News


PD: Pupulin, crisi economica, scelte e tempi della politica

07.05.2010
15:09
(ACON) Trieste, 07 mag - CON/AB - Crisi economica, misure per contrastarle, scelte e tempi della politica. Su tutto ciò si sofferma il consigliere regionale del PD Paolo Pupulin.

I cittadini credono sempre meno a una politica degli annunci. Sono sempre più convinti che i tempi della politica siano troppo distanti da quelli con cui si confrontano quotidianamente le persone e le imprese. Gli esempi purtroppo sono quotidiani: si decide dopo tante riflessioni e incertezze di intervenire con azioni di sostegno ai disoccupati senza alcun reddito, passano mesi e mesi dalla finanziaria, vengono accantonati quasi 7 milioni di euro per avviare progetti di Pubblica utilità. Si arriva in questi giorni finalmente alla presentazione di un regolamento dalle procedure complicatissime sia per le amministrazioni locali che per i soggetti attuatori (imprese, cooperative, associazioni), si individuano i destinatari nelle persone disoccupate da almeno 12 mesi, che devono pure essere donne over 35 o uomini over 40. Per il resto, i nuovi disoccupati senza reddito, che hanno finito la CIG e anche la mobilità, si arrangino. Per loro neppure una possibilità temporanea di lavoro, che attenui la condizione disperante in cui sono finiti, senza responsabilità.

C'è di che restare senza parole. Lo stesso piano triennale approvato in settimana dalla Giunta tiene poco conto di quanto il mondo del lavoro sia, nell'ultimo anno, profondamente cambiato. Partiamo dalle grandi aree nelle quali si pensa di suddividere le azioni della regione. Finora gli strumenti di integrazione al reddito dei lavoratori colpiti dalla crisi si sono dimostrati poco efficaci. I contratti di solidarietà difensiva, cioè quelli per suddividere la riduzione dei tempi di produzione, sono stati utilizzati poco per scarsa propensione delle imprese e in alcuni casi per oggettive difficoltà di organizzazione del lavoro. L'una tantum a favore dei collaboratori a progetto, rimasti senza contratto, a causa di regolamenti astrusi e altamente selettivi, alla fine ha riguardato pochissime persone (poco più di 50 in Friuli Venezia Giulia in tutto il 2009, in Italia 2000). Le modifiche marginali apportate non cambiano la situazione.

Le uniche misure che sembrano aver funzionato sono quelle passate attraverso il fondo del Mediocredito del Friuli Venezia Giulia, proprio di quell'istituto di cui si intenderebbe vendere gran parte delle azioni di proprietà della Regione. Serve, dunque, un'operazione trasparenza. Sono certo che verrebbe allo scoperto uno scenario molto diverso di quello che si tenta di rappresentare.

In questo momento è, piuttosto, urgente impegnarsi, soprattutto in sede nazionale, per allungare i termini del ricorso alla CIG, passando dagli attuali 12 mesi a 24. Nel caso di cassa in deroga dai 6 mesi attuali ad almeno 12. Si tratterebbe di misure destinate a impedire un rapido passaggio dalla sospensione dal lavoro allo status di disoccupato. Tra l'altro, visto che le risorse del 2009 non sono state completamente utilizzate, non ci dovrebbero essere ostacoli economici almeno per i prossimi due anni.

Un capitolo del nuovo piano triennale che merita una manutenzione straordinaria riguarda le modalità di erogazione degli incentivi alle imprese per favorire nuova occupazione. E' incomprensibile che rimangano ancora in vigore norme capestro che prevedono la condizione di disoccupato, anche con le ultime modifiche comunicate alla stampa, da oltre 12 mesi per poter essere sostenuto nel rientro al lavoro da sostegni e incentivi economici. Quando un criterio come questo, in forma ancora più discriminatoria, fu introdotto eravamo ancora fuori da una situazione di crisi che ha fatto sì che la diffusione della CIG e della disoccupazione crescesse in modo esponenziale, non risultando solo patrimonio delle aree e settori dichiarati in stato di crisi, ma assumendo una connotazione generale. Nessun motivo può adesso giustificare la continuità d'una discriminazione così pesante.

Credo, a questo punto, che vada ridisegnato tutto il sistema degli incentivi, cercando di mettere in campo soluzioni che favoriscano tutte le possibili forme di accompagnamento al lavoro, con il minor formalismo possibile. Certamente non sta né in cielo né in terra che un disoccupato debba essere aiutato solo se da più di 12 mesi non trova autonomamente un lavoro.

Ugualmente non è chiaro, nella bozza di piano triennale, se gli incentivi per stabilizzare i precari, alla data dell'1 gennaio 2010, o se comunque si riferiscano ancora ai lavoratori che abbiano vissuto, cosa allucinante, nella condizione di precarietà per un periodo di almeno 36 mesi negli ultimi 5 anni.

Infine sulla riorganizzazione del sistema. Il rafforzamento, presso le Province, dei Centri per l'impiego, deve consistere nella trasformazioni degli stessi in strumenti attivi di ricollocazione al lavoro, non di soggetti burocratici come spesso, non certo per causa loro, sono rimasti per troppo tempo. Lo stesso ragionamento vale per le forme di collaborazione con le agenzie private, a cui negli ultimi tempi sono state affidate tante attività di riconversione formativa. L'intervento pubblico, piuttosto che alla semplice formazione, dovrebbe essere collegato all'azione di reinserimento in un nuovo posto di lavoro. Un'attività sperimentata in altre regioni anche vicine, che ha dato buoni risultati. Come ben si vede non è impossibile rispondere in tempi reali ai problemi dei cittadini.