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UDC: Sasco,in sanità lavorare per la vita e non per la morte

08.02.2010
13:21
(ACON) Trieste, 08 feb - COM/AB - Il capogruppo UDC in Consiglio regionale Edoardo Sasco, in occasione del primo anniversario della scomparsa di Eluana Englaro, riafferma che in Friuli Venezia Giulia la sanità deve lavorare per la vita e non per una cultura di morte

Il gruppo consiliare regionale dell'UDC rinnova gli stessi sentimenti espressi lo scorso anno, quando cioè eravamo trepidanti per la sorte di questa giovane donna che, tramite valutazioni fatte altrove, aveva coinvolto anche la nostra regione. Con l'on. Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita, alla Stazione Marittima di Trieste avevamo organizzato in quei giorni un convegno intitolato "Eluana è tutti noi", con il quale volevamo ribadire il nostro no a ogni scelta che portasse alla morte di una persona non in grado di nutrirsi da sola, alla quale non andavano tolti cibo e acqua. Chiedevamo ai medici della nostra regione di lavorare per la vita, perché nessuno ne può disporre in quanto sacra e inviolabile in ogni momento e in ogni situazione. Anche se uno paradossalmente chiedesse di morire, dobbiamo aiutarlo a vivere e i medici devono lavorare per la vita e non per la morte.

Questi concetti - aggiunge Sasco - li ribadiamo alla vigilia dell'approvazione del nuovo Piano sanitario regionale, che coincide con il primo anniversario della scomparsa di Eluana, evidenziando così quale tipo di sanità vogliamo in futuro nella nostra regione. Dobbiamo cioè credere nel valore della vita, che in occasione di questa vicenda è stato smarrito per difendere sciaguratamente il diritto di morire, diritto che è stato purtroppo ribadito in diverse sedi, facendolo passare come un atto dovuto, nonostante l'assessore alla sanità Kosic si fosse dichiarato contrario fin dagli inizi di questo triste evento.

Sasco si dice pienamente d'accordo con quanto recentemente affermato dal vescovo di Trieste mons. Giampaolo Crepaldi e auspica che il Parlamento possa riprendere con urgenza la discussione e l'approvazione di norme che garantiscano la certezza di cure idonee e di adeguata assistenza nella fase terminale dell'esistenza, ovvero quando le condizioni personali non consentano di provvedere in maniera autonoma alle necessità vitali fondamentali, nella piena convinzione che nel nostro Paese nessuno debba più morire di fame e di sete.