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SA-PRC: Kocijancic, su Ferriera di Servola nessuna novità

27.04.2010
17:08
(ACON) Trieste, 27 apr - COM/AB - A chi può giovare la riunione di due commissioni del Consiglio regionale, la III e la IV, alla presenza di due assessori, su un'emergenza ambientale, industriale e occupazionale regionale come la Ferriera di Servola, se tutto ciò che riesce a produrre è uno scontato quanto inutile unanimismo di maniera sulla necessità di chiudere quanto prima (a tutela della salute dei cittadini) e riconvertire lo stabilimento per non perdere nemmeno un posto di lavoro? A chiederselo è il consigliere regionale di SA-PRC Igor Kocijancic che prosegue.

Serviva la presenza di due assessori regionali su quattro per comprendere che siamo sempre fermi all'opzione zero? L'assessore Rosolen ci ha distribuito lo "Studio di supporto al processo di riconversione della Ferriera", datato novembre 2009 e già citato pubblicamente nell'assemblea cittadina che le RSU aziendali avevano convocato l'11 marzo scorso. L'assessore De Anna ha parlato dell'esistenza di un VIA nazionale per il futuro impianto di rigassificazione di Zaule e di come la Regione debba attendere la conclusione dell'iter per poter rilasciare l'autorizzazione di sua competenza. Per il resto tanta accademia, come direbbero i profani, con molti interventi a sottolineare che i protocolli d'intesa non servono a niente (forse nemmeno la moltiplicazione di tavoli tematici istituzionali). Tra ricostruzioni storiche parziali che ripercorrono più di quindici anni di storia dello stabilimento, difese e attacchi d'ufficio di comportamenti assunti da diversi livelli istituzionali nelle varie crisi che si sono succedute nell'ultimo decennio, la seduta si è conclusa senza indicazioni di lavoro praticabili, salvo il generico invito a fare presto e bene, nell'interesse dei cittadini.

Non è credibile, a parere di Kocijancic, chi delinea un futuro occupazionale e la ricollocazione dei lavoratori nel campo di quelle che continuano a non esser altro che ipotesi aleatorie e distanti nel tempo: rigassificatore (con annesso ciclo del freddo, inesistente anche nella fin qui carente progettazione presentata da Gas Natural), piattaforma logistica, nuova centrale elettrica turbogas. Nessuna di queste realtà è, al momento, presumibilmente certa. La piattaforma logistica, che a parole mette tutti d'accordo, dovrebbe finalmente vedere stanziate parte delle risorse nella riunione del CIPE del prossimo 30 aprile. Se il protocollo d'intesa non è sufficiente, allora forse serve elaborare un accordo di programma chiaro e dettagliato, simile a quello redatto nel 1995, quando la Lucchini subentrò nella gestione dello stabilimento. Allora la nuova proprietà ottenne l'autorizzazione alla costruzione della centrale di cogenerazione che le permise di accedere al contributo CIP 6. Oggi che la Severstal ha liquidato il socio di minoranza Lucchini e si ritrova proprietario dello stabilimento si sa che abbandonerà non appena cesserà l'erogazione del CIP 6. In subordine potrebbe ottenere l'autorizzazione per costruire la nuova centrale elettrica a turbogas presentata a suo tempo da Lucchini come opportunità per la città. La grande azienda dimostra così di essere sempre in grado di ottenere qualcosa, sia che stia arrivando, sia che stia partendo. Non si può nemmeno imputare alla Severstal di essere l'unico esempio di bad practice: sono innumerevoli, ormai, i casi di imprese italiane che hanno abbandonato i territori di riferimento per andare altrove. L'ultimo cattivo esempio l'ha dato l'osannato Marchionne con la chiusura di Termini Imerese Il Circolo Miani, molto attento all'evoluzione della situazione Ferriera, ha segnalato che il Governo nazionale intende liquidare in un'unica tranche, scontata del 6%, il contributo CIP 6 previsto fino al 2015 alle aziende aventi diritto. Cosa succederà nel caso questo provvedimento favorisca anche Severstal? Rimarrà comunque fino al 2015 sobbarcandosi ulteriori investimenti per ottemperare alle prescrizioni imposte per il rinnovo dell'AIA (autorizzazione integrata ambientale) o preferirà, potendo scegliere, incassare quasi cinque annualità di CIP 6 per andarsene, magari puntando l'indice accusatore su istituzioni e cittadinanza ostili all'industria? Non si potranno sciogliere i nodi delle necessarie bonifiche ambientali, né ragionare su nuovi e diversi insediamenti produttivi - conclude Kocijancic - se non vi sarà un forte impegno istituzionale, e dovrebbe essere la nostra Regione a premere sul Governo, per far rispettare due semplici regole di buon senso. Primo: chi ha inquinato deve pagare. Secondo: non si riconosce alcun indennizzo a chi è in uscita.