PD: Lupieri, legge professioni, regolamento discriminatorio
(ACON) Trieste, 28 apr - COM/DT - Contenuti stravolti e misure
discriminatorie. Definisce così Sergio Lupieri, consigliere
regionale del PD, il regolamento attuativo messo a punto dalla
Giunta Tondo della legge sulle professioni.
"Nella norma, approvata con la Giunta Illy e votata in modo
trasversale, erano previsti interventi per consentire ai liberi
professionisti di conciliare le loro esigenze lavorative con
quelle della maternità e della paternità. Il testo - ricorda
Lupieri - prevedeva inoltre di promuovere iniziative che
consentissero alle persone fisicamente svantaggiate di esercitare
l'attività professionale.
"Gli interventi previsti dal regolamento attuativo della Giunta
Tondo vanno però a stravolgere i contenuti originari della legge,
tanto che le misure previste appaiono persino discriminatorie nei
confronti dei lavoratori dipendenti. Infatti - annota il
consigliere - ne deriva che un libero professionista possa
addirittura farsi sostituire da un collega, nei primi otto anni
di vita del proprio figlio, anche per poche ore al giorno,
ricevendo per un anno un contributo pari al 50% dei costi della
prestazione del sostituto (fino a 35 mila euro). Tutto ciò
costituisce un bel regalo, anche perché la condizione per avere
il contributo è l'esistenza del figlio.
"Se un professionista invece, dovendo lavorare, deve pagare un
educatore o un assistenze sociale che tenga il bambino (fino a 6
anni di età che diventano 18 se disabile), riceve un contributo
pari al 50% della spesa per un massimo di 300 euro mensili per un
anno (che diventano 600 se si tratta di disabile). Ma se un
lavoratore dipendente affronta la stessa spesa per lo stesso
motivo, perché non ha nessun contributo?
"Lo spirito della nostra legge regionale - sottolinea Lupieri -
era di colmare le lacune che la legislazione nazionale aveva
lasciato sul sostegno alla maternità (che in un certo senso
garantiva servizi soprattutto ai lavoratori dipendenti). Ma il
regolamento della Giunta Tondo va ben oltre un trattamento
paritario tra dipendente e professionista, in un momento in cui
certamente meglio sarebbe stato utilizzare queste risorse per
contrastare le problematiche di tutti i lavoratori in difficoltà.
E sarebbe stato meglio - conclude - individuare all'interno del
regolamento della Carta famiglia le risposte più adeguate per i
liberi professionisti".