che va oltre il buonismo di questi
giorni. L'elezione da parte del Consiglio regionale di Adriano
Biasutti nel 2008 nella Commissione paritetica Stato-Regione per
l'Autonomia del FVG fu una scelta di grande valenza politica, di
riconoscimento per ciò che egli aveva rappresentato e per ciò che
poteva ancora dare a favore della propria terra. Venne
rilegittimato uomo delle Istituzioni. Quella scelta maturò per
piena volontà del presidente Tondo, la lucida determinazione dei
quattro segretari politici di maggioranza, Gottardo, Menia,
Fontanini, Compagnon e di chi nel segreto dell'urna lo votò. Non
so se è stata poca cosa, ma gli uomini è meglio rivalutarli da
vivi, perché da morti lo fanno quasi tutti.