III Comm: audizioni su Piano sociosanitario (1)
(ACON) Trieste, 16 feb - DT - Seconda giornata di audizioni
sulla bozza del Piano sanitario e sociosanitario per la III
Commissione consiliare, presieduta da Giorgio Venier Romano
(UDC).
Un documento troppo sbilanciato sulla cura in cui non viene
affrontato il tema della prevenzione (che poi vuol dire anche
sicurezza sul posto di lavoro) e nemmeno quello del potenziamento
dei servizi territoriali, un Piano improntato sostanzialmente sui
tagli e non partecipato. CGIL, CISL, UIL ma anche FSI/USAE hanno
bocciato la bozza dell'assessore alla Salute Vladimir Kosic.
Per Adriana Pigozzo della CGIL pesano due questioni fondamentali:
i limiti imposti dalla Finanziaria regionale (il trend di
crescita previsto è dell'1.76%, troppo poco) e il blocco del turn
over. Si mettano nero su bianco gli sprechi, soprattutto si
indichino le modalità per eliminarli. Mancano poi gli obiettivi
di salute in prospettiva, ad esempio sulla lievitazione delle
patologie degli anziani.
Non si riescono a identificare gli interventi con chiarezza,
eppure parliamo del 52% delle risorse della Regione, parliamo di
salute, il commento di Fernando Della Ricca, UIL. E' vero che
abbiamo delle eccellenze, è altrettanto vero che bisogna pensare
all'insieme della macchina, sul territorio oggi l'assistenza
viene delegata troppo spesso alla famiglia. Occorre intervenire
anche sulle liste d'attesa.
Secondo Renato Pizzolitto, CISL, il problema numero uno è la
mancanza di personale, è impossibile mantenere l'esistente se non
si interviene su questo tema. E' fondamentale dare un'adeguata
risposta di salute a tutti, specie ai soggetti più deboli. La
centrale unica del 118 non porterà a economie rilevanti.
Una condivisione di fondo, ma rimane l'esigenza di capire le
modalità con cui il Piano verrà realizzato. Questa la sintesi di
Giovanni Zanuttini, rappresentante della CONFSAL. Con qualche
distinguo: difficile coniugare il blocco del turn over con il
mantenimento della qualità dei servizi, non è chiara la sorte
degli ospedali minori, resta irrisolta la questione delle liste
di attesa. Un Piano che per certi aspetti manca di concretezza.
Per Paolo Coan della FSI/USAE sono più le ombre che le luci della
bozza: nessun accenno alla prevenzione, poca concretezza,
l'indirizzo è quello della cessione di rami d'azienda che rendono
economicamente al privato. Invece bisognerebbe spingere a una
riduzione molto pesante delle esternalizzazioni. Il numero delle
Aziende deve corrispondere a quello delle Province tenendo conto
però dell'area montana.
Per il suo presidente Mario Brancati, la Consulta regionale delle
associazioni dei disabili si ritrova negli indirizzi della Giunta
che intendono migliorare i livelli e l'efficienza del sistema e
recuperare così risorse da reinvestire per coprire bisogni ancora
inevasi (liste attesa, psichiatria, integrazione sociosanitaria,
anziani, disabilità). Però nel Piano la sanità territoriale viene
poco citata ed è già scarsamente investita di risorse umane ed
economiche. Attenzione poi al federalismo sanitario: la Regione
deve porre dei paletti per mantenere gli standard qualitativi
nella sanità, altrimenti i direttori generali taglieranno i
servizi per perseguire obiettivi di pareggio.
La Conferenza ha deciso di esprimere il parere non su questa
bozza ma su quello che sarà il Piano definitivo, ha annotato
Vittorio Boem, sindaco di Codroipo e presidente della Conferenza
permanente per la programmazione sanitaria, sociale e
sociosanitaria regionale. Comunque, il Piano è squilibrato sul
fronte ospedaliero, sono pochi i temi sul fronte sociosanitario:
la prevenzione, le cure primarie, le dipendenze, il
materno-infantile, non vengono trattati. E cosa succederà ai
distretti? E ai piccoli ospedali (Maniago, Sacile, Gemona)?
Infine, è troppo centralizzante nell'aspetto gestionale con un
ruolo, quello dei Comuni, sempre più affievolito.
Per Federsanità ANCI l'intervento di Gianni Zanolin, assessore
alle politiche sociali del Comune di Pordenone. L'intuizione
principale del Piano, quella di trovare le risorse dentro il
sistema, è giusta. La razionalizzazione pensata dalla bozza non
può togliere presidi sanitari al territorio, ma può voler dire
che per tutta una seria di esigenze ci si debba rivolgere a un
sistema pensato su base regionale. Sul fronte sociale è
fondamentale il rapporto Comuni-distretti e l'opportunità di
mantenere forte questa presenza.
Critico Antonio Corrias, assessore ai Servizi sociali del Comune
di Udine, per il quale non sono chiari gli obiettivi di salute né
gli indicatori di verifica del Piano, non si comprende dove si
vada a incidere per recuperare risorse, e non c'è un riferimento
ai servizi sociali in capo ai Comuni. C'è, di fondo, un
pericoloso ridimensionamento del ruolo dei Comuni e del terzo
settore nella programmazione territoriale locale.
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(segue)