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SA-PRC: Kocijancic,verificare intenzioni Mangiarotti Nuclear

04.05.2010
16:10
(ACON) Trieste, 04 mag - COM/AB - Vi è un aspetto delle dismissioni industriali e produttive che è divenuto abbastanza frequente negli ultimi anni e che risulta ancora non sufficientemente indagato: sono le delocalizzazioni interne, ovvero il trasferimento di settori produttivi che si mantengono in ambito nazionale, ma in altri contesti regionali. Dal punto di vista pratico, provocano lo stesso effetto di una delocalizzazione in qualche remota landa dell'estremo oriente. Potremmo ricordare i casi emblematici di tre recenti delocalizzazioni a ovest dalla provincia di Trieste (Telit, Smolars e Stock - tutte verso la Lombardia), che hanno comportato la perdita complessiva di oltre cento posti di lavoro.

Lo mette in evidenza il consigliere regionale della SA-PRC Igor Kocijancic che aggiunge.

Adesso la nostra regione diventa essa stessa meta di delocalizzazione: il caso riguarda la Mangiarotti Nuclear, che oltre a essere già presente con propri stabilimenti a Pannellia di Sedegliano, vicino a San Giorgio di Nogaro (provincia di Udine), si è recentemente insediata anche a Monfalcone, rilevando gli ex capannoni della Ineos (già Adriaplast e ancora prima Solvay) e ha già in parte risistemato - peggiorandone il contesto ambientale - un sito industriale risalente agli anni '30 e non privo di pregio e valore architettonico, non solo dal punto di vista industriale, poiché si tratta di capannoni, ma anche di edilizia residenziale - le ville in stile Liberty con ampi giardini destinate ai dirigenti di allora della Solvay. Domani sarà in Friuli Venezia Giulia una folta delegazione di rappresentanti istituzionali di Sesto San Giovanni, RSU e rappresentanze sindacali della Mangiarotti, che chiederanno di essere sentiti anche dagli assessori regionali di riferimento della nostra Regione. Cosa temono i lavoratori e i rappresentanti istituzionali di Sesto San Giovanni? La protesta non è certamente rivolta contro i lavoratori ex Ineos che dovrebbero essere assorbiti nella nuova realtà produttiva (dovrebbero essere 40 lavoratori in mobilità, anche se per Monfalcone altre fonti citano 200 nuovi complessivi posti di lavoro). La Mangiarotti Nuclear, unica azienda in Lombardia che costruisce componenti speciali per centrali nucleari, ha gli utili in netto attivo e la delegazione vuol convincere l'azienda a trattare perché la chiusura dell'impianto di Sesto significa perdere 118 posti di lavoro, mentre in FVG ne verrebbero assunti solo 50 con il contributo della Regione. Il fatto stesso che vi siano queste discrepanze sui numeri, ovvero sui posti di lavoro annunciati, che ancora non siano chiari e certi gli impegni assunti dall'imprenditore in Lombardia e in FVG sarebbero, da soli, motivo più che sufficiente per fare chiarezza - aggiunge Kocijancic - quindi è opportuno che i nostri assessori regionali incontrino i rappresentanti e sentano le voci di Sesto San Giovanni per poter fare una doverosa verifica con i propri omologhi lombardi. Va sottolineato che lo stabilimento di Monfalcone dovrebbe occuparsi non già di produzione, bensì di assemblaggio delle componenti di turbine nucleari, che a causa delle grandissime dimensioni sono molto difficilmente trasportabili su gomma o rotaia. Da qui la scelta di Monfalcone, che offre la possibilità di sbocco diretto sul mare e di trasporto su nave. Non vorremmo scoprire - conclude Kocijancic - che il Gruppo Camozzi, titolare della Mangiarotti Nuclear, riuscisse con un'unica operazione a disattendere gli impegni presi in Lombardia e in Friuli Venezia Giulia, accedere a contributi regionali (in FVG e Lombardia) e statali (attualmente sono 70 i lavoratori della Mangiarotti in cassa integrazione), assumere meno di quanto pattuito e riuscire a mettere a segno anche grandi speculazioni immobiliari: la sede della Mangiarotti di Sesto è oggetto di grandi appetiti immobiliari e di riconversioni residenziali di ex tessuto industriale e a Monfalcone la presenza di capannoni Liberty e di vecchi edifici di pregio (le ex ville dei dirigenti) potrebbe indurre la proprietà in ulteriori tentazioni anche sul nostro territorio. Dopo un tanto, è preciso dovere di qualsiasi istituzione seria pretendere chiarezza assoluta.