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Idv/Citt/PD: interpellanza su cementificio di Fanna (PN)

19.02.2010
12:20
(ACON) Trieste, 19 feb - COM/ET - Dopo l'ordine del giorno presentato senza esito durante l'approvazione della legge finanziaria regionale dello scorso dicembre, il capogruppo Idv in Consiglio regionale Alessandro Corazza, e il consigliere dei Cittadini Piero Colussi ribadiscono sull'inopportunità di bruciare combustibile da rifiuto nel cementificio di Fanna e lo fanno depositando un'interpellanza, a firma anche di Enio Agnola (Idv) e Mauro Travanut (PD).

Nell'interpellanza si chiedono chiarimenti alla Giunta sulla procedura che sta utilizzando la Regione per autorizzare la co-combustione del Cdr-q nello stabilimento del maniaghese.

"La normativa nazionale - sostengono i sottoscrittori dell'interpellanza - sottrae il Cdr-q dall'ambito di applicazione della legislazione sui rifiuti, considerandolo combustibile, mentre la sentenza della Corte di Giustizia europea del 22 dicembre 2008 afferma che il Cdr-q dovrebbe essere considerato a tutti gli effetti come rifiuto, applicando quindi le procedure richieste per questo tipo di interventi".

I consiglieri si augurano che la Regione riveda il processo autorizzativo, bloccando di fatto il percorso attuale, e prevedendo possibilmente la procedura di VIA.

"E' una grossa responsabilità - afferma Corazza - quella di cui si sta facendo carico la Regione, perseverando su una strada che, oltre a non rispettare la normativa europea, espone l'Italia a una costosa procedura d'infrazione nonché porterà seri problemi all'ambiente e alla salute dei cittadini.

"L'impianto di Fanna - aggiunge Colussi - ha chiesto di bruciare ogni giorno 900 quintali di rifiuti speciali denominati eufemisticamente "combustibile da rifiuto di qualità" assieme al Pet-coke che già oggi viene utilizzato per la produzione di cemento: purtroppo oggi non esistono filtri di sorta per trattenere quelle nano particelle la cui patogenicità è ampiamente dimostrata".

L'interpellanza si chiude con la richiesta alla Giunta, una volta fatto un censimento di tutte le strutture che bruciano Cdr-q in regione, di applicare la normativa europea e di bloccare ogni nuova autorizzazione a bruciare fino a nuovi accertamenti delle procedure da seguire.

Corazza fa riferimento anche ai certificati verdi. "Il paradosso - aggiunge - è che, mentre la normativa europea considera il Cdr-q un rifiuto, la legislazione italiana, considerandolo addirittura fonte rinnovabile, premia economicamente chi li brucia. Saremmo di fronte quindi a una situazione in cui l'azienda risparmia sul costo del combustibile e guadagna anche dai certificati verdi ricevuti per il suo utilizzo, con un danno unilaterale alla salute dei cittadini e all'ambiente che subirebbero l'inquinamento dovuto - dice il capogruppo - in particolare alle polveri fini e alle nanoparticelle disperse nell'aria".

"Ulteriore preoccupazione - conclude Colussi - desta il fatto che l'assessore all'Ambiente Elio De Anna ha voluto inserire la co-combustione del Cdr-q nei cementifici nel nuovo piano regionale di gestione dei rifiuti urbani: una scelta criticata anche dal commissario per l'Ambiente europeo che, in una lettera all'Oms (Organizzazione mondiale della sanità), ha dichiarato che l'incenerimento non è la risposta alla gestione del problema rifiuti".