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Inaugurata da Ballaman a Pordenone mostra Ottavio Sgubin

17.04.2010
13:29
(ACON) Pordenone, 17 apr - DT - Sono evanescenti, scarni, essenziali. Figure che non vagano più, sagome avvolte su loro stesse, rigide, logore, immobili al punto da apparire pietrificate, chiuse al mondo perché - come i fantasmi - sono attraversate dagli sguardi senza essere viste. Simboli, questi barboni su immense tele dipinte a tempera, di un'introversione disperata, presenze tragiche senza volto che si immergono nel grigiore delle metropoli, tra i marciapiedi e le rovine del Pantheon, accovacciate spesso lungo una scalinata, giù, in un angolo in basso, a pochi metri da un monumento che celebra la grandezza dell'uomo o, ancora, dalla fermata della metro alla stazione Tiburtina.

Ma non fa cronaca, il pennello di Ottavio Sgubin, artista aquileiese settantenne. Non è indagine sociologica, è la sensibilità di trasformare le immagini in icone di dolore e di abbandono, è la traduzione della drammaticità della vita umana intesa in senso assoluto, oggettivamente e non soggettivamente. Una mostra di opere dedicate al tema "I barboni: perdere il lavoro e ritrovarsi ultimi" è stata inaugurata dal presidente del Consiglio del Friuli Venezia Giulia Edouard Ballaman nel palazzo della Regione a Pordenone. Un'iniziativa che si inquadra nell'impegno che la Presidenza del Consiglio si sta assumendo da tempo per aprire al pubblico le sue sedi istituzionali in ciascuno dei capoluoghi di provincia e non solo. Da qui il sostegno e il patrocinio all'esposizione, in collaborazione con l'associazione culturale "Thesis".

"Intendiamo dare visibilità ai corregionali - ha sottolineato il presidente Ballaman - ma visto che il Consiglio è uno, la novità sta nel garantire spazi all'arte pure a Udine, Pordenone, Gorizia e Tolmezzo. E' l'inizio di una serie di iniziative che darà l'opportunità a tutti, nelle nostre sedi, di osservare e conoscere gli artisti del Friuli Venezia Giulia.

"L'espressione di Sgubin poi - ha concluso Ballaman - ha un suo passaggio culturale importante proprio per la situazione di crisi che viviamo: ritrarre chi perde il lavoro e si ritrova ultimo significa possedere una sensibilità particolare nei confronti di chi soffre".

Sgubin attraversa diversi periodi tematici: nei primi anni Sessanta è il pittore delle facciate, delle chiese, delle grandi superfici piatte, poi fa suoi emotivamente il terremoto del '76 e - negli anni Ottanta - le divisioni e il crollo del Muro di Berlino. Dal 1992, parallelamente ai barboni, inizia a lavorare sulle nature morte.

"Il tema dei clochard - ha scritto l'artista annunciando la personale - è stato presentato anche in altre mostre, a Milano, Genova, Catania, Bologna, Napoli, Verona, nell'abbazia di Sesto al Reghena (Pordenone), a Pordenone stessa e a Fiume Veneto, riscuotendo ovunque interesse e momenti di riflessione. Devo sottolineare però, che questa volta ho scelto di offrire all'attenzione del pubblico non solo le grandi tele ma anche gli schizzi e i disegni preparatori. Un modo per comprendere il mio coinvolgimento nell'accostarmi a un mondo così fragile e drammatico come quello degli emarginati e dei barboni, rappresentanti dell'altra faccia della società in cui viviamo in un apparente benessere".

Un'altra faccia, per Sgubin, simbolo di ogni diversità. Ma anche un viso mai identificato (i volti sono coperti o girati) in quanto metafora per ciascuno di noi: queste "statue", infatti, sono i testimoni della precarietà, dell'equilibrio instabile, del vivere di corsa, ciecamente e affannosamente.

E a rendere tutto più suggestivo nella personale di Pordenone, la colonna sonora che Remo Anzovino (compositore tra i più innovativi - e avvocato penalista - di Pordenone) ha lavorato per un'analoga esposizione alla stazione Termini di Roma.

A presentare la vernice, la critica Chiara Tavella. Tra gli ospiti, il consigliere regionale Paolo Pupulin.

La mostra rimarrà aperta nella sede regionale pordenonese di piazza Ospedale Vecchio 11 fino al 17 maggio con questi orari: dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 17.30, sabato dalle 9 alle 13.30.

(immagini tv)