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PD: Menis, ristabilire equilibrio finanziamenti a università

23.02.2010
15:10
(ACON) Trieste, 23 feb - COM/AB - Non basta ridefinire i criteri per la ripartizione delle risorse regionali, serve un'azione congiunta per porre fine alle sperequazioni dei finanziamenti nazionali al sistema universitario.

A lanciare la proposta è il consigliere regionale del PD Paolo Menis, vicepresidente della Commissione istruzione, che spiega: "All'allarme lanciato dalla CGIL a livello regionale si aggiunge l'appello della Conferenza dei rettori, che ha giudicato gli stanziamenti nazionali al di sotto del bisogno complessivo del sistema universitario che rischia il collasso".

"Una situazione molto preoccupante - prosegue il consigliere - a cui la maggioranza risponde con le ennesime promesse o invocando a sua discolpa errori di calcolo, quando in realtà parliamo di una situazione che dura da oltre quindici anni con un sottofinanziamento cronico all'Ateneo di Udine pari a quasi 100 milioni di euro in dieci anni. Il problema è ancora più grave perché non deriva da una carenza di fondi, ma da una loro errata distribuzione basata sui costi storici.

"Oltre alle realtà gravemente penalizzate esistono infatti università che sono state sovra finanziate per diversi anni. In questo contento qualsiasi intervento, anche a livello regionale, non può non tenere conto della situazione esistente, pena l'aggravarsi di questa sperequazione.

"Diversamente, a pagare il prezzo più alto, in tutti i sensi, rischiano di essere gli studenti, come già accade ora. Per legge le Università non potrebbero chiedere agli studenti, come tasse d'iscrizione, più del 20 per cento dei finanziamenti ricevuti dallo Stato ma, secondo la classifica di un quotidiano economico, gli atenei italiani pubblici che superano il tetto previsto dalla normativa vigente sono 27 su 61, vale a dire il 45% delle università statali, alcuni dei quali arrivano persino a raddoppiare la cifra massima consentita.

"Un quadro allarmante - conclude Menis - destinato a peggiorare nei prossimi anni in cui i tagli proseguiranno e su cui è necessario intervenire subito con un'azione congiunta che faccia pressione sul governo per ristabilire il necessario equilibrio. Altrimenti ha poco senso parlare di meritocrazia se non si creano le condizioni per una competizione alla pari".