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Pdl: Cargnelutti ricorda Biasutti, uomo delle Istituzioni

01.02.2010
17:36
(ACON) Trieste, 01 feb - COM/AB - Adriano Biasutti uomo di pensiero e di azione era un politico di carattere e di razza pura. Lo fu nella DC e di conseguenza nelle Istituzioni. La DC consentiva ai propri uomini di poter esprimere autorevolezza, di questo egli aveva sempre consapevolezza, tanto che nella seconda Repubblica vedeva più che la mancanza di uomini quella di "progetti condivisi" che potessero garantire la rappresentatività necessaria a chi aveva la responsabilità di gestire. Nella DC la leadership te la dovevi conquistare passo dopo passo, partendo dal basso e passando per il voto dei Congressi. Erano primarie vere e gli uomini scelti erano sempre collegati a una linea politica e a programmi. Le Istituzioni erano stabili perché la DC, nonostante la mancanza di elezioni dirette, garantiva la stabilità, serviva un Congresso per cambiare linea e uomini. Si dirà che così valeva per tutti i partiti. Non esattamente altri avevano la caratteristica del movimentiamo, tattico più che strategico.

Il ricordo è di Paride Cargnelutti, consigliere regionale del Pdl, che completa così il suo pensiero.

Biasutti divenne presidente della Regione perché vinse il Congresso regionale che la DC tenne a Udine nell'83. Quel Congresso rappresentò una svolta di linea politica e di ricambio generazionale nel partito e quindi conseguentemente nella guida delle Istituzioni, Regione autonoma - sottolineo autonoma in primis. Quel congresso fu l'investitura di un nuovo leader, una sorta di primarie per chi dovesse guidare la nuova DC e quindi subentrare a un grande presidente come Antonio Comelli, con uno stile più diretto e più moderno.

C'è chi ricordando quella storia ha affermato oggi che fu il PSI di allora a provocare quel cambiamento. Non è così. Semplicemente quel partito provocò la crisi per ritagliarsi una sorta di protagonismo rispetto a un ricambio che era già deciso. Spiegò più volte Biasutti, ricordando tante circostanze (ma ciò era accaduto con Comelli) che lui in realtà venne eletto presidente nell'84 e riconfermato nell'88, cioè presidente per due volte. Le altre tre volte semplicemente venne rieletto a seguito di crisi che "gli alleati storici" aprivano e chiudevano non per chissà quali strategie economico-sociali, ma perché al loro interno erano cambiati gli equilibri e quindi dovevano cambiare questo o quel vicepresidente, questo o quell'assessore. Tanto è che dei primi 30 anni di Regione si ricordano tre presidenti uno ogni 10 anni, ma i loro vice furono troppi per essere ricordati a mente.

Infine, una considerazione che va oltre il buonismo di questi giorni. L'elezione da parte del Consiglio regionale di Adriano Biasutti nel 2008 nella Commissione paritetica Stato-Regione per l'Autonomia del FVG fu una scelta di grande valenza politica, di riconoscimento per ciò che egli aveva rappresentato e per ciò che poteva ancora dare a favore della propria terra. Venne rilegittimato uomo delle Istituzioni. Quella scelta maturò per piena volontà del presidente Tondo, la lucida determinazione dei quattro segretari politici di maggioranza, Gottardo, Menia, Fontanini, Compagnon e di chi nel segreto dell'urna lo votò. Non so se è stata poca cosa, ma gli uomini è meglio rivalutarli da vivi, perché da morti lo fanno quasi tutti.