SA-PRC: Kocijancic, su Ferriera di Servola nessuna novità
(ACON) Trieste, 27 apr - COM/AB - A chi può giovare la riunione
di due commissioni del Consiglio regionale, la III e la IV, alla
presenza di due assessori, su un'emergenza ambientale,
industriale e occupazionale regionale come la Ferriera di
Servola, se tutto ciò che riesce a produrre è uno scontato quanto
inutile unanimismo di maniera sulla necessità di chiudere quanto
prima (a tutela della salute dei cittadini) e riconvertire lo
stabilimento per non perdere nemmeno un posto di lavoro?
A chiederselo è il consigliere regionale di SA-PRC Igor
Kocijancic che prosegue.
Serviva la presenza di due assessori regionali su quattro per
comprendere che siamo sempre fermi all'opzione zero? L'assessore
Rosolen ci ha distribuito lo "Studio di supporto al processo di
riconversione della Ferriera", datato novembre 2009 e già citato
pubblicamente nell'assemblea cittadina che le RSU aziendali
avevano convocato l'11 marzo scorso. L'assessore De Anna ha
parlato dell'esistenza di un VIA nazionale per il futuro impianto
di rigassificazione di Zaule e di come la Regione debba attendere
la conclusione dell'iter per poter rilasciare l'autorizzazione di
sua competenza.
Per il resto tanta accademia, come direbbero i profani, con molti
interventi a sottolineare che i protocolli d'intesa non servono a
niente (forse nemmeno la moltiplicazione di tavoli tematici
istituzionali). Tra ricostruzioni storiche parziali che
ripercorrono più di quindici anni di storia dello stabilimento,
difese e attacchi d'ufficio di comportamenti assunti da diversi
livelli istituzionali nelle varie crisi che si sono succedute
nell'ultimo decennio, la seduta si è conclusa senza indicazioni
di lavoro praticabili, salvo il generico invito a fare presto e
bene, nell'interesse dei cittadini.
Non è credibile, a parere di Kocijancic, chi delinea un futuro
occupazionale e la ricollocazione dei lavoratori nel campo di
quelle che continuano a non esser altro che ipotesi aleatorie e
distanti nel tempo: rigassificatore (con annesso ciclo del
freddo, inesistente anche nella fin qui carente progettazione
presentata da Gas Natural), piattaforma logistica, nuova centrale
elettrica turbogas. Nessuna di queste realtà è, al momento,
presumibilmente certa. La piattaforma logistica, che a parole
mette tutti d'accordo, dovrebbe finalmente vedere stanziate parte
delle risorse nella riunione del CIPE del prossimo 30 aprile.
Se il protocollo d'intesa non è sufficiente, allora forse serve
elaborare un accordo di programma chiaro e dettagliato, simile a
quello redatto nel 1995, quando la Lucchini subentrò nella
gestione dello stabilimento. Allora la nuova proprietà ottenne
l'autorizzazione alla costruzione della centrale di cogenerazione
che le permise di accedere al contributo CIP 6. Oggi che la
Severstal ha liquidato il socio di minoranza Lucchini e si
ritrova proprietario dello stabilimento si sa che abbandonerà non
appena cesserà l'erogazione del CIP 6. In subordine potrebbe
ottenere l'autorizzazione per costruire la nuova centrale
elettrica a turbogas presentata a suo tempo da Lucchini come
opportunità per la città. La grande azienda dimostra così di
essere sempre in grado di ottenere qualcosa, sia che stia
arrivando, sia che stia partendo. Non si può nemmeno imputare
alla Severstal di essere l'unico esempio di bad practice: sono
innumerevoli, ormai, i casi di imprese italiane che hanno
abbandonato i territori di riferimento per andare altrove.
L'ultimo cattivo esempio l'ha dato l'osannato Marchionne con la
chiusura di Termini Imerese
Il Circolo Miani, molto attento all'evoluzione della situazione
Ferriera, ha segnalato che il Governo nazionale intende liquidare
in un'unica tranche, scontata del 6%, il contributo CIP 6
previsto fino al 2015 alle aziende aventi diritto. Cosa succederà
nel caso questo provvedimento favorisca anche Severstal? Rimarrà
comunque fino al 2015 sobbarcandosi ulteriori investimenti per
ottemperare alle prescrizioni imposte per il rinnovo dell'AIA
(autorizzazione integrata ambientale) o preferirà, potendo
scegliere, incassare quasi cinque annualità di CIP 6 per
andarsene, magari puntando l'indice accusatore su istituzioni e
cittadinanza ostili all'industria?
Non si potranno sciogliere i nodi delle necessarie bonifiche
ambientali, né ragionare su nuovi e diversi insediamenti
produttivi - conclude Kocijancic - se non vi sarà un forte
impegno istituzionale, e dovrebbe essere la nostra Regione a
premere sul Governo, per far rispettare due semplici regole di
buon senso. Primo: chi ha inquinato deve pagare. Secondo: non si
riconosce alcun indennizzo a chi è in uscita.