CR: respinta mozione su nuova composizione Giunta (5)
(ACON) Trieste, 03 giu - ET/DT - Con 30 voti contrari e 21
favorevoli (nessun astenuto) il Consiglio regionale ha respinto
l'ordine del giorno sottoscritto da tutto il PD in seguito alla
revoca dell'incarico da assessore di Alessia Rosolen.
Il documento stigmatizzava la scarsa autonomia e il poco rispetto
del ruolo istituzionale da parte del presidente della Regione
Renzo Tondo. La sostituzione della Rosolen con Angela Brandi non
è - a parere del gruppo d'opposizione - assolutamente da
ricercare nell'inadeguatezza dell'assessore uscente, ma solo la
conseguenza di beghe interne al Pdl triestino.
Nominando il settimo assessore esterno su dieci in Giunta,
cedendo a pressioni partitiche che nulla avrebbero a che fare con
le ragioni dell'efficienza e efficacia dell'azione di governo,
Tondo - finiva così l'ordine del giorno - ha abdicato al suo
ruolo e alla sua autonomia, cedendo all'invadenza dei partiti.
Secondo Igor Kocijancic (SA-PRC), che è intervenuto nel dibattito
generale, assistiamo a una delle pagine peggiori di questa
legislatura, dove al posto della promessa riduzione dei costi
della politica, ci sono 7 assessori esterni su 10. La connessione
tra istituzioni e politica può essere declinata in vari modi, ma
la coerenza tra atti e programmi elettorali sarebbe auspicabile
mantenerla.
Per Edoardo Sasco (UDC), invece di una discussione su questioni
interne a un partito ci sarebbe altro da fare, visto il carico di
leggi da esaminare che attende. Una Giunta, per operare, ha
bisogno di armonia politica, una condizione essenziale per la
buona conduzione dei lavori. Tondo ha dimostrato di saper
ascoltare, una virtù e non un difetto, un cambiamento rispetto a
Illy.
Nel dibattito è intervenuto anche Piero Camber (Pdl) precisando
che in quanto presidente della VI Commissione non ha mai cercato
contrasti con alcun assessore, Rosolen in primis, respingendo
così le affermazioni del consigliere Brussa.
Gianfranco Moretton (PD) è entrato nel concreto dell'ordine del
giorno depositato dal suo gruppo sull'avvicendamento in Giunta. I
punti focali sono tre: i costi della politica, la modalità della
sostituzione, la perdita autorevolezza e autonomia del
presidente. È una questione interna al Pdl - ha detto Moretton -
uno scontro titanico e feroce e abbiamo visto un presidente che
si arrende, accettando condizionamenti partitici esterni al
Consiglio.
Il Consiglio regionale non è il luogo adatto dove affrontare
questioni interne al Pdl e dove rendere conto di azioni compiute
in sedi diverse e in maniera legittima. Per Alessia Rosolen
(Pdl), quanto è successo è l'epilogo di qualcosa che ha poco a
che vedere con la politica. "Non sono una vittima, ho aperto
coscientemente una breccia perché si intravedesse cosa accade
nella politica triestina, ben consapevole delle conseguenze e
tenendo distinti il mio agire politico da quello di assessore".
La Rosolen ha espresso rammarico per una vicenda che ha investito
il territorio in una fase delicata e per la pessima gestione
della questione, gestione che ha intaccato i risultati di questi
due anni e ha dato un segnale di debolezza istituzionale. Da
questa vicenda, per la consigliera, la politica esce sconfitta.
In conclusione la Rosolen ha ringraziato tutti quelli che hanno
collaborato con lei e anche il presidente Tondo per averle dato
l'opportunità di fare quello che poteva per la sua terra. "La mia
vicenda - ha concluso l'ex assessore - dimostra come ci sono
valori non negoziabili, principi che non si barattano con un
posto in Giunta e atti che raccontano chi si è".
Per Daniele Galasso (Pdl) il PD ha tentato di trarre profitto da
una situazione difficile, dolorosa, interna però al Pdl. Costi
della politica? E' stato il centrosinistra a inaugurare la
stagione degli assessori esterni. Siamo tutti qui su un mandato,
che è politico e territoriale, e quando certi nodi non si
riescono a sciogliere qualcuno ha il dovere di tagliarli e il
garante è il presidente Tondo.
Oggi siamo qui a fare i conti con la nostra storia, a rivendicare
con orgoglio la nostra adesione a un partito, ha dichiarato nella
replica il presidente Tondo. Io ho sempre aderito a un partito
con la coscienza precisa di sapere quello che andavo a fare, se
non vi appartenessi non sarei stato candidato e non avrei vinto
le elezioni. E sulla legge elettorale Tondo ha ripetuto: ho un
profondo rispetto per l'Aula e i partiti, non era migliore quel
sistema dell'uomo solo al comando, le elezioni ce lo hanno
dimostrato. Bisogna ascoltare, tentare di mediare, e poi
decidere, scegliere. Mi sono preso la responsabilità di aver
tolto dal dibattito mediatico un nodo che rischiava di bloccare
l'attività politica. Oggi si riparte con un percorso di saggia
amministrazione e di lealtà verso i cittadini.
Replicando a Pustetto, Tondo è tornato anche sulla vicenda
Englaro. Su Eluana non ho scelto la strada mediatica, se non mi
fossi comportato così il problema sarebbe ancora lì, non si
sarebbe risolto. Ho preso una decisione e non l'ho coniugata a
mio vantaggio.
Sull'assestamento di bilancio Tondo ha precisato di essere pronto
al confronto. Abbiamo lavorato su Insiel, infrastrutture, debito,
ha detto: fossero solo questi tre elementi a caratterizzarci in
due anni e poco più di legislatura, potremmo dire di avere già le
carte a posto.
(segue)