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SA: Kocijancic su elettrodotto Redipuglia-Udine ovest

04.02.2010
13:21
(ACON) Trieste, 04 feb - COM/AB - Quasi due giorni di dibattito sulla richiesta di interramento del previsto elettrodotto Redipuglia-Udine Ovest hanno prodotto la necessità di un intervento diretto del presidente Tondo, che non è servito per dare risposte certe alla popolazione interessata, presente anche in Aula, ma è sicuramente servita a ricompattare una maggioranza che sembrava sul punto di sfaldarsi.

Lo sostiene Igor Kocijancic, capogruppo di SA, che aggiunge.

Le dichiarazioni di Renzo Tondo, con le quali si è comunque assunto l'impegno di verificare le possibilità di procedere preferibilmente con il tracciato interrato (compatibilmente con le esigenze dell'impresa Terna, che attuerà l'opera) sono bastate per richiamare all'ordine una Lega Nord sempre più rivendicativa solo verbalmente e un'UDC sempre disponibile a ogni tipo di accomodamento pur di non disturbare il manovratore. Per il resto, si è voluto trasformare impropriamente e strumentalmente una richiesta precisa - quella di mitigare il più possibile, con l'interramento dei cavi, un'opera altamente impattante e invasiva del territorio - in una contesa tra fautori dello sviluppo e alfieri della decrescita. Quello che è sembrato più grave è il fatto, inoppugnabile, che questa maggioranza e il suo presidente continuano a declinare la crisi esclusivamente dal punto di vista dell'impresa, anteponendo gli interessi immediati dell'imprenditore di turno a quelli più generali della popolazione, del territorio e delle modalità con le quali tentare di garantire un futuro più o meno salubre al pianeta, formalmente assunti anche dai paesi maggiormente industrializzati anche alla recente conferenza sul clima di Copenaghen, sostanzialmente fallita come la precedente di Kyoto.

Il presidente si è poi soffermato anche sul rigassificatore di Zaule, dichiarando la soddisfazione per quanto sarebbe emerso in seno alla Commissione europea in relazione alla valutazione d'impatto ambientale, omettendo però di dire che non si tratta di dichiarazioni ufficiali ma semplicemente di anticipazioni informali lanciate a mezzo stampa, un po' come si sta facendo a livello regionale con gli annunci della riforma delle autonomie locali e dell'istituzione della città metropolitana a Trieste in assenza di un disegno di legge. Spiace infine rilevare l'estrema superficialità con la quale la Giunta, il presidente e questa maggioranza trattino la questione del ritorno al nucleare e della volontà di intervenire, attraverso l'ENI, nel raddoppio della centrale di Krsko, ignorando che sul tema c'è un ampio dibattito pubblico in corso in Slovenia (come anche sul paventato potenziamento della mega termocentrale a carbone di Sostanj), che molto probabilmente sfocerà nell'indizione di un referendum e che l'intera vicenda potrebbe anche concludersi con una presa di posizione analoga a quella che milioni di cittadine e cittadini assunsero in Italia più di vent'anni fa: che quella del nucleare è una porta da chiudere definitivamente per concentrarsi e potenziare altre fonti di approvvigionamento energetico.