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PD: Lupieri, discriminatorie le modifiche a legge famiglia

11.03.2010
10:37
(ACON) Trieste, 11 mar - COM/AB - L'articolo 1 del disegno di legge di modifica alla normativa sui servizi all'infanzia e alla famiglia dispone "interventi in favore delle famiglie, con priorità per quelle in possesso dei requisiti di cui all'art. 29 della Costituzione, assicurando parità di trattamento e considerazione per tutti i figli a carico".

Si tratta - a giudizio del consigliere regionale del PD Sergio Lupieri - di una totale contraddizione, in quanto se c'è priorità per la famiglia sposata, non può essere assicurata parità di trattamento per tutti i figli, sia di famiglie sposate che non sposate.

L'assessore Molinaro giustifica la priorità per le famiglie sposate in quanto così dispone il programma di governo del presidente Tondo approvato da questa maggioranza. Peccato - commenta Lupieri - che così si perda il principio di inclusività e di universalità degli interventi, e si crei differenziazione tra i nuclei famigliari intervenendo nelle loro scelte di vita e non garantendo a tutti gli stessi diritti.

Vanno aiutate invece tutte le famiglie - sostiene il consigliere del PD - indipendentemente dalla loro connotazione giuridica, soprattutto in una situazione di crisi come quella attuale.

Il disegno di legge della Giunta è ulteriormente discriminatorio in quanto richiede per l'accesso alla Carta famiglia il requisito degli 8 anni di residenza in Italia, di cui 1 in regione, violando l'articolo 2 della Convenzione ONU per i diritti del fanciullo che riporta l'assoluto divieto di ogni forma di discriminazione nei confronti dei minori. Inoltre, prevede che gli interventi sociosanitari integrati siano attuati al di fuori della pianificazione dei Piani di zona, del programma delle attività territoriali e locali. Non si specifica con quali modalità attuative si potranno realizzare, in quanto non si parla di ambiti socio assistenziali, ma genericamente di servizi del territorio, non ben definiti. Una vera rivoluzione per la programmazione degli interventi sociosanitari che prevedeva il Servizio sociale dei Comuni e le Aziende per i servizi sanitari, unitamente al terzo settore, protagonisti nella costruzione degli strumenti in grado di dare risposta ai problemi dei loro territori.