Idv/Citt/PD: interpellanza su cementificio di Fanna (PN)
(ACON) Trieste, 19 feb - COM/ET - Dopo l'ordine del giorno
presentato senza esito durante l'approvazione della legge
finanziaria regionale dello scorso dicembre, il capogruppo Idv in
Consiglio regionale Alessandro Corazza, e il consigliere dei
Cittadini Piero Colussi ribadiscono sull'inopportunità di
bruciare combustibile da rifiuto nel cementificio di Fanna e lo
fanno depositando un'interpellanza, a firma anche di Enio Agnola
(Idv) e Mauro Travanut (PD).
Nell'interpellanza si chiedono chiarimenti alla Giunta sulla
procedura che sta utilizzando la Regione per autorizzare la
co-combustione del Cdr-q nello stabilimento del maniaghese.
"La normativa nazionale - sostengono i sottoscrittori
dell'interpellanza - sottrae il Cdr-q dall'ambito di applicazione
della legislazione sui rifiuti, considerandolo combustibile,
mentre la sentenza della Corte di Giustizia europea del 22
dicembre 2008 afferma che il Cdr-q dovrebbe essere considerato a
tutti gli effetti come rifiuto, applicando quindi le procedure
richieste per questo tipo di interventi".
I consiglieri si augurano che la Regione riveda il processo
autorizzativo, bloccando di fatto il percorso attuale, e
prevedendo possibilmente la procedura di VIA.
"E' una grossa responsabilità - afferma Corazza - quella di cui
si sta facendo carico la Regione, perseverando su una strada che,
oltre a non rispettare la normativa europea, espone l'Italia a
una costosa procedura d'infrazione nonché porterà seri problemi
all'ambiente e alla salute dei cittadini.
"L'impianto di Fanna - aggiunge Colussi - ha chiesto di bruciare
ogni giorno 900 quintali di rifiuti speciali denominati
eufemisticamente "combustibile da rifiuto di qualità" assieme al
Pet-coke che già oggi viene utilizzato per la produzione di
cemento: purtroppo oggi non esistono filtri di sorta per
trattenere quelle nano particelle la cui patogenicità è
ampiamente dimostrata".
L'interpellanza si chiude con la richiesta alla Giunta, una volta
fatto un censimento di tutte le strutture che bruciano Cdr-q in
regione, di applicare la normativa europea e di bloccare ogni
nuova autorizzazione a bruciare fino a nuovi accertamenti delle
procedure da seguire.
Corazza fa riferimento anche ai certificati verdi. "Il paradosso
- aggiunge - è che, mentre la normativa europea considera il
Cdr-q un rifiuto, la legislazione italiana, considerandolo
addirittura fonte rinnovabile, premia economicamente chi li
brucia. Saremmo di fronte quindi a una situazione in cui
l'azienda risparmia sul costo del combustibile e guadagna anche
dai certificati verdi ricevuti per il suo utilizzo, con un danno
unilaterale alla salute dei cittadini e all'ambiente che
subirebbero l'inquinamento dovuto - dice il capogruppo - in
particolare alle polveri fini e alle nanoparticelle disperse
nell'aria".
"Ulteriore preoccupazione - conclude Colussi - desta il fatto che
l'assessore all'Ambiente Elio De Anna ha voluto inserire la
co-combustione del Cdr-q nei cementifici nel nuovo piano
regionale di gestione dei rifiuti urbani: una scelta criticata
anche dal commissario per l'Ambiente europeo che, in una lettera
all'Oms (Organizzazione mondiale della sanità), ha dichiarato che
l'incenerimento non è la risposta alla gestione del problema
rifiuti".