Inaugurata da Ballaman a Pordenone mostra Ottavio Sgubin
(ACON) Pordenone, 17 apr - DT - Sono evanescenti, scarni,
essenziali. Figure che non vagano più, sagome avvolte su loro
stesse, rigide, logore, immobili al punto da apparire
pietrificate, chiuse al mondo perché - come i fantasmi - sono
attraversate dagli sguardi senza essere viste. Simboli, questi
barboni su immense tele dipinte a tempera, di un'introversione
disperata, presenze tragiche senza volto che si immergono nel
grigiore delle metropoli, tra i marciapiedi e le rovine del
Pantheon, accovacciate spesso lungo una scalinata, giù, in un
angolo in basso, a pochi metri da un monumento che celebra la
grandezza dell'uomo o, ancora, dalla fermata della metro alla
stazione Tiburtina.
Ma non fa cronaca, il pennello di Ottavio Sgubin, artista
aquileiese settantenne. Non è indagine sociologica, è la
sensibilità di trasformare le immagini in icone di dolore e di
abbandono, è la traduzione della drammaticità della vita umana
intesa in senso assoluto, oggettivamente e non soggettivamente.
Una mostra di opere dedicate al tema "I barboni: perdere il
lavoro e ritrovarsi ultimi" è stata inaugurata dal presidente del
Consiglio del Friuli Venezia Giulia Edouard Ballaman nel palazzo
della Regione a Pordenone. Un'iniziativa che si inquadra
nell'impegno che la Presidenza del Consiglio si sta assumendo da
tempo per aprire al pubblico le sue sedi istituzionali in
ciascuno dei capoluoghi di provincia e non solo. Da qui il
sostegno e il patrocinio all'esposizione, in collaborazione con
l'associazione culturale "Thesis".
"Intendiamo dare visibilità ai corregionali - ha sottolineato il
presidente Ballaman - ma visto che il Consiglio è uno, la novità
sta nel garantire spazi all'arte pure a Udine, Pordenone, Gorizia
e Tolmezzo. E' l'inizio di una serie di iniziative che darà
l'opportunità a tutti, nelle nostre sedi, di osservare e
conoscere gli artisti del Friuli Venezia Giulia.
"L'espressione di Sgubin poi - ha concluso Ballaman - ha un suo
passaggio culturale importante proprio per la situazione di crisi
che viviamo: ritrarre chi perde il lavoro e si ritrova ultimo
significa possedere una sensibilità particolare nei confronti di
chi soffre".
Sgubin attraversa diversi periodi tematici: nei primi anni
Sessanta è il pittore delle facciate, delle chiese, delle grandi
superfici piatte, poi fa suoi emotivamente il terremoto del '76 e
- negli anni Ottanta - le divisioni e il crollo del Muro di
Berlino. Dal 1992, parallelamente ai barboni, inizia a lavorare
sulle nature morte.
"Il tema dei clochard - ha scritto l'artista annunciando la
personale - è stato presentato anche in altre mostre, a Milano,
Genova, Catania, Bologna, Napoli, Verona, nell'abbazia di Sesto
al Reghena (Pordenone), a Pordenone stessa e a Fiume Veneto,
riscuotendo ovunque interesse e momenti di riflessione. Devo
sottolineare però, che questa volta ho scelto di offrire
all'attenzione del pubblico non solo le grandi tele ma anche gli
schizzi e i disegni preparatori. Un modo per comprendere il mio
coinvolgimento nell'accostarmi a un mondo così fragile e
drammatico come quello degli emarginati e dei barboni,
rappresentanti dell'altra faccia della società in cui viviamo in
un apparente benessere".
Un'altra faccia, per Sgubin, simbolo di ogni diversità. Ma anche
un viso mai identificato (i volti sono coperti o girati) in
quanto metafora per ciascuno di noi: queste "statue", infatti,
sono i testimoni della precarietà, dell'equilibrio instabile, del
vivere di corsa, ciecamente e affannosamente.
E a rendere tutto più suggestivo nella personale di Pordenone, la
colonna sonora che Remo Anzovino (compositore tra i più
innovativi - e avvocato penalista - di Pordenone) ha lavorato per
un'analoga esposizione alla stazione Termini di Roma.
A presentare la vernice, la critica Chiara Tavella. Tra gli
ospiti, il consigliere regionale Paolo Pupulin.
La mostra rimarrà aperta nella sede regionale pordenonese di
piazza Ospedale Vecchio 11 fino al 17 maggio con questi orari:
dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 17.30, sabato dalle 9 alle
13.30.
(immagini tv)