SA: Kocijancic su elettrodotto Redipuglia-Udine ovest
(ACON) Trieste, 04 feb - COM/AB - Quasi due giorni di dibattito
sulla richiesta di interramento del previsto elettrodotto
Redipuglia-Udine Ovest hanno prodotto la necessità di un
intervento diretto del presidente Tondo, che non è servito per
dare risposte certe alla popolazione interessata, presente anche
in Aula, ma è sicuramente servita a ricompattare una maggioranza
che sembrava sul punto di sfaldarsi.
Lo sostiene Igor Kocijancic, capogruppo di SA, che aggiunge.
Le dichiarazioni di Renzo Tondo, con le quali si è comunque
assunto l'impegno di verificare le possibilità di procedere
preferibilmente con il tracciato interrato (compatibilmente con
le esigenze dell'impresa Terna, che attuerà l'opera) sono bastate
per richiamare all'ordine una Lega Nord sempre più rivendicativa
solo verbalmente e un'UDC sempre disponibile a ogni tipo di
accomodamento pur di non disturbare il manovratore.
Per il resto, si è voluto trasformare impropriamente e
strumentalmente una richiesta precisa - quella di mitigare il più
possibile, con l'interramento dei cavi, un'opera altamente
impattante e invasiva del territorio - in una contesa tra fautori
dello sviluppo e alfieri della decrescita. Quello che è sembrato
più grave è il fatto, inoppugnabile, che questa maggioranza e il
suo presidente continuano a declinare la crisi esclusivamente dal
punto di vista dell'impresa, anteponendo gli interessi immediati
dell'imprenditore di turno a quelli più generali della
popolazione, del territorio e delle modalità con le quali tentare
di garantire un futuro più o meno salubre al pianeta, formalmente
assunti anche dai paesi maggiormente industrializzati anche alla
recente conferenza sul clima di Copenaghen, sostanzialmente
fallita come la precedente di Kyoto.
Il presidente si è poi soffermato anche sul rigassificatore di
Zaule, dichiarando la soddisfazione per quanto sarebbe emerso in
seno alla Commissione europea in relazione alla valutazione
d'impatto ambientale, omettendo però di dire che non si tratta di
dichiarazioni ufficiali ma semplicemente di anticipazioni
informali lanciate a mezzo stampa, un po' come si sta facendo a
livello regionale con gli annunci della riforma delle autonomie
locali e dell'istituzione della città metropolitana a Trieste in
assenza di un disegno di legge.
Spiace infine rilevare l'estrema superficialità con la quale la
Giunta, il presidente e questa maggioranza trattino la questione
del ritorno al nucleare e della volontà di intervenire,
attraverso l'ENI, nel raddoppio della centrale di Krsko,
ignorando che sul tema c'è un ampio dibattito pubblico in corso
in Slovenia (come anche sul paventato potenziamento della mega
termocentrale a carbone di Sostanj), che molto probabilmente
sfocerà nell'indizione di un referendum e che l'intera vicenda
potrebbe anche concludersi con una presa di posizione analoga a
quella che milioni di cittadine e cittadini assunsero in Italia
più di vent'anni fa: che quella del nucleare è una porta da
chiudere definitivamente per concentrarsi e potenziare altre
fonti di approvvigionamento energetico.