PD: Menis, ristabilire equilibrio finanziamenti a università
(ACON) Trieste, 23 feb - COM/AB - Non basta ridefinire i
criteri per la ripartizione delle risorse regionali, serve
un'azione congiunta per porre fine alle sperequazioni dei
finanziamenti nazionali al sistema universitario.
A lanciare la proposta è il consigliere regionale del PD Paolo
Menis, vicepresidente della Commissione istruzione, che spiega:
"All'allarme lanciato dalla CGIL a livello regionale si aggiunge
l'appello della Conferenza dei rettori, che ha giudicato gli
stanziamenti nazionali al di sotto del bisogno complessivo del
sistema universitario che rischia il collasso".
"Una situazione molto preoccupante - prosegue il consigliere - a
cui la maggioranza risponde con le ennesime promesse o invocando
a sua discolpa errori di calcolo, quando in realtà parliamo di
una situazione che dura da oltre quindici anni con un
sottofinanziamento cronico all'Ateneo di Udine pari a quasi 100
milioni di euro in dieci anni. Il problema è ancora più grave
perché non deriva da una carenza di fondi, ma da una loro errata
distribuzione basata sui costi storici.
"Oltre alle realtà gravemente penalizzate esistono infatti
università che sono state sovra finanziate per diversi anni. In
questo contento qualsiasi intervento, anche a livello regionale,
non può non tenere conto della situazione esistente, pena
l'aggravarsi di questa sperequazione.
"Diversamente, a pagare il prezzo più alto, in tutti i sensi,
rischiano di essere gli studenti, come già accade ora. Per legge
le Università non potrebbero chiedere agli studenti, come tasse
d'iscrizione, più del 20 per cento dei finanziamenti ricevuti
dallo Stato ma, secondo la classifica di un quotidiano economico,
gli atenei italiani pubblici che superano il tetto previsto dalla
normativa vigente sono 27 su 61, vale a dire il 45% delle
università statali, alcuni dei quali arrivano persino a
raddoppiare la cifra massima consentita.
"Un quadro allarmante - conclude Menis - destinato a peggiorare
nei prossimi anni in cui i tagli proseguiranno e su cui è
necessario intervenire subito con un'azione congiunta che faccia
pressione sul governo per ristabilire il necessario equilibrio.
Altrimenti ha poco senso parlare di meritocrazia se non si creano
le condizioni per una competizione alla pari".